𝐶.6

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«Mi dica, che è successo?!» Chiese la donna preoccupata.
Il detective la osservò per un attimo:
Aveva un colorito particolarmente pallido, i capelli biondi schiariti, unti e spettinati.
Dei grandi occhi marroni leggermente socchiusi, arrossati e stanchi.
*Era lei.*
«Prego, si sieda.» Esclamò l'investigatore indicando la sedia in maniera accogliente.
La donna si sedette, ma non rimase molto convinta, continuava a chiedersi il perchè l'avessero chiamata in quel maledetto ufficio.
《Dunque, Signorina... Victoria Carter, giusto?》Chiese lui lanciandole un secondo sguardo.
《Ehm... Sì.》Rispose sfiduciosa poggiando la borsa a terra.
《Bene... Io sono il detective... Reed, piacere di conoscerla.》 Esclamò porgendole la mano dall'altra parte della scrivania con un sorriso finto.
Lei ricambiò con freddezza, poi rimase in silenzio guardandosi intorno.
Quella stanza era piena di fascicoli sparsi ovunque, con delle pareti simili a quelle di un istituto scolastico.
Attorno c'erano diversi mobili con dei cassetti pieni zeppi di documenti;
soltanto lo scrittoio di quell'uomo era pulito e ordinato, con un piccolo portatile, una tazza di caffè ed uno strano foglio scritto a mano.
Dopo qualche secondo di silenzio, l'investigatore provò a rompere un po' il ghiaccio, chiedendole:
《Vuole un bicchiere d'acqua, Victoria?》
《No, no, grazie.》 Rispose disagiata evitando il contatto visivo.
Reed non riuscì a spezzare quella tensione che si era creata nell'aria, però capì di trovarsi di fronte una donna insicura di sè, proprio come aveva previsto.
《Va bene.》 Esclamò l'investigatore spostando il suo sguardo rigido verso lo schermo del pc.
《Può dirmi il perchè... Sono qui?》Chiese nuovamente la donna cercando di mantenere il sangue freddo.
Reed lanciò un occhiata verso la finestra dell'ufficio, poi posò gli occhi su di lei, e rispose:《Victoria... È una faccenda importante... Non soltanto per lei, ma anche per me.》
Rimase in silenzio con un'espressione turbata.
《Pertanto, le chiedo gentilmente di collaborare.》 Aggiunse con tono severo.
La donna sembrava volesse dire qualcosa, ma rimase muta e intimidita.
Dopo qualche altro secondo di silenzio frustrante, il detective decise di andare direttamente al punto della questione.
《Vede... Lei, signorina Carter... Secondo le nostre fonti... Risultava sposata con un'uomo, "Ethan Morris", è corretto?》
Victoria realizzò di non poter sfuggire da quella triste verità; le autorità in qualche assurdo modo sapevano già tutto, di conseguenza, non poteva permettersi di mentire.
《Sì...》 Rispose con voce tremolante.
Lui rimase stupìto dalla sincerità inaspettata dalla donna, e decise sciogliersi un po', sperando di entrare in empatia con lei e ottenere una confessione.
《Mi... Dispiace, per quello che ha passato... So cosa le ha fatto, e so anche come la trattava.》 Disse lui.
La donna non spiccicò una parola, e con un'espressione addolorata, prese un fazzoletto dalla borsa e si asciugò il viso dalle prime lacrime.
L'investigatore distolse lo sguardo per un'attimo, lasciando libero sfogo alla Carter.
Poco dopo, cacciò un sospiro affaticato e riprese il discorso mantenendo un rapporto empatico: 《È difficile da accettare, lo so, ma le giuro... Che farò di tutto affinchè lei possa avere la possibità di voltare pagina, dopo questa... Tragedia.》
《Io... Non volevo questa vita...》 Rispose lei singhiozzando mentre continuava ad asciugarsi le lacrime.
Dopo quelle parole, Reed cercò pian piano di andare affondo la questione, e fu costretto a mentire, dicendo:
《Signorina, guardi le ripeto... Io capisco che non dev'essere stato facile... Le do il mio appoggio, e anche se non potrei farlo... Cercherò di farle ridurre la pena.》
Quell'ultima parola, la mandò completamente in confusione.
《Ma quale pena?!》 Chiese alzando la voce disperatamente.
Il detective rispose a tono:《Victoria, mi ascolti... Non faccia la finta tonta... Se non ammette le sue colpe non c'è niente che io possa fare per difenderla, lo capisce?》
Lei lo guardò con un'espressione di malessere indescrivibile.
A quel punto Reed capì, ed era finalmente certo di trovarsi di fronte la colpevole.
Smise di girare intorno la verità, e con sangue freddo le chiese direttamente quello che voleva sapere:
《Quella sera... Dove stava andando con il piccolo Mike?》
Quando pronunciò il nome del bambino, le gelide mani della donna iniziarono a tremare, mentre i suoi occhi rossi privi di vita sembravano fuoriuscire dalle orbita.
Dopo qualche secondo, si alzò improvvisamente dalla sedia, e rispose  con voce assatanata:
《Le dico una cosa... Se osate toccare anche soltanto un capello a mio figlio... Io vi ammazzo tutti... HA CAPITO?!》
Reed rimase impassibile, e dopo quella minaccia inaspettata, decise di concludere quella pagliacciata.
Tirò fuori molto lentamente il telefono dalla tasca, e da sotto la scrivania fece partire la chiamata...
Nel giro di due secondi, entrarono due poliziotti in divisa all'interno dell'ufficio e tirarono la donna per le braccia portandola fuori.
《Lasciatemi! LASCIATEMI!》Gridò isterica dimenandosi.
《Arrivederci, Signora Carter.》 Esclamò infine il detective leggermente turbato.

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Nota: 27/11/2012
"Ethan Morris" è stato ritrovato deceduto all'interno della sua stessa abitazione la mattina del 21/11/2012.
La vittima soffriva di diversi disturbi mentali, alcuni di questi erano: Psicosi, bipolarità e disturbo depressivo maggiore.
Ciò potrebbe aver portato la moglie, "Victoria Carter", a compiere un'estremo gesto.
La notte del 17/11/2012, la donna è stata sorpresa da diverse videocamere di sorveglianza mentre fuggiva in auto con un bambino, "Michael Morris", figlio della vittima.
La signora Carter non ha mai confessato nulla al riguardo, ma le sue reazioni dopo soltanto quattro minuti e trentadue secondi di interrogatorio lasciano desiderare: (VictoriaCarter.MPEG-4).

IL CASO PUÒ DICHIARARSI CHIUSO.

-Detective, Thomas Reed.

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