Capitolo 4

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Kaito chiuse la porta alle sue spalle e sbuffò, togliendosi la maschera.

Non riusciva a capacitarsi di quello che aveva appena fatto.

Si passò le mani tra i capelli e fissò la maschera che era diventata la sua condanna.

Poggiò la testa contro la porta e sospirò.

- Signorino? - lo chiamò Jii.

- Non ho avuto scelta - rispose il ragazzo.

Gettò un'ultima occhiata alla porta e si allontanò.

Non aveva avuto davvero alcuna scelta. Doveva per forza fare così. Era l'unico modo che aveva per proteggerla, proteggerla da se stesso e dai suoi nemici.

Quando quella storia fosse finita gli avrebbe detto tutta la verità e avrebbe lasciato ad Aoko la scelta di comportarsi di conseguenza.

Ma per ora non gli restava altra scelta se non quella di rinchiuderla e impedirle di mettersi in mezzo a quella storia.

Avrebbe fatto il possibile per proteggerla e allontanarla il più possibile dal suo stile di vita.

                               ***

Aoko si svegliò tutta indolenzita.
Provò a muoversi ma senza successo, spalancò gli occhi e provò a gridare ma non ci riuscì.

Solo a quel punto si rese conto di avere le mani legate con delle manette, dietro la schiena e un bavaglio sulla bocca che le impediva di parlare ed emettere suoni.

Il terrore si impadronì di lei quando ricordò dell'intruso che era entrato nella sua stanza. Non l'aveva visto in faccia perché era sicura al cento per cento che il suo aggressore indossava una maschera.

Non capiva che cosa aveva fatto di male per meritarsi questo, ne perché era finita in quella situazione.

Perché l'avevano rapita? Che cosa volevano da lei? Aoko non aveva nulla da offrire. A meno che era qualcuno che volesse vendicarsi di suo padre...ma chi?

Le veniva da piangere, ma non l'avrebbe fatto, non si sarebbe mai fatta piegare dal suo rapitore, mai e poi mai, non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione?

La sua unica speranza era che suo padre, qualunque cosa gli avessero chiesto non avrebbe ceduto, perché lei, non l'avrebbe mai e poi mai fatto.

                             ***

Aprì gli occhi quando sentì la porta aprirsi e guardò verso la soglia.

Il suo carceriere era entrato.

Era vestito completamente di nero, aveva il cappuccio della felpa calato sul volto, i guanti di pelle nera alle mani e la stessa maschera che Aoko gli aveva visto quando l'aveva aggredita.

Si agitò, non sapeva che cosa gli avrebbe fatto ora. Aveva in mano un vassoio, coperto e lei non sapeva davvero che cosa l'aspettava.

L'uomo mascherato, così aveva deciso di chiamarlo, poggiò il vassoio sul tavolino al centro della stanza poi andò da lei, la prese per le braccia e la fece alzare in piedi.

Aoko voleva dibattersi, ribellarsi ma in realtà aveva paura che se lo avesse fatto avrebbe solo peggiorato la situazione.

Quindi obbedì. Il suo carceriere la fece sedere sulla sedia e con sorpresa, le tolse il bavaglio e le manette.

- Mangia - gli ordinò scoprendo ciò che c'era sul vassoio.

Cibo! Il suo rapitore mascherato le aveva portato da mangiare.

Aoko strinse le labbra, non poteva accettare: uno perché il cibo poteva essere avvelenato, secondo perché se accettava diventava sottomessa al suo carceriere.

Quindi scosse il capo e allontanò il vassoio.
Poi lo fissò nelle fessure delle maschera che c'erano al posto degli occhi.

- Cosa vuoi da me? - chiese - È per mio padre che mi avete rapita? -

Lui sbuffò.

- Rispondi! -

- Non voglio niente da te - disse - Cerco solo di...di non farti finire alla "gogna" -

- C... cosa? - chiese lei confusa.

Era piuttosto sicura di conoscere quella voce.
Era distorta per via della maschera e, forse, di qualcosa che nascondeva lui sotto, ma qualcosa nel suo modo di parlare e articolare le parole glielo rendeva familiare.

Doveva farlo parlare.

- Che intendi per gogna? - chiese lei.

- Sei in pericolo - rispose lui.

A quel punto Aoko sussultò.

Il suo carceriere, colui che l'aveva rapita stava cercando di proteggerla?

Le opzioni erano due: o stava mentendo per ammansirla o era pazzo da legare.

Non ebbe il tempo di aggiungere altro perché l'uomo mascherato indicò il vassoio e andò verso la porta.

- Aspetta! - esclamò - Perché sono in pericolo? Quello che dici non a ha senso! -

Lui scosse il capo e uscì senza aggiungere altro.

Aoko non riusciva a capire ma aveva una certezza: conosceva il suo carceriere e lui conosceva lei.
Aveva detto poche parole e stentate, probabilmente proprio per non farsi riconoscere.
Ora l'unica cosa che doveva fare Aoko era capire di chi si trattava.

E forse aveva avuto una mezza idea perché sarebbe dovuto tornare a prendere il vassoio e ad assicurarsi che lei avesse mangiato.

                               ***
Come aveva previsto, il suo carceriere tornò.
Non seppe quando ma appena lo vide non gli diede il tempo di fare nulla: si lanciò contro di lui senza pensare allo conseguenze.

Lui, preso alla sprovvista, cadde a terra, fuori dalla porta, con Aoko sopra.

La prima cosa che una persona avrebbe dovuto fare sarebbe stata darsela a gambe ma a lei non importava, voleva sapere chi era!

Afferrò la maschera e lui non fece in tempo a bloccarla.

Fu Aoko a bloccarsi invece, nel momento esatto in cui incontrò un paio di occhi blu e un viso che conosceva, anzi credeva di conoscere, da dieci anni...

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