Terminata la sua salita non poté non notare l'enorme ritratto di famiglia che aleggiava solo sulla parete.
Nonostante tutti lo riconoscessero come "ritratto di famiglia", quel dipinto per Ciel non aveva un bel nulla di famigliare, tranne ovviamente i protagonisti ritratti.Nel quadro egli non era presente: ciò non solo lo metteva in soggezione, ma lo rendeva invisibile anche a sé stesso, più di quanto non lo fosse già da bambino.
Ciel continuò a capo alto la sua strada, addentrandosi nel labirinto della sua casa, ricercando la sua stanza.
Quando era piccino aveva sempre avuto un ruolo in secondo piano nella sua famiglia, non certo per via dei suoi genitori, ci mancherebbe anche quello, più che altro era costretto a rimanere segregato in casa per via della sua precaria salute, costretto a scrutare il mondo dalle finestre della sua abitazione, costretto ad osservare sé stesso giocare in giardino e non poter nemmeno raggiungersi.
Era come un riflesso, un riflesso reale.
Una "ruota di scorta" si definiva segretamente, quando viveva ancora in quel periodo dove il sorriso era all'ordine del giorno.
Perciò fu drastico per lui iniziare a recitare nei panni di un colui del primo piano, o meglio, fu drastico diventare importante tutto d'un tratto.
Eppure quando lui era piccolo, desiderava in segreto tutta quell'importanza che veniva affibbiata al suo riflesso, desiderava anche lui le cose che non poteva avere.Il giorno in cui ottenne quello che desiderava, contro le sue aspettative personali, arrivò come un uragano, lo devastò e lo ruppe in mille frammenti di vetro, fragile com'era.
Si ritrovò a non voler più poi quella cosí agognata importanza; tuttavia, una volta ottenuta, o meglio -se così possiamo dire- rubata, non avrebbe potuto più restituirla, nemmeno se avesse pianto tutte le lacrime di questo mondo.
Come si soleva dire "Aveva voluto la bicicletta? Bene, che pedalasse".Ciel si trovò quindi con la sua mano gelida a girare il pomello della porta che conduceva nelle sue stanze; aveva mal di testa.
Sicuramente questa reazione gli era stata causata dal silenzio assordante a cui non era poi così abituato, e forse anche dall'orario in cui aveva deciso di destarsi, magari troppo prematuro per le sue abitudini.Chiudendo la porta alle sue spalle si portò una mano alla fronte: era tiepida, come si aspettava. Ciò non era necessariamente segno di febbre, ma anche se lo fosse stato non se ne sarebbe curato minimamente; era solo una reazione del suo corpo con cui aveva già familiarizzato, che si verificava quando pensava troppo, quando tutti i pensieri nella sua testa iniziavano ad accavallarsi l'un l'altro senza mai donargli attimo di tregua.
Quei pensieri, tra l'altro, non erano poi alcuni dei migliori con cui poteva sviluppare un ragionamento, anzi, lo infastidivano e non poco, pieni di ricordi, malinconia e tristezza com'erano.
Non solo gli procuravano emicranie e giramenti di capo, arrivavano, certe notti, sino al punto di farlo lacrimare contro la sua volontà, anche se ciò non l'avrebbe mai confessato ad anima viva, nemmeno a sé stesso, se vogliamo superare i limiti.
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【𝕭𝖑𝖆𝖈𝖐 𝕭𝖚𝖙𝖑𝖊𝖗 : 𝕭𝖔𝖔𝖐 𝖔𝖋 𝕿𝖍𝖔𝖚𝖌𝖍𝖙𝖘】
Hayran Kurgu『 Era davvero possibile tutto quello? Eppure gli sembrava solo ieri, di quando fermamente credeva a Babbo Natale o di quando si nascondeva negli armadi per vincere a tutti i costi le partite di nascondino. Perché era accaduto tutto così in fretta...