9. Il sogno

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L'ultimo suono che ricordavo di aver percepito era il campanellino dell'ascensore, dopodiché mi assalii un fruscio insopportabile al timpano. Mi voltai verso quest'ultimo, le cui porte si stavano lentamente aprendo per mostrare una figura, ormai fin troppo familiare ai miei occhi, Timoty.

Quando lo vidi venire verso di me, il fruscio diventò sempre più insopportabile. Vidi le sue labbra muoversi, ma non riuscivo a percepire il suono della sua voce. La testa cominciò a girarmi, la vista mi si stava offuscando e l'ambiente circostante sembrava essere diventato una discoteca, contornato da strane luci. Quel ghigno fastidioso sul suo viso, fu l'ultima immagine impressa nelle mia mente, dopodiché chiusi gli occhi e caddi a terra privo di sensi.

"Alex." "Alex." Sentii risuonare nella mia mente da una voce familiare, dolce e rassicurante. L'unica capace di trasmettermi quella tranquillità era quella di mia madre. Lentamente cercai di riaprire gli occhi, la testa mi girava ancora e avevo la vista offuscata ma, ciò che vidi davanti ai miei occhi lo avrei riconosciuto anche in punto di morte.

Così grandi da sembrare smeraldi, un paio di occhi verdi, lucenti come non mai, nascosti da quei capelli biondo cenere che le ricadevano sul viso. La riconobbi dal suo profumo inconfondibile di rose che amava coltivare in giardino. Si trattava di mia madre.

"Sono in paradiso?" Domandai con un sorriso, ancora confuso e con un tremendo dolore alla testa. Cercai di rialzarmi quando mia madre mi poggiò una mano sul viso, il suo tocco mi emozionò a tal punto da non riuscire a trattenermi e dal mio occhio sinistro fuoriuscì una lacrima. Secondo un detto, se la prima lacrima veniva fuori dall'occhio sinistro si piangeva per tristezza ed era proprio così. Sapevo che quella davanti ai miei occhi non poteva essere mia madre, perché purtroppo era morta, dovevo accettare la triste realtà e farmene una ragione.

Mi tirai su, alzandomi in piedi e, guardandomi intorno, mi sembrò di trovarmi in cielo.
"Forse sono morto davvero?" Pensai ad alta voce. "Non sei morto tesoro, ma lo sarai presto se continui a restare qui." Disse mia madre prendendomi per mano, era così calda e morbida, non smettevo di guardarla, mi mancavano talmente tanto quegli occhi e quel profumo gironzolare per casa. "Mi manchi mamma." Dissi spontaneamente, senza pensare, sapevo che era tutto frutto della mia mente ma avevo bisogno di dirlo. Una parte di me era morta insieme a lei quel giorno e non resusciterà mai. "Fatti forza amore." Disse con un sorriso, il più bello fra tutti. "Svegliati adesso." Continuò a dire, stringendomi la mano. Cominciai a guardarla confuso ma, aveva senso, considerando che era frutto della mia immaginazione doveva trattarsi di un sogno. Guardandomi intorno notai comparire intorno a me un cielo azzurro con sfumature di rosa e viola. Restai a bocca aperta a quella vista, continuando a guardare sbalordito, ma dove mi trovavo?

Pian piano intorno a noi comparirono dei pianeti, allora doveva trattarsi di una galassia. Avevo sempre creduto che in quest'ultima il cielo fosse completamente nero e costellato da stelle e meteoriti. Stavolta però era diverso, volsi lo sguardo a terra, dove sotto ai nostri piedi notai un tappeto di nuvole.
"Wow!" Esclamai ad alta voce. "Ti piace qui?" Mi domandò mia madre con un sorriso. "Dove siamo?" Chiesi continuando a guardarmi intorno sbalordito. "Questa è la nostra galassia Alex, o almeno lo era." Disse alzando la mano al cielo e improvvisamente tutt'intorno a noi cambiò aspetto, diventando come lo avevo sempre immaginato. Completamente nero e calò un buio profondo all' istante. Adesso sotto ai nostri piedi c'era il nulla assoluto, l'oblio.

"Mamma!" Esclamai spaventato, guardando negli occhi verde smeraldo di mia madre. "Svegliati Alex!" Furono le sue ultime parole, prima di lasciarmi la mano. Stavo precipitando in quell'oblio, cercai di gridare più forte che potevo ma, con mio grande stupore, non riuscii a percepire il suono della mia voce. La figura di mia madre stava lentamente svanendo dalla mia vista, l'avevo persa per la seconda volta.

Chiusi gli occhi sempre più spaventato e disperato, sperando di risvegliarmi nel mio letto. Passarono alcuni minuti ma sentivo ancora mancarmi la terra sotto ai piedi e fu allora che ripensai alle parole di mia madre. Dovevo svegliarmi.

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