Bonus-Qualcosa di stupido.

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-Attenzione, sono presenti scene di autolesionismo-

Sospirai passandomi una mano nei capelli pieni di nodi.
" Luke.. " gemetti nel dolore, con la voce spezzata, mentre mi tiravo violentemente il cuoio capelluto con la mano destra.
Mi alzai, strofinandomi gli occhi ormai arrossati con il dorso delle mani.
'Se solo tu non lo avessi lasciato andare..'
Scossi la testa cercando di far andare via tutti i miei pensieri, per poi infilarmi le ciabatte e salire le scale diretto verso il bagno.

Una volta arrivato davanti allo specchio, guardai la mia immagine riflessa per qualche minuto, per poi tirare un pugno allo specchio, che lo fece rompere in mille pezzi.

Sentii il mio telefono vibrare sul bordo della vasca quando ormai le lacrime avevano ripreso a scendere sul mio volto.

Mi girai pensando se rispondere o no, ma non feci in tempo ad allungare il mio braccio verso la sua direzione, che cadde in acqua con un tonfo.

Rimasi ad osservare le piccole scintille provenire dalla vasca, prima di girarmi verso l'armadietto dei medicinali, ed osservarlo attentamente.

Ho bisogno di sollievo.

Aprii lentamente la prima anta, osservando le parole scritte da una calligrafia a me familiare.

La scritta era di un nero intenso, mentre le lettere erano piccole e tremanti.

'Mi dispiace Ashton..'

Alla fine della frase riuscivo ancora a scorgere due altre parole che dovevano essere un ti amo, ma troppo sbavate dalle lacrime per essere riconosciute.

Mi morsi forte il labbro mentre spostavo il mio sguardo dalla scritta, all'interno dell'armadietto, cercando le cose che a Luke tanto piacevano.

Quando scorsi i due oggetti, li presi velocemente mettendoli in tasca, prima di camminare, trascinando i piedi, fino alla mia camera.

Mi sedetti sul letto con le gambe incrociate.

'E' colpa tua, Ashton, lo sai che lo è.'

Con le lacrime agli occhi, tirai fuori l'accendino e la lametta precedentemente presi in bagno.

'Non tentare di giustificarti quando sei senza giustificazioni, solo, fai slittare quella lametta sui tuoi polsi, lo sai che aiuterà.'

Non mi ero mai tagliato prima d'ora, mi ero solo limitato a fasciare i polsi di Luke ogni volta che ne aveva avuto bisogno, anche se avevo capito solo ora, che a lui non servivano delle fasce sui polsi.

A lui servivano delle fasce sul cuore.

'Se ami davvero Luke, fallo, a lui non dispiacerà se muori.'

Avvicinai sempre di più la lametta ai miei polsi, mentre i miei occhi cercavano di trattenere le lacrime.

'Sei così egoista, Ashton..'

Feci slittare la lametta orizzontalmente, dall'inizio alla fine del polso.

'Continua, sai che lui lo farebbe.'

Feci altri dieci tagli sul mio polso, guardando il sangue che gocciolava sul pavimento lentamente, provocando un rumore, come il ticchettio della pioggia sul tetto.

Lui non avrebbe mai voluto questo.

Guardai il resto delle mie pallide braccia, ancora intatte e pulite dal mio stesso sangue.

Lasciai cadere il pezzo di metallo sul paviemento, prendendo in mano l'accendino.

'Brucia la tua pelle, Ashton, tanto non lo vedrà mai nessuno.'

Feci ruotare la rotella, osservando poi la alta fiamma che si era appena formata.

'Non avrai mica paura di una fiamma, Ashton, vero?

Fai schifo.'

Lasciai che le lacrime mi solcasssero il viso indisturbate, mentre provavo a fermare me stesso da quello che stava per accadere, ma semplicemente, avevo appena rinunciato.

Con uno scatto portai l'accendino sulla mia pelle, sentendo il dolore aumentare di secondo in secondo.

'Non spostare quella fiamma, idiota.

farti male è tutto quello che ti serve per sapere che il vero te è ancora liddentro.

sto solo cercando di aiutarti.'

Staccai l'accendino dalla mia pelle un minuto dopo, guardando il sangue riempire completamente il mio braccio.
Ripetei l'azione più volte, soffrendo a contatto con il calore.
Cominciai a singhiozzare freneticamente e mi portai le ginocchia al petto, come se potessero proteggermi.
'Continua!
Perchè ti sei fermato?'
Sotterrai la faccia nel cuscino scoppiando in un pianto isterico.
'Non fare la vittima.
È lui ad essere in una camera di ospedale, non tu.'
Feci un respiro profondo, prima di riprendere in mano gli oggetti, ora sul pavimento, e rimetterli al loro posto.
Dopo aver chiuso l'anta dell'armadietto, mi appoggiai alla parete e scivolai giù fino a terra, lasciandomi andare, singhiozzando sommessamente.
Tutto questo non sarebbe mai successo se lo avessi tenuto a casa.
È solo colpa mia.

Desperate»LashtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora