4. Primi guai

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L'ultima cosa che sentii prima di addormentarmi fu il rumore dell'auto di Vana mettersi in moto, dopo solo il silenzio.

La mattina seguente la sveglia suonò puntuale alle 7.15, nonostante non avessi dormito molto sapevo di non potermi permettere di saltare il lavoro. Per tutta la notte non avevo fatto altro che pensare a Vana e a ciò che aveva scoperto. Se avesse avuto ragione? Se esistevano davvero altre colonie, ogni cosa cambiava. Potevo scegliere di vivere una vita migliore altrove invece di continuare a restare qui. La paura però era tanta, meglio vivere una vita mediocre che non viverla affatto.

Smisi di pensare e cominciai a prepararmi per andare a lavoro, oggi spettava a me il turno di notte e già mi sentivo a pezzi. Stavo per uscire dalla porta d'ingresso quando un rumore di auto mi fermò, mi avvicinai alla finestra e nel vialetto di casa mia vidi fermarsi le auto della F.S.A., le forse speciali antisommossa, addestrate personalmente dal generale Straus, fedele guardia del corpo di Timoty. C'era anche lui la sera in cui mia madre venne portata via insieme a Kirk. Restai immobile a fissarli dalla finestra, mentre loro si avvicinavano alla mia porta. Sapevano che Vana era stata lì? Per forza, altrimenti perché venire a casa mia.
Il campanello suonò ed io non sapevo bene cosa fare. Non rispondere avrebbe solo peggiorato le cose e sarebbero comunque riusciti ad entrare con la forza. Feci un respiro profondo, mi presi di coraggio ed aprii la porta.

"Buongiorno. Che succede?" Dissi cercando di mantenere la calma e sembrare il più naturale possibile. "Salve signor Paiton, possiamo farle alcune domande?" Disse il generale Straus, con quel suo sguardo sempre serio e autoritario, penso di non averlo mai visto sorride in tutta la mia vita. "Certo." Risposi. "La signorina Vana Osvald ieri è scappata di casa, sa dove possa essere andata?" Mi domandò, mentre alle sue spalle c'era Timoty che scrutava l'interno di casa mia come se stesse cercando qualcosa o qualcuno. "Perché dovrei saperlo proprio io?" Domandai facendo sembrare di essere confuso e, per un momento mi credettero, dopotutto non avevo mai avuto nessun rapporto con Vana neanche dalla scuola, la mia versione doveva essere credibile per forza. "Abbiamo notato delle sgommate di auto sulla strada, che si interrompono davanti casa sua." Disse il generale indicandomi i segni sulla strada alle sue spalle. Adesso stavo andando nel panico, ieri sera era buio e non me ne ero accorto sennò mi sarei preparato una scusa credibile. Aspettai un po' prima di rispondere e fu l'errore più grande di sempre. "Non ne ho idea, appena finito il turno alla fabbrica, sono tornato subito a casa e sono andato a letto. Non ho sentito niente." Dissi, sia gli occhi del generale sia quelli di Timoty era puntati su di me. "Bene andiamo." Disse Timoty sbuffando e voltandosi per andare verso l'auto. "Aspetti signore." Disse il generale continuando a guardarmi negli occhi, si vedeva dal suo sguardo che non aveva creduto a niente di ciò che gli avevo raccontato. Mi sentivo le mani sudate, cominciai a muoverle dall'agitazione e lui se ne accorse. "C'è qualcosa che non va signor Paiton?" Mi chiese con un sorrisetto, mentre si avvicinava a me. "No, sono solo molto in ritardo per il lavoro." Dissi con una smorfia. "Stia tranquillo, il signor Osvald metterà una buona parola per voi. Dico bene?" Disse voltandosi verso Timoty. "Se dirà la verità, volentieri." Disse Timoty tornando verso di me, anche lui stava cominciando a intuire che ci fosse del marcio nella mia storia. Mi portarono con loro, non cercai nemmeno di opporgli resistenza, sapevo che sarebbe stato inutile. Notai i miei vicini osservare la scena ma, nessuno fece niente per fermarli e non potevo dargli torto perché al loro posto mi sarei comportato nello stesso modo. Mi misero una benda sugli occhi per poi caricarmi in auto.

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