Fin da piccola tutti pensavano che ad intraprendere le orme di mio padre sarebbe stato mio fratello Marco, ma si sbagliavano. Neanche al matrimonio dei miei genitori sono riuscita a resistere. Guardo la foto. Avevo solo cinque anni. Le trecce disordinate ed il vestito non più bianco ormai: il verde dell'erba ed il marrone della terra ne lasciavano poco dell'originario colore. Ai piedi un pallone. Faccia sorridente, felice e spensierata. Ogni tanto io e Marco andavamo, accompagnati da nostra madre, agli allenamenti di nostro padre. A quattro anni, quando hanno iscritto mio fratello a calcio, ho iniziato a giocarci con lui. Marco lo faceva per allenarsi e appassionarsi a questo sport, io per divertimento. Un anno dopo nostro padre ci ha visti giocare e da quel giorno ha voluto insegnarmi il calcio. L'anno successivo ero iscritta alla squadra dell'oratorio e da lì ho iniziato la mia formazione calcistica, entrando poi nella Juventus femminile. Mio fratello invece ha lasciato il calcio e per provare altri sport, ma senza specializzarsi in un di essi.
<<Alice>> mi sento chiamare da Marco, che interrompe così mio flusso di ricordi, riportandomi alla realtà.
<<Ti hanno fatto sapere?>> mi domanda, sedendosi sul mio letto ed avvicinandosi a me. Scuoto la testa. Sto aspettando di sapere se sarò ammessa alla facoltà di scienze motorie. E le graduatorie escono oggi. Spero di entrare, perché è l'unico corso che riuscirei a frequentare senza rinunciare al calcio. Ed è anche quello che mi piace di più. Il mio sguardo cade sull'orologio dietro a mio fratello.
<<Devo andare, ho l'allenamento>> mi alzo di scatto dal letto.
<<Ti accompagno?>> domanda Marco.
<<Come vuoi>> rispondo, mettendo ciò che mi serve nel borsone.
<<Ti aspetto giù>> dice, uscendo dalla stanza. Sorrido. Sono felice di avere un fratello come lui. Siamo sempre stati legati fin da piccoli. Scuoto la testa. Non posso perdere tempo ricordando l'infanzia, sono già in ritardo. Prendo il borsone ed esco. Entro in macchina e Marco parte. Oggi non posso permettermi di arrivare in ritardo. È il mio primo allenamento in prima squadra. Dopo poco sono arrivata. Saluto Marco e scendo. Osservo la struttura, faccio un gran respiro ed entro. Nello spogliatoio ci sono già alcune delle mie nuove compagne. In disparte da tutte vedo una chioma riccia e bionda, Margherita. Mi saluta con un cenno del capo ed indica il posto vicino a lei. La raggiungo.
<<La solita ritardataria eh>> scherza lei. Siamo amiche da ormai dieci anni, quando entrambe siamo entrate nella Juventus. E lei è la persona che in campo mi conosce meglio e viceversa. È una delle amiche più fidate che ho e ne sono felice.
<<Direi che mi conosci bene>> ridacchio, seguita da Marghe, mentre inizio a cambiarmi.
<<Le tue graduatorie sono già uscite?>> le domando. Si è iscritta anche lei all'università, ma alla facoltà di biologia.
<<Sì>> risponde entusiasta.
<<A te?>> mi domanda poi. Mi giro verso di lei.
<<Non ancora>> rispondo, iniziando a farmi la coda. Lei alza lo sguardo su di me. I suoi occhi blu mi guardano confusi.
<<Strano, non dovevano uscire oggi?>> domanda.
<<Esatto>> le rispondo, mentre stringo la coda.
<<Massì, saranno un po' in ritardo, vedrai che stasera li vedrai. Fammi sapere poi>> dice, mentre sistemiamo i vestiti nei borsoni. Annuisco e raggiungiamo le altre. Usciamo in campo, dove l'allenatrice ci presenta alle nostre compagne di squadra.
<<Ed ora iniziamo. Correre>> ci ordina lei. Facciamo come dice.
<<Per quanto? Non l'ha detto>> mi domanda Margherita.
<<Finché non si fermano le altre>> le rispondo. All'inizio riusciamo a stare al ritmo delle nostre nuove compagne, ma poi la fatica inizia a farsi sentire. Non siamo abituate a questi livelli. E siamo solo al riscaldamento. Scuoto la testa per scacciare questi pensieri. Se ci hanno messe in prima squadra vuol dire che possiamo affrontarli questi allenamenti. E per fortuna l'allenatrice ci ferma.
<<Perfetto, ora i coni>> dice. Osservo le altre prima di me ed al mio turno faccio esattamente ciò che fanno loro. Per la maggior parte gli esercizi consistono nel riscaldare gli arti, migliorare i dribbling, i passaggi e la ricezione del pallone. Dopodiché passiamo alla partita, divise in due squadre. Io e Margherita inizialmente siamo nella stessa ma poi veniamo separate, probabilmente perché Guarino voleva esaminare come giochiamo sia in coppia che singolarmente per sapere dove farci migliorare. Ed infine passiamo allo stretching.
<<Perfetto, abbiamo finito. Potete andare>> dice Guarino. La salutiamo tutte, poi ci dirigiamo verso gli spoiatoi.
<<Alice, Margherita, venite qua>> ci ferma l'allenatrice. Ci giriamo verso di lei e facciamo come dice. Ci squadra da capo a piedi, seria, poi ci abbraccia.
<<Siete state bravissime>> si complimenta, sciogliendo l'abbraccio e sorridendoci. Queste parole mi rendono felicissima. Sorrido a mia volta e la ringrazio. Lo stesso fa Margherita.
<<Potete andare ora>> dice Guarino. La salutiamo e ci dirigiamo negli spoiatoi. Siamo distrutte e sudate come mai, ma sapere di aver lavorato bene il primo giorno da la carica per i prossimi allenamenti.
<<Sì è liberata una doccia>> ci avvisa una nostra compagna appena entriamo.
<<Chi va per prima?>> mi domanda Marghe.
<<Vai tu, intanto guardo una cosa>> le rispondo. Mi siedo sulla panca vicino al mio borsone. Lo apro e prendo il cellulare. Accendo internet. Mi sono arrivati quattro nuovi messaggi: due dai miei genitori, uno da mio fratello ed uno da Maria, la mia migliore amica. I primi due mi augurano buona fortuna per l'allenamento. Marco mi avvisa che mi aspetta fuori e che ha controllato per me i risultati universitari, ma senza dirmi se ci sono nuove notizie. Maria invece mi chiede di videochiamarla stasera per parlare delle novità. Rispondo velocemente a tutti e vado a farmi la doccia. Poi mi cambio ed infine asciugo i capelli alla bell'e meglio. Saluto Margherita, promettendole di avvisarla per l'università ed esco. La macchina di Marco, un'Audi Q3 Sportback grigia, è parcheggiata appena fuori dal centro, proprio come mi aveva scritto. Busso sul finestrino per avvisarlo che sono arrivata e salgo in macchina.
<<Com'è andata?>> mi domanda. Poi si gira verso di me.
<<Direi faticoso a guardarti>> commenta.
<<Faticoso? Sono distrutta come mai prima>> rispondo, appoggiando la testa al sedile. In risposta mette una mano sulla mia testa e mi scompiglia i capelli. Faccio una smorfia mentre lui ridacchia.
<<Ti voglio bene>> dice, prima di accendere l'auto e partire.
<<Quindi l'università? Mi ha presa o no?>> domando curiosa.
<<Ne parliamo dopo a casa>> risponde lui, accelerando. Dopo non molto parcheggia la macchina nel garage di casa. Scendo e salgo al piano di sopra, in camera mia. Mi precipito alla scrivania e, mentre accendo il computer, mi arriva una videochiamata. Guardo il nome che compare sul display e rispondo subito.
<<Alii>> mi saluta la mia migliore amica.
<<Ehi>> le rispondo. La sua chioma castana scura è sempre perfetta. E lei sembra più solare del solito.
<<Che succede?>> le domando curiosa ma sorridente. Capisco che è una bella notizia dal suo sorriso che si allarga ancora di più alla mia domanda.
<<Sono stata ammessa>> risponde in tono raggiante. Maria si è iscritta a giurisprudenza ma non era sicura di passare.
<<Ma è fantastico>> commento io, sorridendole ancora di più.
<<Lì a Barcellona giusto?>> domando. Si è trasferita là due anni fa a causa del lavoro dei suo genitori, Dybala ed Oriana, ma siamo riuscite a vederci più volte durante i mesi estivi, ai nostri compleanni, durante le vacanze scolastiche e anche, seppur raramente, qualche week end.
<<In realtà no...>> si passa una mano tra i capelli.
<<Dove allora?>> chiedo perplessa.
<<Torino>> dice tutto d'un fiato.
<<Stai scherzando?>> domando sempre più incredula. Scuote la testa sorridendo come prima. Mi alzo di scatto dalla felicità urlacchiando parole felici. E lo stesso fa lei.
<<Questo significa che ci rivediamo?>> chiedo, ancora sorpresa. Lei annuisce.
<<E anche molto presto>> aggiunge.
<<Quando inizi?>> le domando.
<<Martedì prossimo>> risponde. Un giorno dopo di me.
<<Tu?>> mi chiede.
<<Io lunedì prossimo>> dico, ma subito dopo mi ricordo di non aver ancora guardato le graduatorie.
<<Credo>> aggiungo senza entusiasmo.
<<Perché quel ''credo''?>> domanda la mia migliore amica.
<<Non ho ancora visto se mi hanno accettata>> ammetto.
<<E che aspetti? Guardaci ora>> mi incita lei. Accendo il computer e l'attimo dopo sono sul sito dell'università nella sezione corsi. Seleziono il mio e clicco il tasto graduatorie. Il battito del mio cuore inizia ad accelerare sempre di più finché non vedo il mio cognome ed inizio ad esultare come una bambina. Quasi agli ulti posti, però ce l'ho fatta. Sono stata ammessa!
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Love football and love you
RomanceAlice Samischi, figlia dell'attaccante della Juventus Mirko, ha intrapreso le orme del padre nel mondo dello sport. Iscrittasi al primo anno di università incontrerà lui, Mattia, un amico di suo fratello che le farà battere il cuore come mai nessun...