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Erano passate diverse ore dal messaggio di Kuroo, e sia Bokuto che Akaashi non fecero molto.

Senza voce, Bokuto non riusciva a mantenere una conversazione come prima, non importava quanto ci provasse. E anche se avesse potuto parlare, non sarebbe stato in grado di conversare a lungo, considerando lo stato in cui si trovava. I suoi movimenti erano lenti e scoordinati, e gli unici suoni che riusciva ad emettere erano il più delle volte impercettibili. A volte, Bokuto non faceva altro che sdraiarsi lì a letto, svegliandosi di scatto ogni volta che il suo corpo cercava così disperatamente di addormentarsi. Quando ciò accadeva, mostrava un'espressione frustrata solo per un momento, prima che il suo viso diventasse troppo stanco per trattenerla più a lungo.

Quando Bokuto era così, Akaashi normalmente distoglieva lo sguardo per risparmiarsi la vista di tutto ciò. Ma in rare occasioni, c'erano momenti in cui non aveva altra scelta che guardare Bokuto cadere a pezzi per mano della sua malattia, e lo odiava.

Ogni volta che Akaashi era testimone della sofferenza di Bokuto la sua mente gli ripeteva una frase.

Questo è l'aspetto di una persona prossima alla morte.

Guardando in basso rapidamente, le iridi blu intenso di Akaashi si bloccarono sulle sue mani. Le fissò intensamente con la sua stessa placida espressione, rendendo questo sguardo ancora più snervante. Voleva che questo frustrante pensiero abbandonasse la sua mente. Non voleva averci niente a che fare. Aveva forzato quelle parole e cercando di sostituirle con altre nuove. Continuava a ripetersi: 'non sta morendo. Starà bene.'

Ma mentre ci pensava e ripensava, mentre restringeva il vero significato di entrambe le frasi, alla fine non riuscì a decidere quale delle due fosse più orribile.

Akaashi chiuse gli occhi ed emise un sospiro, sentendosi sempre più senza speranza, ogni secondo che passava. Temeva che non sarebbe stato in grado di tirarsi fuori da tutto questo, ma poi gli venne in mente che non era il solo a soffrire.

Sentì il più gentile dei colpetti contro il suo braccio e voltò la testa per incontrare degli occhi preoccupati quanto esausti. Akaashi si mise a sedere e si ricompose.

"Sto bene." Commentò dolcemente, appoggiandosi allo schienale. "Come ti senti, Koutarou?"

Bokuto sbatté le palpebre lentamente. Questo era il suo modo per dire che si sentiva bene. Non eccezionale, ma bene.

Akaashi strinse le labbra e annuì una volta. Si ritrovò incapace di dire nient'altro, immaginando che nemmeno Bokuto avrebbe avuto nient'altro da dire, ma si sbagliava.

Di nuovo, sentì un dito battere contro il suo braccio. Sorpreso, Akaashi rivolse di nuovo la sua attenzione a Bokuto.

"Hm? Cosa c'è?" Girò la sedia in modo che ora fosse di fronte al ragazzo.

Guardando Akaashi, Bokuto si accigliò e cercò di formare alcune parole, ma alla fine fallì. Si guardò intorno e mosse le dita, cercando di indicare un telefono. Akaashi lo prese velocemente e tirò lo fuori perché Bokuto lo usasse. Aprì la sua applicazione per appunti e tenne il dispositivo di fronte a Bokuto. Fu allora che iniziò a premere in modo impreciso le parole che stava cercando di dire. Gli ci volle del tempo per capire cosa voleva dire, ma dopo diversi minuti ritirò la mano.

Akaashi guardò il suo telefono per leggere la frase.

'Se avessi saputo che quelle parole che ho detto una settimana fa sarebbero state le mie ultime, le avrei scelte con più attenzione.'

Akaashi fissò intensamente lo schermo, poi distolse lo sguardo e tornò a guardare Bokuto.

"Non eri contento di quelle parole?"

in another life // bokuaka (TRADUZIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora