Capitolo 3 - Disegno

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(T/N)'s pov

La mattina seguente, come al solito, presi l'autobus per andare a scuola. Quello di (N/a) era in ritardo, quindi, quando arrivai, decisi di aspettarla in una delle panchine del parco. Presi il mio album da disegno, la mia fidata matita, e mi guardai intorno, alla ricerca di un soggetto da disegnare.
Il mio sguardo si spostò sugli alberi dietro di me, notando che alcuni cespugli si muovevano per via del vento, facendo cadere qualche foglia. Seguì quel movimento che man mano si allontanava da me, fino a fermarsi. Guardai tra gli alberi e vidi un ragazzo poggiato ad uno di essi, con addosso il cappuccio della felpa nera che indossava. Egli si voltò, rivelando il viso ferito di quello stesso ragazzo che mi salvò da Randy, ovvero Tobias.
Questa volta riuscì ad osservare meglio il suo sguardo, soffermandomi sui suoi grandi occhi castani circondati da evidenti occhiaie, che facevano intuire che non dormisse più di tanto. Anche i suoi occhi trasmettevano stanchezza, e non solo quella: aveva uno sguardo assente, triste, come quello di una persona malinconica a cui la vita non sta andando alla grande. Sembrava intento a osservare qualcosa, ma non capì cosa.

Mi distolsi da quei pensieri e decisi di provare a disegnarlo. Come al solito feci la base e tratteggiai i suoi occhi: più li guardavo, più sentivo in me la loro assenza dal mondo. Dopo di che, iniziai a bozzare i capelli. Erano tendenti al riccio e disordinati, come se quella mattina non si fosse pettinato. A guardarli però non sembrerebbero malcurati, anzi, danno la sensazione di essere soffici al tatto. Finì il mio sketch e conservai l'album nello zaino. Per l'arrivo di (N/a) dovevo attendere ancora dieci minuti circa. Continuai a guardare Tobias: la mia mente elaborò domande su di lui, dato il suo essere misterioso.
È la terza volta che lo vedo in questo parco. Chissà, magari aspetta qualcuno. Oppure semplicemente viene a rilassarsi per stare in tranquillità. Però è sempre solo e nascosto... forse è un tipo solitario che non ama la compagnia.
Ero talmente assorta a questi pensieri, che non vidi che si stava allontanando, andando verso la strada. Presi subito il mio zaino e lo raggiunsi.

«Ciao Tobias!» gli dissi sorridendo.
«C-Ciao.» si limitò a dire, con qualche tic e guardandomi confuso. Forse non si aspettava che qualcuno gli parlasse. «Come va?» dissi, per tentare di continuare la conversazione. Ci fu un attimo di silenzio, finché non rispose: «Abba-astanza bene... Tu?» disse guardando il mio livido nascosto dal cerotto «Tutto nella norma, il livido sta guarendo... che fai di bello?» «S-scusa, ma non posso r-risponderti. D-devo andare ade-esso.» disse voltandosi e andandosene. «Ciao allora...»sussurrai, ma non rispose.
Chissà cosa deve fare di tanto importante...

Poichè dovevo fare la stessa strada per raggiungere (N/a), provai a seguirlo.
Si fermò non poco distante dalla cartolibreria, e iniziò a fissarne l'interno. Per avere una miglior prospettiva della situazione, attraversai la strada, appostandomi sul marciapiede. Tobias, appena passava qualcuno, cambiava comportamento, come se non volesse essere notato. C'è sotto qualcosa, me lo sento... cosa combini Tobias?

«(T/N), ecco dov'eri!» (N/a) mi saltò addosso, facendomi sobbalzare dallo spavento. «(N/a) quante volte ti ho detto di non saltarmi addosso così?! Sai che mi spavento facilmente...» la rimproverai, mentre lei si scusò grattandosi la nuca «Dov'è finito Tobias» dissi cercando il ragazzo con lo sguardo, che ormai sembrava essersi dissolto nel nulla. «Tobias? Eri con lui?» mi domandò (N/a) guardandomi incuriosita. «Ci ho parlato al parco mentre ti aspettavo, solo che ha liquidato subito la conversazione. Ero curiosa di sapere dove stesse andando, così l'ho seguito, dato che avrei dovuto fare la stessa strada per aggiungerti. Solo che ora se n'è andato.» spiegai con un po' di tristezza. Ero curiosissima di capire perché stesse osservando la cartolibreria. «Che tipo strano... lo sai che non bisogna pedinare la gente vero? Se ti scoprisse potresti finire nei guai!» mi sgridò (N/a) dandomi un'occhiataccia «Hai ragione, non lo farò più, anche se la curiosità mi sta uccidendo.» «Allora dovrai tenerla a bada... forza, andiamo a scuola» mi rispose prendendomi sottobraccio e trascinandomi via da lì.
Spero di poterti parlare di nuovo Tobias.

Tutti possono cambiare - TicciTobyxReader [Dark Story]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora