SEVEN

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TAEHYUNG'S POV

-DIECI ANNI DOPO-

Delle nuvolette di fumo si alzavano davanti al suo volto e io lo fissavo mentre lasciava che il bruciore della nicotina colmasse quel vuoto che diceva sempre di avere dentro, era immerso nel buio fondendosi con la notte, i suoi lineamenti delicati e la pelle bianchissima risaltavano contrastando il bagliore pallido della luna.

<<Tae, guarda!>>

Indicó il cielo. Una striscia dorata stava attraversando la notte, una fiamma che squarciava il buio di quella città che ormai continuava a risucchiarci.

<<Una stella cadente>>
Si voltò a guardarmi intensamente.

<<Esprimi un desiderio..>>

<<Hyung tu lo sai cosa voglio>>
Strinsi la mia mano con la sua.

<<Appena potremo scapperemo, ci lasceremo la merda e l'asfalto di questa città alle spalle, correremo via da qui così veloci che la paura non riuscirà ad afferrarci, andremo a Busan o a Seul o qualunque posto dove la gente cammina tranquilla per strada, ma dobbiamo arrivare vivi a quel giorno e ci arriveremo insieme>>

<<Tae è una promessa?>>
<<sì, è una promessa...>>

Lo vidi sorridere leggermente mentre annuiva scuotendo la chioma corvina che gli copriva spesso gli occhi.

<<Yoongi hai mai sentito parlare del ciclo dei vinti di Verga?>>
Fece segno di no.

<<Giovanni Verga era un letterario italiano della seconda metà dell'ottocento, lui, come tutti aveva le sue convinzioni che chiamava "ciclo dei vinti" i vinti sono tutti coloro che sono stati schiacciati dal peso della propria vita. Verga era certo che se una persona fosse nata in una condizione di povertà e tristezza non sarebbe riuscita più ad emergere da questa e ,nel caso riuscisse a cambiare la propria vita, la malinconia e un senso di mancanza l'avrebbe tormentata fino alla morte>>

Sollevò un sopracciglio.
<<Cosa intendi con questo?>>

<<Hyung cambiamo le cose! Dimostriamo a Verga che si sbagliava, noi siamo l'eccezione che conferma la sua regola, la vita non ci vincerà, scapperemo da questa città prima che ci schiacci>>

Scosse il capo e i suoi occhi si fusero perfettamente con lo sfondo, due perle nere che si stavano pian piano facendo lucide e per poco temetti potesse scoppiare a Piangere,  non l'avevo mai visto piangere ed ero convinto non sarei riuscito a sopportare il peso delle sue lacrime.

<<Non possiamo>>
Sussurrò quasi come se temesse che il mondo potesse sentirci complottare alle sue spalle.

<<Non possiamo evitare che la città ci schiacci perché ci ha già schiacciati, perché il buio ci avvolge, abbiamo addosso lo stesso grigiore dei palazzi, siamo macchiati per sempre. Noi siamo i suddetti "vinti'' siamo ancorati a questa città e non sarà tanto facile uscirne>>

Sentii il sangue che mi scorreva più velocemente nelle vene e le tempie presero a pulsarmi, si stava arrendendo, si stava inchinando al grigiore del mondo si stava concedendo a quella vita che non meritava, non lo poteva fare, non lo avrei permesso.

<<No, no,no,no cazzo no. Yoongi guardami>>
Lo presi per le spalle e lo voltai verso di me.

<<Perché ti arrendi, io non ti lascerò qui, faremo un po' di soldi e manderemo a fare in culo queste strade sporche e polverose.
È la nostra promessa>>

Lui non era convinto e questo mi spaventò feci scorrere la mia mano lungo il suo collo fino a poggiarla sulla sua guancia.

<<Andrà tutto bene finché saremo insieme, fidati di me>>

Gli sorrisi e lui annuì rispondendomi con un sorrisetto che gli gonfiò ulteriormente le guance facendolo sembrare un piccolo gattino.

Passai il pollice sul suo zigomo pallido, era bello, bellissimo ,lo avevo sempre pensato e non avrei smesso facilmente di farlo.

Fissai il suo collo lungo e sotto il pallore dell' epidermide si intravedevano le vene violastre che lo facevano apparire ancora più attraente.

Mi avvicinai ulteriormente al suo volto rotondo completamente privo di imperfezioni e dai tratti morbidi improvvisamente spezzati dal taglio felino dei suoi occhi profondi e neri come la notte, neri come la paura e crudeltà del mondo ,ma luminosi come pochi ed era  proprio in quel nero sconvolgente io ritrovavo una tavolozza di colori.

I nostri nasi si sfiorarono e sentivo il suo respiro caldo sulle mie labbra, mi persi nel candore della sua pelle con la mia mano ancora avvolta intorno alla sua, per un momento mi sentii a casa, lui era la mia casa, il freddo e il buio non mi facevano più paura ora che ero a pochi centimetri dalla luce, lui era la mia luce, si sporse leggermente.

<<Taehyung, vieni è pronto a tavola!!!>>
Mia madre urlò da dentro casa.

Serrai gli occhi maledicendola in tutte le lingue del mondo.

Mi sollevai in piedi cercando di ignorare la lieve sfumatura pescata che avevano preso le sue guance.

<<Devo andare>>
Sussurrai, aspettai che annuisse per poi voltarmi a scavalcare la finestra lasciandolo lì solo con un mozzicone di sigaretta fra le dita a fondersi con la notte.


L'AUTRICE: ciao ragazzuoli, come state?
Voglio scusarmi per non aver aggiornato per un po' ma sto passando un periodo davvero orribile.
Mi sono impegnata un sacco a scrivere questo capitolo  anche perché penso sia uno dei più importanti della storia, ma ci terrei che voi mi diceste cosa ne pensate...
Spero vi piaccia Perché mi sto impegnando davvero molto.
Vi voglio bene ciauu <3

ɪ'ᴍ 𝗗 ʙᴏʏ  [[𝚝𝚊𝚎𝚐𝚒]]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora