Prologo

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'Non sono pronta'.

Mi guardo attorno: sento il vociare dei bambini del primo anno, lo stridulo verso dei gufi e dei barbagianni, le ultime raccomandazioni di madri apprensive.
Ancora una volta mi ritrovo qui, nella stazione di King's Cross.
Appoggio la gabbia del mio gatto Grattastinchi a terra accanto ai miei piedi, mentre con un gesto della bacchetta faccio scendere delicatamente il baule che contiene tutto ciò che mi appartiene, tutto ciò per cui ancora adesso sono viva.
Sembrano passati anni, anni colmi di dolore, dall'ultima volta in cui ho messo piede in questo posto.. seguo il filo dei miei pensieri, assecondandoli e lasciandomi trasportare come se non fossi realmente io a ricordare, come se quelli fossero i pensieri di un'altra persona. Rivedo l'angoscia, rivivo la consapevolezza di stare per morire... sono continue immagini, sbiadite oramai dal continuo sforzo di cancellarle, ma impresse indelebilmente nei miei occhi.
La morte di Fred Weasley, di Lupin, di Tonks... e poi ancora altre immagini di cadaveri accumulati nella sala grande del castello, altre immagini di volti conosciuti o semplicemente intravisti, pietrificati dalla paura e dal dolore.

Cerco di trattenermi dal piangere, sento già gli occhi inumidirsi e ancora una volta mi domando dell'utilità delle lacrime... non ne ho già versate fin troppe?
Non ho forse già prosciugato la riserva intera che sarebbe dovuta bastarmi per una vita?
Un fischio acuto mi riporta alla realtà. Rimango interdetta per un breve istante, non riuscendo a ricordare dove fossi... senza avere il tempo di cadere nel panico mi ritrovo sepolta viva da un abbraccio che sa di violenza, ma il cui calore è inconfondibile. Cerco di staccarmi lo stretto indispensabile per guardare in volto il mio 'assalitore', e un attimo dopo sulle mie labbra si dipinge un sorriso: è Ginny Weasley che, ancora arpionata al mio collo, non vuole saperne di lasciarmi andare.

- Hei Ginny, guarda che non scappo mica- le rispondo dolcemente, senza però riuscire a trattenermi dal ridere.

- Dovresti sapere ormai che è mia abitudine mantenere le promesse. -

Per un attimo mi guarda attentamente, cercando qualcosa nel mio volto, che invece non trasmette altro che serenità, e finalmente mi concede uno dei suoi splendidi sorrisi. Povera, tenera Ginny... era sempre stata così forte, così decisa, e talvolta anche insopportabilmente testarda, ma da quando i Mangiamorte hanno ucciso il suo adorato fratello non è più stata la stessa.
Sono ormai passati cinque mesi dallo scontro finale e da allora io mi sono presa cura di lei come di una sorella.
L'intera famiglia Weasley era rimasta distrutta, lo stesso altezzoso Percy aveva deciso di dimettersi dal suo posto di lavoro al Ministero della Magia per poter essere più presente in quel cupo periodo.
Il colpo più duro l'aveva subito George, fratello gemello di Fred, con cui aveva da poco tempo avviato una ormai già collaudata catena di articoli di scherzi magici.
Al tempo, in qualità di migliore amica di Ron e di sua ragazza, decisi di aiutarli il più possibile, finendo per diventare la migliore amica e confidente di Ginny;
non che prima non fossimo amiche, anzi, siamo sempre state molto legate, ma la nostra confidenza non era mai stata una scelta, ma bensì una diretta conseguenza al mio essere migliore amica di suo fratello Ron dall'età di undici anni.
Durante quei mesi di convivenza ebbi modo di scoprire la Ginny fragile, quella Ginny che ancora adesso riesco a scorgere negli occhi. Mi ricordo ogni singola parola detta, ogni abbraccio dato, e ancora ora mi chiedo come io abbia fatto a resistere.
Era poco più di un mese fa,quando mi sono lasciata con Ron... lo so, non avremmo dovuto aggiungere dolore al dolore, ma entrambi sapevamo che la nostra era solo una presa in giro. Ci amavamo, da morire. Ci amiamo ancora, con la stessa intensità, ma nel modo in cui un fratello ama una sorella.
Il nostro non è mai stato uno di quegli amori travolgenti, che mozzano il respiro, decisamente no.
Entrambi ci siamo fatti condizionare dal susseguirsi degli eventi, dal bisogno di appoggiarci a qualcun altro per riuscire ad andare avanti.

Mi ricordo ancora lo sguardo rassegnato e al contempo libero da un peso con cui lui mi aveva guardata, lo stesso modo in cui probabilmente l'avevo guardato io.
Mentirei se dicessi che è stata una sofferenza, mentirei se volessi raccontare alle mie amiche la scena accompagnandola con le solite frasi di circostanza.
Era la cosa migliore da fare e lo sapevamo tutti e due, da sempre. Appena saputa la notizia, Ginny si era fiondata in camera mia ad implorarmi di non lasciarla, di aiutarla ad andare avanti, di non abbandonarla. Ricordo la confusione nel suo sguardo, la paura di ricadere nel buio, e ancora adesso al solo ripensarci mi si rompe qualcosa dentro. Quanto dolore deve aver provato quella creatura gentile e quanto ancora gliene abbiamo inflitto io e suo fratello.
Egoista, ecco cosa sono.
Pensavo solamente a me stessa quando decisi di chiarire le cose con Ron, dimenticando di non essere la sola persona al mondo.

- No Ginny, no, non piangere - non avevo saputo dirti altro.
Non ero ancora pronta ad affrontare il tuo dolore e con quelle parole non avevo fatto altro che alimentarlo.
Fu così che allora ti promisi una cosa di cui tutt'ora mi pento, fu allora che condannai la mia felicità solo per poter vedere di nuovo la tua.
Ti promisi che non ti avrei mai abbandonata, mai, nemmeno se questo significasse tornare ancora una volta ad Hogwarts. Ti rivedo nei ricordi, sorpresa e felice.

- Tornerai ad Hogwarts? con me? -mi chiesi speranzosa e al contempo titubante. Non so come, non so dove trovai la forza...

- Si -

Fu tutto quello che ti dissi. E mentre tu eri al centro del paradiso, io morivo dentro un'altra volta.
L'unica cosa che mi ero ripromessa, l'unica cosa di cui ero sicura... non volevo che mi vedessi come un ipocrita, come un opportunista; non volevo che tu pensassi che avessi usato la tua famiglia, men che meno te.

- Allora andiamo? - mi chiede titubante.

Ripiombo nella realtà, ancora una volta stupendomi della facilità con cui mi distacco dal presente per perdermi nei meccanismi del mio cervello.

- Si arrivo... lo tu intanto vai avanti e occupa uno scompartimento; ti raggiungo subito. -

La guardo allontanarsi senza commentare, e capisco che ha già capito tutto quello che mi passa per la testa.
Sospiro, cercando di farmi forza e di darmi un contegno prima di dover salire sul treno e dover recitare una parte, la mia parte, quella che ormai mi accompagna come un'ombra. La parte della ragazza forte, che non piange e che non dimostra mai di soffrire... quell' Hermione che tanto odio e che mi ha portato alla disperazione.

'Avanti Hermione. Hai passato momenti peggiori. Non saranno certo due ricordi a farti crollare..' penso mentre mi chino a raccogliere la gabbia del gatto e faccio fluttuare di nuovo in aria il baule.
Ma è proprio in questo che mi sbaglio, i ricordi hanno il potere di uccidere, e me ne rendo conto appena vedo un gruppo di persone muoversi tra la gente e salire sul treno: le movenze eleganti e l'evidente ricchezza non lasciano spazio al dubbio, ma ciò che li identifica è lo spazio vuoto che si viene a creare al loro passaggio, sintomo di un timore ancora presente.
Tra loro spicca una testa bionda, quasi bianca, che sembra condurli nella loro marcia.
La riconosco, la riconoscerei ovunque, mentre l'ondata di rabbia che avevo tanto temuto sfugge al mio controllo, facendomi tremare le mani e girare la testa: Draco Malfoy è tornato ad Hogwarts, i figli dei Mangiamorte sono tornati ad Hogwarts, e con loro è tornato tutto quello che avevo impiegato mesi a dimenticare.

Open your eyes || dramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora