YOONGI'S POV
Da quel giorno non ci separammo più, la nostra diventò un' amicizia così potente da farmi credere di avere finalmente con me un' arma per combattere contro il mondo.
La città scorreva e il tempo la trascinava avanti insieme al passare degli anni. Crescemmo. Io diventai presto un ragazzino basso e sempre cupo, all'apparenza freddo e malinconico, ma di fianco a me Tae continuava a risplendere e più cresceva più sembrava determinato a brillare per sempre, non era cambiato più di tanto in realtà, ma ogni giorno confermava la sua bellezza.
Mio fratello vinse una borsa di studio per un' università abbastanza famosa fuori città, se ne andò lasciandomi con un padre frustrato e una madre sempre delusa dal mio andamento scolastico e sempre più convinta del fatto che io non fossi e non sarei mai stato all' altezza di mio fratello. A me non importava. Non davo minimamente peso ai voti e alla scuola in generale che vedevo come il luogo che più di tutti rappresentava la sciattezza della gioventù e il menefreghismo degli adulti verso quest' ultima, erano troppo impegnati a ficcarci in testa roba inutile che io non riuscivo mai a ricordare per poter rendersi conto della paura e del dolore che un po' tutti avevamo negli occhi.
Tae invece lasciò la scuola all'età di undici anni dopo che il padre lo aveva definito "un' esistenza troppo inutile perché non fruttava denaro" così trovò un modo per portare i soldi a casa: come tutti i ragazzini di quell' età in cerca di lavoro si recò dall' uomo basso e calvo che gestiva il bar con un ghigno malefico in volto che gli assegnò un impiego. Non farò giri di parole perché fa tanto male scrivere quanto ricordare. Il mio amico lavorava per strada, ebbene sì, si prostituiva.
Il giorno in cui mi parlò del suo nuovo lavoro rimasi a bocca aperta e ,visto che io a tredici anni avevo capito già meglio come funzionavano i rapporti "intimi" interpersonali, rimasi alquanto sconvolto dalla notizia. Era normale, tanti ragazzi dell' età di Tae e anche più piccoli svolgevano lavori simili e a me non era mai importato, eppure in quel momento venni scosso da mille brividi sentendo le mani sporche della gente sul corpo esile del più piccolo. Lui era sereno e a volte mi raccontava qualche strana vicenda che il suo lavoro lo portava a vivere ma, mentre rideva commentando l'aspetto o l' atteggiamento di qualche caso umano che gli capitava di incontrare, i suoi occhi si svuotavano e la sua luce caratteristica pareva spegnersi per qualche secondo.
Lui mi aspettava sempre al parco dopo scuola e mi guardava mentre mi allenavo per le audizioni della squadra di basket della scuola (che puntualmente fallii rimanendoci malissimo, ma questi sono dettagli ...)
<<Hyung non dovresti studiare?>>
Mi ripeteva sempre dopo ore che imprecavo contro un canestro mezzo sfasciato.
<<No, me ne sbatto altamente la minchia>>
Rispondevo puntualmente io.
Lui se ne andava all'ora di cena e io dopo aver mangiato con la mia famiglia mi arrampicavo fin sopra al tetto di casa sua e aspettavo che tornasse.
Fu proprio su quel tetto che successero le cose più importanti della mia vita. Guardavamo le stelle tutte le sere, restavamo in silenzio se notavo che lui non aveva voglia di parlare, qualche volta neanche si sedeva tanto era il dolore. Quelle tegole scure rese fredde dal vento gelido della notte sono state le nostre compagne di vita, lì successero le cose che più segnarono la mia crescita, lì fumai la mia prima sigaretta che, all'età di quindici anni, mi era stata regalata da una mia compagna di classe che Tae affermava mi venisse dietro, ma a me non era mai importato più di molto.
"Che regalo insolito" penserete, già, che regalo insolito, ma d'altra parte nel mondo in cui vivevamo aveva forse altro da regalarmi? Poi , visto il costo che avevano le sigarette nel mio quartiere un'altra persona avrebbe apprezzato molto quel gesto, ma io al tempo ancora non ci capivo niente.
Ricordo gli occhi di Tae che mi guardava mentre aspiravo quel fumo acre che sentivo bruciare nello stomaco, mi piacque, amai quella sensazione cosi irruenta di calore che quasi faceva male, pensavo di aver trovato qualcosa che mi scaldasse dal freddo di quell' eterno inverno dove crescevo.
<< Ti consumerai così...>>
Sussurrava lui guardandomi, io tacevo facendo spallucce quando in realtà avrei avuto tanto da replicare: io mi sarei consumato, è vero, era un dato di fatto, ma anche lui in un modo o nell' altro si stava distruggendo, le mani della gente lo stavano distruggendo, la paura di vedere ogni sera quelle macchine costose accostare al marciapiede lo stava distruggendo, le botte di suo padre lo stavano distruggendo, quindi mio caro amico se il mondo sta cercando di abbatterti io mi abbatterò a mia volta in modo tale da affievolire l'amarezza che mi reca vederti soffrire, se la vita ti odia allora odierà entrambi, io sono un pezzo di te come tu sei un pezzo di me, o tutti o nessuno, se dobbiamo soffrire allora facciamolo insieme, tanto cosa abbiamo da perdere?
L'AUTRICE: ciao amici, volevo inizialmente scusarmi per l'assenza, ma è un periodo abbastanza di merda quindi spero che voi capiate...
Mi scuso per il capitolo cortino, un po' sciatto e di passaggio, ma era in qualche modo necessario
Questa storiella sta prendendo forma, tanto che se piacerà pubblicherò anche un sequel a cui sto già pensando una volta che sarà terminata, ma dubito piacerà lol.
Vabbè detto questo fatemi sapere che ne pensate del capitolo anche se non è un granchè.
Vi voglio bene <3
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ɪ'ᴍ 𝗗 ʙᴏʏ [[𝚝𝚊𝚎𝚐𝚒]]
Fanfictionᵈᵃˡˡᵃ ˢᵗᵒʳⁱᵃ > Indicó il cielo. Una striscia dorata stava attraversando la notte, una fiamma che squarciava il buio di quella città che ormai continuava a risucchiarci. > Si voltò a guardarmi intensamente. > > Strinsi la mia mano con la sua. > > > ...