Capitolo 6

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Anche se mi aveva dato fastidio, il giorno dopo l'incontro tra Dinah e Normani mi diede un'idea.

«Ehi, Kirova... ehm, signora Kirova.» Me ne stavo sulla soglia del suo ufficio, senza essermi nemmeno presa il disturbo di fissare un appuntamento. Lei alzò gli occhi da qualche scartoffia, evidentemente seccata.

«Sì, signorina Cabello?»

«I miei arresti domiciliari vogliono anche dire che non posso andare in chiesa?»

«Chiedo scusa?»

«Lei ha detto che devo restare nel dormitorio se non ho lezione o allenamento. Ma che mi dice della chiesa, di domenica? Non penso che sia giusto tenermi lontana dai miei... uhm, bisogni religiosi.» O di privarmi di un'altra opportunità, non importava quanto breve e noiosa, di stare un po' con Dinah.

Si spinse gli occhiali su per il naso. «Non sapevo avessi dei bisogni religiosi.»

«Ho trovato Gesù mentre ero lontana.»

«Ma tua madre non è atea?» chiese in tono scettico.

«E con ogni probabilità mio padre è musulmano. Ma io ho trovato la mia strada. E lei non dovrebbe tenermici lontana.»

Emise un rumore che pareva una sorta di nitrito. «No, signorina Cabello, non dovrei. Molto bene. Potrai partecipare alle funzioni domenicali.»

La vittoria fu comunque effimera perché, come scoprii qualche giorno più tardi andando a messa, la chiesa era insulsa in tutto e per tutto, proprio come la ricordavo. Ma riuscii a trovare posto accanto a Dinah, il che mi diede la sensazione di averci perlomeno guadagnato qualcosa. Più che altro, mi limitai a osservare le persone. La chiesa era facoltativa per gli studenti, ma con così tante famiglie dell'Europa dell'est c'erano moltissimi cristiani ortodossi orientali che partecipavano alla messa o perché credevano, o perché i genitori li obbligavano.

Normani era seduta dalla parte opposta della navata, facendo finta di essere devota come aveva confessato. Per quanto non mi piacesse, quella sua fede fasulla mi faceva sorridere. Lauren era
seduta in fondo, il viso rigato di ombre, e, come me, non fece la comunione. Aveva un'aria così assorta che mi domandai se avesse mai ascoltato prima d'ora una funzione. Io mi sintonizzavo di tanto in tanto.

«Seguire il sentiero di Dio non è mai facile» stava dicendo il sacerdote. «Persino per san Vladimir, il santo patrono di questa scuola, è stato assai difficile. Era così pieno di spirito che le
genti spesso si raccoglievano attorno a lui, incantate già solo dall'ascoltarlo e dal trovarsi in sua presenza. Così grande era il suo spirito, dicono i testi antichi, che egli era in grado di guarire gli ammalati. Tuttavia, malgrado i suoi doni, molti non lo rispettavano. Si facevano beffe di lui, affermando che fosse fuorviato e smarrito.»

Che era un modo gentile per dire che Vladimir era fuori di testa. Lo sapevano tutti. Apparteneva alla ristretta cerchia dei santi Moroi, e quindi al sacerdote piaceva molto parlarne. Prima della
nostra partenza avevo già ascoltato la sua storia, più volte. Grandioso. A quanto pareva avrei avuto un'eternità di domeniche per ascoltarla e riascoltarla.

«... e lo stesso vale per Anna baciata dalla tenebra.»

Levai il capo di scatto. Era da un po' che non prestavo attenzione, e adesso non avevo la minima idea di ciò di cui il sacerdote stava parlando. Ma quelle parole mi si impressero dentro. Baciata
dalla tenebra. Era stata solo questione di un attimo, ma non le avrei più dimenticate. Attesi nella speranza che il sacerdote continuasse, ma era già andato avanti con la messa. La predica era finita.

Terminata la funzione, e mentre Dinah si voltava per andarsene, le feci cenno con la testa. «Aspettami. Arrivo subito.»

Mi spinsi tra la calca, fino ai primi banchi, dove il sacerdote stava parlando con alcune persone.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 07, 2020 ⏰

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