9

2.4K 198 42
                                    

"Ehi, Akaashi?"

"Hm?"

"Quando pensi che nevicherà?"

"Non lo so, la neve cade a caso."

"Sì, ma... pensi che presto nevicherà? O forse a gennaio?"

"Lo spero, sarebbe carino. Tokyo ha bisogno di un po' più di neve, di tanto in tanto."

"Sì. Quando cadrà, voglio uscire e sentire i piccoli fiocchi cadermi in viso."

Akaashi sedeva a gambe incrociate sulla sedia adiacente al letto di Bokuto. Alzò lo sguardo sul ragazzo quando disse quelle parole, cercando di incontrare il suo sguardo, ma alla fine non trovando occhi gialli con cui voleva tanto scontrarsi. Bokuto aveva voltato la testa dall'altra parte.

Stava fissando fuori le nuvole bianche che avvolgevano i cieli, ipnotizzato da quanto facessero sembrare tutto spento ed incolore. Era uno di quei 'giorni bianchi', come amava chiamarli Bokuto, quindi prestava molta più attenzione al mondo al di là del vetro, che alla sua vita confinata tra le quattro mura dell'ospedale. Bokuto inspirò profondamente, e il suono riempì il piccolo spazio intorno a loro. Le lenzuola si sgualcirono maggiormente sotto le sue mani.

"Sei sicuro di dover uscire con questo freddo?"

"Penso di potercela fare."

Akaashi non voleva puntualizzare il fatto che Bokuto probabilmente non avrebbe più avuto la capacità di camminare nel momento in cui la neve avrebbe imbiancato l'intera città, quindi tenne la bocca chiusa. Si strofinò debolmente le mani e inclinò la testa di lato.

"Immagino che tu possa farlo, almeno finché ti senti bene"

Bokuto soffocò una risata.

"Sto bene, smettila di chiederlo. Sono già passati sei giorni."

"Lo so, ma è stato brutto."

"È passato." Bokuto girò la testa, con il cuscino che gli si aggrovigliò sotto il collo. Guardò Akaashi attraverso quelle iridi miele che ogni giorno di più erano appesantite. Era estremamente pallido, e in qualche modo più magro di prima, ma conservava lo stesso sorriso raggiante sul viso. "Sto bene adesso."

Akaashi non poté fare a meno di sorridergli in risposta. Appoggiò il mento contro il palmo della mano e ridacchiò.

"Sono sicuro che potresti fare di meglio" potrebbe essere modificato così)

Bokuto fissò Akaashi con un sopracciglio alzato. Le sue labbra tremavano prima che potesse continuare.

"Sta 'zitto." Bokuto scoppiò in una grossa risata, facendo tremare il suo corpo mentre si sdraiava sul letto. "Sembro una merda, lo so."

Akaashi si ritrovò a ridere insieme a lui. La sua risatina sommessa era più forte di quella sincera di Bokuto.

"Nah, non è vero. Non sembri una merda." Cercò di nascondere il suo sorriso con la mano, ma era ancora visibile nonostante lo sforzo.

Bokuto allungò una mano, cercando, senza riuscirci, di scacciare via la mano di Akaashi. Nonostante fosse leggermente lontano dal riuscire a prendere la mano di Akaashi, continuava ad allungarsi senza risultati.

"Non coprirlo." disse alla fine.

"Coprire cosa?"

"Il tuo sorriso." rispose sinceramente.

"Perché? Non è niente di speciale-

"Non lo vedo quasi mai." Le dita di Bokuto toccarono le nocche di Akaashi, facendogli rimuovere lentamente la mano dalla sua bocca, spostandola, per poi appoggiarla sul mento. Gli sorrise.

Gli occhi di Bokuto fissavano in avanti con uno sguardo assorto, le sue sfumature gialle tentavano di scattare un'immagine mentale di ciò che probabilmente non avrebbe mai più visto. Molte parole gli attraversarono la mente, ma riuscì a pensare solo a tre che gli avrebbe voluto dire. Provò ad aprire la bocca per dirle, ma ha invece eseguito un'altra azione. Inconsciamente, la sua mano afferrò quella di Akaashi, e la trascinò giù dal mento con la sua mancanza di forza, facendo trasalire entrambi. Gli occhi di Bokuto si spalancarono.

"Io- pensavo che non l'avresti- "

"È stato improvviso." Akaashi soffocò una risata. "Mi ha colto di sorpresa."

"Non intendevo-

"Va tutto bene." Passò il pollice sulle nocche di Bokuto. "Ormai la sto tenendo."

Silenziosamente e quasi affascinato, Bokuto fissò Akaashi ancora una volta, a lungo, prima di guardare in alto, poi in basso e poi lontano. Voltò la testa verso la finestra, lontano da Akaashi. Non riusciva ad affrontarlo.

Increspando timidamente le labbra, Akaashi smise di parlare. Studiò la nuca di Bokuto, osservando le ciocche disordinate dei capelli bianchi e neri che si sovrapponevano. I suoi occhi blu poi caddero sulla sua pelle impallidita; adesso le sue vene erano facilmente visibili e si gonfiavano da sotto la sua carne ogni volta che si muoveva. Gli occhi di Akaashi si abbassarono, concentrandosi sul braccio, per poi finire ad osservare la mano che stava stringendo. Osservò anche il piccolo ago che era stato inserito nell'avambraccio di Bokuto, ne studiò il tubo sottile attaccato a quest'ultimo e lo seguì fino alla sacca di liquido che pendeva sopra la sua testa.

Qualunque cosa fosse rimasta del sorriso di Akaashi, svanì.

Dall'ultimo attacco di panico di Bokuto, era diventato improvvisamente più difficile, per lui, mantenere il controllo quando erano insieme. Un compito così facile come deglutire, ora era un problema anche per Bokuto, le infermiere quindi hanno pensato che sarebbe stato meglio se Bokuto avesse ricevuto il nutrimento in un altro modo possibile, e quello era attraverso la flebo.

Nell'arco dei sei giorni, Akaashi scoprì che le uniche cose che Bokuto riusciva a ingoiare erano piccoli snack, come uva, cubetti di ghiaccio e Pocky Sticks che erano specificamente aromatizzati alla fragola. Oltre a queste cose, Bokuto trovava quasi impossibile mangiare altro. La sua unica altra scelta era sdraiarsi lì e accettare qualunque cosa il liquido avesse da offrirgli.

Ripensando a Bokuto, fu sollevato nel vedere che aveva ancora la sua attenzione sulla finestra. Ad un certo punto, mentre Akaashi si stava allontanando, la coperta blu che circondava Bokuto venne tirata appena sotto il suo mento. Il respiro di Bokuto era tranquillo e la sua mano non era mai rimasta veramente ferma per molto tempo. Ogni tanto tremava, e ogni volta che lo faceva, Akaashi si stringeva leggermente in risposta. Questa era la loro comunicazione senza voce.

Era il modo di Akaashi di far sapere a Bokuto che tutto sarebbe andato bene, e questo lo avrebbe sempre confortato, indipendentemente dalla situazione in cui si trovavano.

Entrambi trovarono più facile credere a quella bugia, che accettare la verità di ciò che stava per accadere.

in another life // bokuaka (TRADUZIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora