𝐶.3

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*Knock knock*
«Sì, arrivo.» Esclamò una voce anziana dall'altra parte.
Dopo due o tre secondi di totale silenzio... La porta si aprì molto lentamente lasciando una piccola fessura tramite la quale era possibile vedere il soggiorno della casa.
«Cosa le serve?» Chiese l'anziano espressosi dalla fenditura.
«Salve, sono il Detective Reed; Polizia di San Diego.» Rispose mostrando il distintivo.
Il vecchietto rimase in silenzio con uno sguardo vuoto.
«Avrebbe... Due minuti da concedermi?»
Chiese cortesemente Reed.
«Ehm... Sì, sì, certo, entri pure.»
Rispose il vecchio spalancando la porta mentre guardava inspiegabilmente fuori con la coda dell'occhio.
«Grazie.» Esclamò Il detective dopo aver valicato l'ingresso.
La casa sembrava molto vecchia, le mura bianche all'ingresso trasmettevano tristezza; la cucina era muta, echeggiava il silenzio... L'unica cosa che attirava gli sguardi, era una parete in fondo al corridoio, completamente ricoperta da ritratti di paesaggi vuoti privi di colori, e una poltroncina nel soggiorno un po' rovianata, ma che comunque richiamava tranquillità.
«Mi piace la sua casa.» Esclamò.
«Già... Ehm, vuole una tazza di caffè?» Chiese il vecchio uomo.
«Sì, la ringrazio.» Rispose sbottonandosi il colletto della giacca.
Qualche minuto dopo, tra il rumore delle tazzine e della caffettiera che bolliva...
L'anziano si voltò verso di lui, e con un sorriso tirato, disse: «Non viene più nessuno a trovarmi... All'inizio pensavo che eri il postino.»
L'investigatore, accompagnò il suo sorriso, e con tono pacato, disse:
«Non si preoccupi... Devo soltanto farle qualche domanda, nulla di preoccupante.»
Nel frattempo, il caffè sembrava essere pronto.
Il vecchio non sprecò parola... Il suo volto sembrava leggermente turbato, quasi anche infastidito dalla presenza di Reed... Ma nonostante ciò, si sedette al tavolo con lui, prese il quotidiano in mano, e gli chiese:
«Da quanto tempo fai questo lavoro, detective?»
«Beh, volevo farlo da tanto... fin da bambino... E sono circa... Nove anni, se non sbaglio.» Rispose leggermente imbarazzato toccandosi la cravatta.
L'anziano, d'un tratto cambiò umore, accennò un'altro mezzo sorriso, ripose il giornale al lato della tavola, e fece la santissima domanda: «Che è successo? Cosa la porta qui?»
A quel punto, Reed entrò in gioco mostrando una foto, e con sguardo fermo e deciso gli chiese: «Ha mai visto questa persona?»
Quell'ultima domanda fu susseguita da altri secondi di silenzio.
Nel frattempo, fuori iniziò a piovigginare, e potevano sentirsi le prime gocce di pioggia che battevano sul soffitto, accompagnate dal rumore delle piante mosse dal vento.
«No, non... Non mi pare di averlo mai visto.»
Rispose con un misterioso e fuori luogo tono di sarcasmo...
Reed rimase colpito dal modo in cui reagì... E a quel punto, cambiò atteggiamento anche lui, in quanto capì di aver sbagliato approccio... E dopo un instenso contatto visivo con l'uomo, esclamò: «Signore, lei sta sottovalutando la situazione...»
Quell'affermazione fu un po' forte, ma c'era qualcosa che non andava... Il vecchio rimase con uno sguardo turbato, sembrava si sentisse quasi umiliato...
Decise dunque, di mandare via l'investigatore da casa sua, e con un gesto rigido indicò la porta, senza sprecare nuovamente alcuna parola.
Reed però, rimase irremovibile, e con tono autoritario disse: «Si sieda e risponda alla mia domanda.»
«Esci da casa mia... immediatamente.» Rispose con voce bassa e tono minaccioso.
Ma nonostante gli atteggiamenti dell'anziano, lui cercò di mantenere la calma, e continuò a ripetergli: «Si sieda, perfavore.»
«Io non so un cazzo... E QUESTA È CASA MIA... VATTENE!» Rispose alzando la voce.
L'eco delle urla fu susseguito da un forte tuono a causa dell'imminente temporale... «Lei non mi convince, e se non si dà una calmata... Sarò costretto a portarla in centrale.»
Furono proprio quelle ultime parole che mandarono completamente fuori di testa il vecchio... La situazione divenne pian piano irrecuperabile, soprattutto nel momento in cui si avviò verso un cassetto della cucina e tirò fuori una vecchia revolver trentotto...
«Che sta facendo?!» Esclamò Reed sconvolto e spaventato.
In un primo momento rimase immobile con sguardo impassibile, poi, si alzò lentamente, e cercando di non mostrare paura, disse: «Metta via la pistola.»
Il vecchietto scoppiò improvviamente a ridere come un pazzo, poi gli puntò l'arma contro, iniziò a pressare leggermente il grilletto, ed esclamò: «Ti faccio saltare la testa bastardo.»
«Non faccia stupidaggini!» Rispose il detective con le mani in avanti mentre indietreggiava ormai palesemente spaventato.
«Sei proprio una fighetta!» Esclamò il pazzo ridendo a crepapelle.
Tutto prese decisamente una brutta piega, ma l'investigatore approffittò dell'ambiente circostante per fare una pazzia... Dunque, tutto d'un tratto, rovesciò il tavolo in modo da coprirsi da eventuali colpi, e con estrema agilità, si gettò di peso contro quel pazzo disarmandolo immediatamente, per poi braccarlo a terra e chiamare immediatamente la polizia.
«LASCIAMI! Pezzo di MERDA!» Gridò infine quel vecchio malato.

𝐿𝐴 𝐿𝑂𝑅𝑂 𝑀𝑂𝑅𝑇𝐸.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora