ti stringo forte al mio corpo

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il nostro primo appuntamento, no? il primo di una serie durata tutta un'estate.

era l'ultimo giorno di giugno, tirava un po' di vento e faceva meno caldo rispetto alla media dei giorni precedenti.

ricordo bene com'eri vestita: quella giacca color panna coi bottoncini rosa e la gonna dello stesso colore, corta abbastanza da permettermi di ammirare le tue gambe snelle, fasciate da delle calze bianche lunge fino al ginocchio, e la tua figura perfetta. 

i tuoi capelli biondi risplendevano alla luce del sole e non vedevo l'ora di vederli tingersi dei colori del tramonto.

le sette di sera, uno degli orari che d'estate preferivo e che al contempo mi facevano innervosire.
non è del tutto giorno, ma non è ancora notte. il tramonto deve ancora iniziare, ma il sole comincia già a diradarsi. l'aria si raffredda, seppur continui a fare caldo.
vorresti indossare una giacca, ma facendolo ti sentiresti solo peggio.
al contempo, c'è una pausa e per un po' non devi appartenere né alla luce del giorno né all'oscurità della notte. una tregua, una promessa.

sorridevi un sacco, diversamente da me.
era una cosa di te che avevo già notato da prima, e che stranamente non mi irritava, anzi, credevo che se avessi smesso di sorridermi io avrei smesso improvvisamente di respirare. eri davvero bella quando lo facevi.

quella sera ti ho comandato di decidere tu le nostre mete, visto che eri del luogo. mi hai portata a una sala giochi, e ti ho lasciata vincere qualunque attrazione provassimo, perché l'espressione di contentezza e soddisfazione sul tuo volto valeva molto più del mio stupido orgoglio.

mi hai raccontato tantissime cose, sulla tua vita, sulla tua famiglia, le tue compagnie, il tuo attaccamento a quel luogo.

pensi che non mi fissi accorta di quanto attentamente avessi scelto le parole, per dipingere un quadro di te senza imperfezioni o sbavature?

non mi hai raccontato una singola cosa brutta o anche solo lontanamente triste, quel giorno. forse non eri pronta, o forse semplicemente avevi paura di rovinare l'aria piacevole che si era creata, ma ti avrei ascoltata più che volentieri anche allora. avevi così timore di sembrarmi debole?

io non ho parlato molto, non ho preso nessuna iniziativa, ho lasciato fossi tu a trascinarmi.
però alla fine ti ho baciata. eri seduta sulla tavola dei comandi di uno di quei giochi in cui muovi la levetta e cerchi di pescare qualcosa in mezzo a tutti i giocattoli all'interno della vetrata.
i tuoi occhi mi chiamavano, ed erano fissati sulle mie labbra, così come i miei lo erano sulle tue. ti ho baciata in fretta, forse incoraggiata da ciò che avevamo bevuto prima. avrei voluto baciarti più dolcemente, visto che era il nostro primo bacio. 

dopo essermi staccata dalle tue labbra, non vedevo l'ora di provare il nostro secondo bacio. e dopo quello, un'altra miriade.

LITTLE TALKS。chaennieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora