ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 1 : 𝔔𝔲𝔢𝔩 𝔐𝔞𝔤𝔤𝔦𝔬𝔯𝔡𝔬𝔪𝔬, 𝔐𝔞𝔱𝔱𝔦𝔫𝔦𝔢𝔯𝔬

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Era, come al solito, una mattinata abbastanza calma e tranquilla al Casato Phantomhive, una di quelle mattinate dove il tempo non gioca brutti scherzi, dove il sole illumina, radioso, anche i più piccoli e nascosti angoli della contea

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Era, come al solito, una mattinata abbastanza calma e tranquilla al Casato Phantomhive, una di quelle mattinate dove il tempo non gioca brutti scherzi, dove il sole illumina, radioso, anche i più piccoli e nascosti angoli della contea.
Erano ancora le sette e mezza del mattino circa e Sebastian, il Maggiordomo del Casato, si impegnava a preparare la colazione per il suo padroncino; tra un impasto e l'altro, tra l'odore insopportabile che emanava il suo dolce d'alta pasticceria al cioccolato e tra veloci occhiate all'orologio, ogni mattina si trovava sempre nello stesso luogo, alla sempre medesima ora, a svolgere le sue "mansioni quotidiane" e a pensare all'umiliante e meschino modo in cui egli si fosse cacciato in quella situazione, alquanto scomoda, per un Demone come lui.

Non riusciva a darsi spiegazione degna del suo stato, pur sapendo che la sua, come quella della sua preda, fosse nonché un'effimera recita.
Una recita dall'esilarante piega che acquisiva tali volte, dai suoi pregi e le sue sfaccettature.
Sebastian, in un certo senso, riusciva a trovare del divertimento in ciò che faceva; ma dopotutto, cosa ci potrebbe trovare qualcuno di così interessante e "divertente" nel servire un moccioso che non fa altro che lamentarsi e dare ordini dalla mattina alla sera? Eppure una leggera sfumatura di ilarità c'era.

Infatti, non era poi così noioso pensare che quella stessa persona, così avida e così viziata com'era, un giorno si sarebbe sicuramente inginocchiata ai suoi piedi e avrebbe elemosinato pietà, per la sua vita, per la sua anima.
Non era, perciò, sbagliato pensare che stesse eseguendo ordini stupidi e che si stesse auto-umiliando ponendosi al servizio di un bambino, non per altro che per un suo obbiettivo, o meglio, per una tanto dovuta ricompensa.

Sicuramente quella ricompensa, quel giorno, non aveva avuto tanta voglia di dormire, si presentò infatti, in quel momento, alle porte della cucina, nascosta dietro lo stipite della porta, osservando senza un apparente motivo, se non per noia, ciò che faceva il suo maggiordomo.

Ancora concentrato sul suo dolce, Sebastian roteò gli occhi percependo la presenza del suo giovane padrone che teneva lo sguardo fisso sulle sue spalle. Maledicendosi per non aver messo del sonnifero nella cena del suo padroncino del giorno precedente, e salutando, con la mente, quei bei attimi di relativa pace e calma che stava trascorrendo pochi minuti prima, si voltò verso la porta sfoggiando un bel sorriso e augurando buongiorno al suo padrone.

Ciel non rispose; capendo che il suo maggiordomo si stesse girando nella sua direzione, fece in modo di ritrarre quella sua testolina, che faceva prima capolino dallo stipite.
Dopo un'altra smorfia esprimente un "ma perché a me?", Sebastian ripose sul piano della cucina la sacca a poche alla crema con cui stava decorando la torta ed iniziò a camminare con passo lento e impercettibile verso la porta, sperando di cogliere il suo padroncino di sorpresa.
Trovatosi nel corridoio notò la piccola figura del suo padrone, con lo sguardo perso nel vuoto e con le manine dietro la schiena.
Non comprendendo se quella del suo padroncino fosse una recita o uno stato di "trance" relativo al poco sonno che egli si fosse concesso quella notte, Sebastian sventolò una mano a pochi centimetri dal viso di Ciel e quest'ultimo sgranò le pupille -per non sobbalzare- dalla la sorpresa.

【𝕭𝖑𝖆𝖈𝖐 𝕭𝖚𝖙𝖑𝖊𝖗 : 𝕭𝖔𝖔𝖐 𝖔𝖋 𝕿𝖍𝖔𝖚𝖌𝖍𝖙𝖘】Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora