Capitolo 5 - Violenza

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Tobias's pov

«Bambo-olina-a... sono to-ornato!» Canticchiai aprendo la porta, che rivelò la ragazza nello stesso identico punto in cui l'avevo lasciata. Dopotutto l'avevo legata al piede del letto, non poteva spostarsi. «Cosa c'è? No-on mi dai il bentornato?» Continuai, avvicinandomi al tavolo per posare del cibo e un giornale, che avevo acquistato prima di tornare. «Dai, di qua-alcosa, mi manca la tua bella v-voce». La ragazza si limitò a guardarmi qualche secondo, per poi tornare a fissare un punto impreciso del pavimento impolverato su cui si trovava. «Son sicuro c-che questo ti fa-arà dire qualcosa» dissi prendendo il giornale e mostrandole la notizia in prima pagina. Riportava l'omicidio di ieri, e fortunatamente nessuno mi ebbe riconosciuto. Citarono anche la scomparsa di (T/N). Nel momento esatto in cui la colpì alla nuca, un'anziana non molto lontana da li mi vide, e raccontò ciò che ebbe visto agli investigatori, che credevano avessi ucciso la ragazza e portato via il corpo. Questo era quello che c'era scritto nell'articolo.

«Mi danno per morta..?» Disse continuando a guardare stupita la pagina «Ma non hanno nemmeno provato a cercarmi...» iniziò a singhiozzare, o meglio, cercava di soffocare i singhiozzi, sicuramente per non mostrarsi debole e sensibile davanti ai miei occhi.
«A quanto p-pare starai con me a-ancora per molto tempo, non sei fe-elice?» ridacchiai, girando il giornale verso di me e continuando a leggere «Gli investigatori hanno deciso di far f-fermare le ricerche mome-entaneamente fino alla fi-ine dell'autopsia del co-orpo di Richard Smith. Per quanto riguarda la ragazza, si crede sia morta, poiché è quasi impossibile sopravvivere a un forte colpo alla nuca, dato con un'arma potente. I genitori di quest'ultima però, non sono pronti a-alla rassegnazione: hanno passato le ultime o-ore a perlustrare la città fino ai confini della foresta, ma senza succe-esso. Da questa mattina si trovano in c-centrale, a dare più informazioni possibili affi-inché sia più facile ritrovare il corpo della ragazza, viva si spera.»

(T/N) smise di piangere, e cercava in tutti i modi di evitare il mio sguardo. Era come se avesse, finalmente, realizzato che destino effettivamente l'attendesse, senza la minima speranza di ritornare alla sua vecchia vita. «Dovrai pa-assare il resto della tua miserabile esistenza q-qui con me, quindi cerca di non ignorarmi tro-oppo.»Dissi mettendole il mento tra il mio pollice e indice, facendola voltare verso di me, per farle capire che ormai non aveva scampo e che sarebbe stata nelle mie grinfie per sempre. Ma lei non ricambiò il contatto ai miei occhi, e ciò mi diede abbastanza fastidio. «Sai, quando t-ti parlo dovresti guardarmi. E non lo sto dicendo per ga-alateo, ma perché sarà una d-delle tante piccole regole che dovrai rispet-tare se non vuoi morire». Si decise a guardarmi, infastidita. Proprio come immaginavo e speravo.
È il momento di testare la sua pazienza, e di stuzzicarla... più tardi ho proprio voglia di divertirmi nel vederla soffrire...

«Che c'è? Per caso ho distu-urbato i tuoi tristi pensieri? Rassegnati, non vedrai m-mai più mamma e papà, e ne tanto meno i tu-uoi preziosi amici. Cerca di ficcartelo bene in testa: ormai alle a-autorità non importa più nulla di te, sei solo una del-le mie tante prede: a loro interessa acciuffarmi e sbattermi al fresco. Senza di loro, i tuoi ge-enitori non avranno nessuna possibilità di trovarti.» «Zitto! Loro faranno di tutto per trovarmi e cercheranno di convincere gli investigatori a continuare le ricerche! Tu non li conosci, non permetterti più di parlare di loro. Farebbero qualunque cosa per salvarmi da un assassino insensibile e sporco come te.»
(T/N) mi urlò contro improvvisamente, marcando le ultime parole. Si zittì immediatamente appena si accorse di cosa aveva detto, guardandomi spaventata e capendo che non doveva assolutamente sfidarmi così. Ed effettivamente ha fatto un grosso errore, non deve permettersi di mancarmi di rispetto. «Ehi bambolina, m-modera il linguaggio. Forse non hai anco-ora capito con chi stai parlando, e ne t-tanto meno con chi avrai a c-che fare.» Alzai il tono della voce e mi misi in piedi, per dimostrare la mia evidente superiorità.
«De-evi solamente startene b-brava e al tuo posto, capito?». (T/N) annuì. La squadrai dalla testa ai piedi per assicurarmi che, in mia assenza, non avesse tentato di liberarsi.
Voltai le spalle, e mi diressi verso la porta: mi serviva della legna. Non che l'inverno fosse alle porte ma, qui nella foresta, la temperatura si abbassa notevolmente rispetto la città. Soprattutto durante la notte. La mia casa tra l'altro, essendo abbastanza vecchia, regge meno il freddo, che penetra da tutti gli spifferi. Mi sarei occupato dopo di punirla.

Tutti possono cambiare - TicciTobyxReader [Dark Story]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora