Capitolo 5

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O meglio, erano stati Strigoi. Un esercito di guardiani aveva dato loro la caccia e li aveva uccisi.

Se quello che si diceva in giro era la verità, Normani aveva assistito a tutto quando ancora era molto piccola. E anche se lei non era una Strigoi, qualcuno pensava che non fosse lontano dal
diventarlo, visto il consueto abbigliamento nero e quello starsene sempre sulle sue.

Strigoi o meno, io non mi fidavo di lei. Era sempre stata un'idiota, e in silenzio gridai a Dinah di uscire di lì. Non che il fatto di gridare potesse sortire qualche effetto, però. Stupido legame a senso unico.

«Che ci fai qui?» le chiese.

«Un giro turistico, mi pare ovvio. La sedia ricoperta di tela impermeabile è deliziosa in questo periodo dell'anno. Quassù abbiamo un vecchio baule zeppo di scritti sul beato e folle san Vladimir. E non dimentichiamoci del meraviglioso tavolo senza gambe laggiù nell'angolo.»

«Sì, certo.» Dinah roteò gli occhi e si avviò alla porta, con l'intenzione di andarsene, ma lei le sbarrò la strada.

«Be', che mi dici di te?» La provocò. «Perché sei quassù? Non hai feste a cui partecipare o vite da rovinare?»

Un barlume della vecchia Dinah si riaccese. «Wow. Questa sì che è divertente. Cos'è, adesso sono diventata una specie di rituale di passaggio? Dimostra quanto sei tosto rompendo le palle a Dinah?
Oggi una tizia che non ho mai conosciuto mi ha sbraitato contro, e ora devo vedermela con te? Mamcosa si deve fare per poter stare un po' da soli?»

«Oh. Quindi è per questo che sei qui. Per una festicciola d'autocommiserazione.»

«Questo non è uno scherzo. Dico sul serio.» Riuscivo a sentire l'irritazione di Dinah che cominciava a salire. Stava avendo la meglio sull'afflizione di poco prima.

Normani si strinse nelle spalle e si appoggiò con disinvoltura contro la parete a spiovente. «Anch'io. Adoro le feste in cui ci si piange addosso. Vorrei aver portato i cappellini. Per cosa ti vuoi
deprimere prima? Del fatto che ti ci vorrà una giornata intera per tornare a essere popolare e adorata? Di come dovrai aspettare un paio di settimane prima che la Hollister ti spedisca dei nuovi vestiti? Se paghi per una consegna urgente, potrebbero non metterci molto.»

«Lasciami andare» disse lei con rabbia, questa volta spingendola di lato.

«Aspetta» disse Normani mentre Dinah raggiungeva la porta. Il sarcasmo scomparve dalla sua voce.

«Che... mmh, che effetto fa?»

«Che effetto fa cosa?»

«Essere là fuori. Lontano dall'Accademia.»

Ebbe un attimo di esitazione prima di rispondere, presa alla sprovvista da quello che aveva tutta l'aria di essere un autentico tentativo di fare conversazione. «È stato grandioso. Nessuno sapeva chi fossi. Ero soltanto un'altra faccia. Non ero una Moroi. Non appartenevo a una casata reale. Niente di niente.» Volse lo sguardo a terra. «Qui tutti pensano di sapere chi sono.»

«Già. È difficile sfuggire al proprio passato.»

In quell'istante a Dinah venne in mente, e di conseguenza in automatico anche a me, di quanto doveva essere dura per Normani. Il più delle volte le persone la trattavano come se non esistesse. Come se fosse un fantasma. Non parlavano con o di lei. Si limitavano a non accorgersene. L'onta del crimine dei suoi genitori era troppo pesante, proiettava la propria ombra sull'intera famiglia Kordei.

Tuttavia Normani l'aveva fatta arrabbiare, e Dinah non era ancora disposta a dispiacersi per lei.

«Aspetta: adesso è diventata la tua festicciola di autocommiserazione?»

Vampire Academy (Camren & Norminah)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora