Capitolo 4

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Una fila multicolore di automobili si estendeva davanti, dietro e di fianco a loro. Il taxi procedeva a passo d’uomo, tanto che Cheryl represse più volte l’impulso di scendere e continuare a piedi. Non era sicura che Harry l’avrebbe seguita e da sola non aveva la più pallida idea di dove andare.

«Scusa» sibilò tra i denti. «Ma perché non abbiamo usato un portale o qualcuna delle tue magie?»

Harry le lanciò un’occhiata di sbieco, scuotendo il capo. «Tanto per la cronaca, io non faccio magie. E ad ogni modo non posso aprire due portali in un lasso di tempo così breve, per oggi ho infranto abbastanza regole. Abbi un po’ di pazienza.»

«La tua ragazza non sa che sei qui?» Cheryl incontrò lo sguardo contrariato del tassista nello specchietto retrovisore, e si rese conto di quanto potesse apparire fraintendibile la domanda. In un altro momento, l’avrebbe trovato divertente.

Harry, che aveva avuto la stessa impressione, gettò la testa indietro e rise fragorosamente. «Liv non è la mia ragazza.» puntualizzò. «E soprattutto, non è lei il problema, per quanto questa cosa non le piacerà.»

«Stai dicendo che nessuno si aspetta che io arrivi da un momento all’altro?»

«Quasi nessuno, sì.» rispose. «Ma appena spiegherò loro come stanno le cose capiranno.»

Cheryl sospirò, e si lasciò andare contro il sedile. «Quanto dista questo posto da qui?»

Harry lanciò un’occhiata in direzione del conducente, suggerendole che non era il momento adatto per parlarne. Durante il tragitto, Cheryl intuì che nemmeno lui aveva previsto di metterci tanto, poiché a ogni sosta che erano costretti a fare, i suoi muscoli si tendevano come corde di violino.

All’ennesimo intoppo il ragazzo perse le staffe e chiese al tassista di fermarsi.

Camminarono fino alla stazione della metropolitana e dopo una buona mezz’ora d’attesa, salirono su quella decisa da Harry. Nessuno dei due aveva detto niente fino a quel momento, perciò il ragazzo ebbe un sussulto quando Cheryl parlò.

«Quindi dov’è questa Rocca?» chiese. «E cos’è poi?»

Harry la soppesò con lo sguardo, come indeciso se risponderle o meno. «In una zona poco frequentata della città, sulle rive del lago», disse poi. «È il posto dove i Guardiani vivono e vengono addestrati.»

A Cheryl non era ancora ben chiara la faccenda dei Guardiani, ma decise che per il momento le bastava ciò che sapeva. Nelle ultime ventiquattrore erano successe più cose che nella sua vita intera, e si sentiva esausta. Senza rendersene conto aveva appoggiato la testa contro il finestrino e, lentamente, la stanchezza ebbe il sopravvento su di lei.

Si svegliò con la consapevolezza di un paio di braccia avvolte intorno al suo corpo e, quando aprì gli occhi, si ritrovò col viso schiacciato contro il petto duro di Harry. Sentì le guance riscaldarsi mentre prendeva coscienza di quella vicinanza e, alzando la testa, rese noto il proprio risveglio.

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