L'attesa

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Attendeva da ore, ormai, vicino al parapetto che si affacciava sul fiume. L'acqua continuava a scorrere, lenta e monotona: un nastro dai colori cangianti, freddo e imperturbabile. Solo qualche folaga era passata nuotando pigramente; le aveva osservate con scarso interesse, perché aspettava la persona che più amava al mondo e tutto il resto non contava.

Nel corso della giornata il cielo era mutato da grigio in celeste smorto, poi in azzurro brillante, infine si era riempito di nuvole fitte. Ora, al tramonto, qualche raggio di sole era filtrato dalla coltre spessa, illuminando di bagliori dorati e ramati la superficie dell'acqua.

Lui, gli occhi rivolti al fiume, sembrava guardare i piccoli mulinelli che si formavano in superficie e il dondolio ipnotico della vecchia barca ormeggiata poco lontano. In realtà, fingendo indifferenza, tendeva l'orecchio verso la strada deserta in attesa di quella voce così cara che lo chiamasse per nome. Non aveva ancora perso la speranza: gli aveva detto "Aspettami" e lui infatti era ancora lì, in attesa.

La luce pian piano calava e con essa le probabilità che il suo desiderio si avverasse.
Era stanco, affamato, inquieto... si spostava continuamente di pochi passi per poi tornare al punto di partenza. Infine capì: il suo amore non sarebbe mai più arrivato.
A piccoli morsi sfilacciò la corda che lo legava alla sbarra e corse via.

Un passante solitario vide solo l'ombra di un piccolo cane sporco e arruffato che svaniva in lontananza.

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