Capitolo 13 - Innocenza

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Tobias's pov

«B-ben svegliata bambolina, do-ormito b-bene?». Non appena (T/N) sbatté le palpebre la salutai. La ragazza mugolò, stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi le ossa. «Hai dormito q-quasi tutto il po-omeriggio» affermai, sotto lo sguardo ancora assonnato della (c/c) che rispose sbadigliando. «Siediti con me al t-tavolo, do-obbiamo parlare di una co-osa» continuai, poggiando al posto vuoto davanti a me dell'acqua e alcuni snack al cioccolato per lei. (T/N) fece come le dissi e notai un'accenno di paura nei suoi occhi. «Tranquilla bambolina, d-devi solo ri-ispondere sinceramente» la tranquillizzai. Appena si sedette, dalla tasca tirai fuori il disegno incriminato, mostrandoglielo. (T/N) fu abbastanza confusa e le ci volle qualche secondo per riconoscere lo Slender in mezzo a tutti gli scarabocchi. «Il mio tratto... questo l'ho fatto io?» mi domandò perplessa ed incredula. «S-si. Dopo che ti sei addo-ormentata ho dato un'occhiata a-al tuo album, t-trovando questo» risposi, non staccando il contatto visivo. Dopotutto, lo sguardo insieme al linguaggio del corpo possono farmi capire se (T/N) menta o meno. «Tobias, non ricordo di averlo disegnato...» disse la ragazza sottovoce, prendendo il pezzo di carta tra le mani tremanti, continuando a scrutarlo «stavo tirando delle linee a caso, ma non ricordo di aver ritratto lui...» concluse. Mettendo da parte la sua paura e perplessità, non notai nulla che mi portò a pensare che stesse mentendo, quindi le credetti. «Ho p-parlato col ca-apo. Molto probabilmente, ti ha indotta lui indi-irettamente a ritrarlo. È u-un avvertimento p-per me, che usa per s-spaventarci» spiegai, prendendole il foglio dalle mani, strappandolo e buttandone i residui nella spazzatura. «P-posso dire quel che penso?» (T/N), con lo sguardo dei suoi occhi (c/o) rivolti verso i miei, prese parola. «Sinceramente non ti capisco Tobias... è vero, per te sono uno sfogo, ma sto anche per diventare la tua rovina». La (c/c) si alzò dalla sedia, venendo verso di me con un passo deciso, che ormai non mostrava da mesi. «Perché non ti salvi la pelle uccidendomi o sacrificandomi al tuo capo? Perché ti fa così tanto schifo la vita, se puoi viverla con così tanta libertà?» il suo tono di voce si fece, ad ogni frase, sempre più deciso e i suoi pugni sempre più stretti, ma con gli occhi che si rifiutavano di incontrare i miei. «Ti prego, fai questo favore a tutti e due. Ammazzami, fammi fuori, sono tutta tua» (T/N) prese l'accetta che si trovava nell'angolo della stanza dietro di lei. Stetti in guardia, finchè non me la porse in mano, allargando le braccia come se volesse darmi un'abbraccio, invitandomi a colpirla.

La ragazza ha ragione, sto giocando col fuoco... non che non mi piaccia, dopotutto di fiamme me ne intendo, ma la situazione diventa sempre più seria.

Alzai le braccia stringendo tra le mani l'accetta, pronta a colpirla. Ma il suo sorriso spento, gli occhi apatici, la sua freddezza... non scaturivano in me la voglia e ne tanto meno la forza di sferrare il colpo, sapendo che l'avrei uccisa senza la goduria in cambio... e sapendo che sarei rimasto nuovamente solo.

«N-no.» sussurrai facendo cadere l'accetta dietro di me. (T/N) alzò lo sguardo, delusa. «Ti ho pre-esa con me per avere un g-giocattolo e per ucciderti al momento giusto. Non ho intenzi-ione di lasciarti andare f-finché non sarò soddisfatto. Non m'importa se hai p-paura dello Slenderman o quant'altro, spegni le tue p-preoccupazioni, perché l'unico che ha il pe-ermesso di metterti le mani addosso s-sono io» dissi, riprendendo l'accetta e posandola vicino la porta d'ingresso insieme all'altra. «E per r-rendere il tuo soggiorno qui con me più intri-igante, possiamo sempre conoscerci m-meglio. Tanto cos'hai da perdere? Te guadagni un po' di c-compagnia ed io ammutolisco le voci nella mia te-esta» conclusi.

Non so neanche io cosa mi prenda. Da quando ho cominciato a riacquistare piccoli frammenti della mia memoria, ho sentito una gran solitudine dentro, che riuscivo a colmare temporaneamente andando in missione per lo Slenderman. Avere (T/N) in casa con me, ha aiutato a riempire questo vuoto, ho iniziato a sentirmi meno solo. La compagnia di questa ragazza mi ricorda tanto i bei tempi vissuti con Lyra. Oltre a questo motivo, me la ricorda tantissimo anche fisicamente per quanto riguarda modi e comportamenti. Odio dover cedere alle mie emozioni ma, dopotutto, cosa posso farci... i nostri peggior nemici siamo noi stessi, insieme ai tanti sentimenti che non fanno altro che consumarci ogni giorno. Tanto vale cederci e cercare il modo migliore per alleviare il dolore della vita.

Tutti possono cambiare - TicciTobyxReader [Dark Story]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora