•15•

33 8 17
                                    

Margot: New York, 1 Settembre 2020

Qualcosa è cambiato, non so dire cosa, ma è una sensazione che mi accompagna da una settimana ormai: il disagio. Forse è stato quell'incubo a rendermi così irrequieta; nonostante sia passato un po' di tempo, e grazie a Dio, quella brutta esperienza, non si sia ripetuta. Almeno fino ad ora. Forse è la paura di poter ripetere quel sogno raccapricciante, a rendermi irrequieta; sta di fatto che ultimamente, non mi addormento molto volentieri, e cerco di ritardare il più possibile, il momento di mettermi a letto. Grande e vaccinata, con la sete di indipendenza; e ho paura dei brutti sogni come una bambina. Che stupida che sono. Non so spiegarvi nemmeno, questa mia paura totalmente folle, perché come al solito, di quel sogno ricordo ben poco. Tutto ciò che mi ha lasciato, al mio risveglio, è stata la più sgradevole delle sensazioni. Quella mattina mi sono svegliata in preda al panico, madida di sudore, e sommersa dalle lacrime, e questo non era mai capitato prima d'ora.

Forse lo stress, o forse uno sfogo irrazionale, per aver riallacciato i rapporti con un vecchio amico. Non ne ho la più pallida idea. E la confusione, non aiuta di certo a metabolizzare questa brutta sensazione.

La cosa di cui sono certa, è il numero diciannove, che come sapete è una costante, nei miei sogni, e nella mia vita. Però anche questo, fino ad ora, non aveva mai assunto una connotazione negativa. Che sia un segno catartico dell'universo; sicuramente sintomo che qualcosa sta cambiando, se già non l'ha fatto.

Comunque, durante la giornata, cerco di non pensarci. Quest'angoscia è già troppo pesante da sopportare prima di andare a dormire; il momento in cui la mente è più fragile, e si lascia sopraffare dai dubbi e dalle paranoie. Proprio per questo, durante il giorno, mi concentro sulle cose positive; come sempre. Ormai sono abbastanza allenata, in questo gioco, così spero che col tempo, questa brutta sensazione si affievolisca. Se tengo la mia mente occupata però, non posso impedire al mio volto, di mostrare i segni di quest'angoscia. Le mie occhiaie sono talmente evidenti, da non riuscire a celarsi nemmeno dietro l'abbondante strato del correttore. Mannaggia alla mia vanità.

Per fortuna però, dal primo giorno in cui sono arrivati Ace e Nene, lui non si è più fatto vedere. E ringrazio il cielo, che quella bomba sexy di ragazzo, non mi veda in queste condizioni. In effetti, sembro proprio la gattara pazza dei Simpson, ma sull'orlo di una crisi nervosa. E si, perché in questa stupenda settimana, anche i capelli sembrano risentire del mio umore, ma almeno a quelli c'è una semplice soluzione. L'elastico è diventato il mio migliore amico; Mathieu invece, un po' meno, siccome non perde mai occasione per prendermi in giro.

Grazie mille, amico; mi sto già pentendo di averti perdonato. D'altro canto, se non fosse per lui, le mie giornate sarebbero abbastanza noiose.

Da quando Ace è entrato nella mia vita, uscendone poi con una velocità tale, da fare invidia a Flash, qualcosa dentro di me si è spezzato. Non so spiegarvi nemmeno questo, perché non ne sono certa, e forse dire che qualcosa si è spezzato, non è nemmeno corretto. Forse è più giusto dire, che sento la costante presenza, di un vuoto incolmabile, accompagnata dall'ansia di volerlo riempire a tutti i costi. Parlare con la signora Williams, mi da un po' di sollievo. Lo so è strano, e assolutamente fuori luogo, ma quando sono in sua compagnia, sento lievemente colmarsi quella mancanza che ha lasciato Ace.

Solo a pensare queste cose, mi sento fortemente ridicola. Perché è davvero una cosa stupida, sentire la mancanza di una persona, che nemmeno si conosce. E la verità è che io, Ace non lo conosco. Ma c'è qualcosa, o meglio, c'è stato qualcosa, nell'istante in cui i nostri occhi si sono incontrati.

Qualcosa di inconsistente, come un sussurro onnisciente, che insinuava di conoscere bene quel ragazzo. Quella vocina, mi ha messo la pulce nell'orecchio, e ad ogni istante i cui i nostri occhi rimanevano connessi tra loro, cresceva e diventava qualcos'altro. Forse una consapevolezza, nata dal nulla, nata da un semplice sguardo. Eppure quei suoi occhi, così calmi e profondi, sembravano gridare a gran voce il loro profondo legame con i miei. E io mi sono lasciata convincere, perché anche i miei volevano gridavano la stessa cosa.

E quelle urla, si erano unite insieme, in una danza che possedeva lo stesso suono del canto del vento in tempesta, che soffia indomabile tra gli alberi. Quel canto che si poteva percepire dai battiti frenetici del mio cuore, che con lo stesso ritmo, permetteva a quella consapevolezza, di strisciare nelle mie vene, invadendo tutto il mio corpo. E Dio solo sa, quanto mi manca quella sensazione elettrizzante eppure così famigliare.

-Un penny per i tuoi pensieri!- Nene mi riporta alla realtà, con una frase talmente banale, da stonate prepotentemente con la sua personalità, ma nonostante tutto, questa sbavatura nei contorni perfetti del suo temperamento eccentrico, mi fa sorridere.

- Sento gli ingranaggi del tuo cervello, arrovellarsi freneticamente, un baccano insopportabile.- ecco, quest'affermazione è proprio da Nene. Ci siamo conosciute da poco, e l'adoro già; Laverne aveva proprio ragione. E come ho già detto, mi sento a casa con lei, come se anestetizzasse il vuoto che mi ha lasciato Ace. Ma dai, davvero mi piango addosso per un ragazzo, con cui non è successo nulla, se non nella mia testa. Come ti sei ridotta, Margot.

-Forza di a Nene cosa ti turba!- e voglio farlo veramente. Sapete, questa vecchietta eccentrica, ha qualcosa di magico; non appena la conosci sembra essere già la tua migliora amica. La mia fata madrina. Già, l'ho pensato per davvero; non ci posso credere. Sto per farlo, sto per confidarmi con una perfetta sconosciuta. Devo essere impazzita, lo so, ma dicono che ammetterlo è il primo passo, per cui ormai buttiamoci a capofitto in questa follia. -Toglimi una curiosità ... come fai a capire sempre tutto?-
-Cara, secondo te, come avrei potuto diventare una star del poker? Capire le persone è un'arte!-

-Caspita, forse servirebbe anche a me un po' della tua arte...offri lezioni?-

-Centra un ragazzo, vero?- cavoli, è una strega questa vecchietta; ti legge dentro.

-È per caso quel bell'infermiere di Parigi? Ho visto che siete molto affiatati, e qualcosa mi dice che vi conoscevate già... un vecchio amore forse?-

Un rumore sordo alle mie spalle mi coglie di sorpresa, e quando mi volto, la porta della stanza, che prima era aperta, non lo è più. Davanti alla superficie di finto legno, c'è un nuovo ospite, e non sembra essere molto ben disposto.

Ace, è in piedi di fronte a me, nella stessa posizione, di qualche giorno fa; braccia incrociate sul petto, muscoli sexy che sembrano dire "guardateci", ma con lo sguardo severo di chi ucciderebbe chiunque abbia davanti.

Peccato, che davanti a lui, ci sono proprio io. Lo guardo negli occhi, e rimango impietrita ed incatenata da tutta quella rabbia. Sento si nuovo quella sensazione angosciante, stringermi il petto e il battito accelera.

Poi, di colpo si ferma, un tuffo al cuore.
Colpevole, l'unica parola che mi rivolge, spietata e letale come una pallottola

-Esci!-

-Esci!-

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
La sostanza dei Sogni (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora