La squillante voce di Ettore rimbombava nella mia testa e cercai di ignorarla pensando fosse solo un sogno. Poco dopo sentii le coperte alzarsi e delle piccole mani poggiarsi picchiettando sulla mia faccia.
«Sveglia, sveglia, sveglia.» disse lui che, come era consueto fare, ci svegliò alle sette del mattino.
«Ettore, ma-» mugolai in cerca della coperta.
«Niente ma, avevi detto che ci avresti accompagnato a scuola!» disse lui triste. Arrivò poi Silvia che concordò con il piccolo fratellino e, unendo le forze, costrinsero me e Giorgia ad alzarci per scendere a fare colazione.
«Buongiorno! Fatto le ore piccole eh?» chiese mia zia mentre preparava il caffè.
«Mh? Noi? No, perché?» dissi io con nonchalance sbadigliando.
I suoi occhi furono puntati su di me, il suo sopracciglio si inarcò ed io capii che la notte prima si era accorta del nostro rientro alle due. Le chiesi scusa mentre giravo lo zucchero nel mio cappuccino caldo ma lei sembrò non preoccuparsene più di tanto.
Una volta lasciati i due gnomi a scuola io e la mia amica decidemmo di andare a fare un giro fuori l'area dove si sarebbe tenuto poi il concerto per vedere se c'era già qualcuno ad aspettare. Arrivate lì trovammo si e no una decina di ragazze con i sacchi a pelo, davanti all'entrata dello standing golden circle est, ma nessun'altra traccia di fans accanite.
***
«Che ore sono? Io ho fame.» annunciò Giorgia.
«È l'una e mezza. Andiamo a mangiare allora.» le dissi io domandandole poi cosa volesse mangiare.
Lei mi disse che aveva voglia di pizza, così cercammo la miglior pizzeria nei dintorni e mangiammo tutto ciò che il nostro stomaco ci permise di assimilare. Poi, aprì l'abercrombie e la mia amica mi chiese: «Voglio una foto con quel tizio, ti prego.»
La assecondai e la seguii mentre si muoveva svelta tra la fila. Si fece quella benedetta foto e uscimmo da quel posto pieno di profumo eccessivo e luci troppo basse. Erano ormai le 14:52 e decidemmo di incominciare ad avviarci nonostante l'abercrombie non fosse così lontana dalla rinascente. Ci posizionammo proprio accanto l'entrata principale, in 'bella vista.'
Giorgia indossava dei jeans chiari a vita alta con delle converse nere ed una maglietta dei guns and roses. Quel filo di mascara che le serviva per allungare le ciglia il giusto, una piccola borsa nera ed il telefono in mano per trattenere l'ansia.
Io, invece, avevo delle parigine nere ed un vestito, sempre nero, con scritto 'I'm following the band.'
Sotto le Dr. Martens e una borsa sulla spalla destra.
Erano le 15:03 ed eccolo arrivare. Alto circa un metro ed ottanta, forse di più. Pantaloni neri e camicia stropicciata. Occhiali da sole e vans all black. La sua camminata impetuosa si faceva strada verso di noi velocemente cercando di non farsi riconoscere.
«Siete voi Giorgia e Caterina?» chiese lui rivolto alle nostre facce inebetite.
Riprendemmo il controllo della situazione e Giorgia lasciò parlare me.
«Si, siamo noi.» risposi io.
«Possiamo metterci in un luogo meno frequentato? I paparazzi mi perseguitano.» chiese quasi implorando.
Annuimmo e ci dirigemmo nel vicolo proprio accanto alla rinascente.
«Quindi, questo è tuo.» dissi porgendogli il telefono. «Cioè di Ashton.» mi corressi da sola.
Lui rise ed i suoi tratti orientali si accentuarono ancora di più. Giorgia era completamente incantata dalla vista del ragazzo davanti ai nostri occhi. Io cercavo di mantenere il controllo. Ci fu un minuto di silenzio prima che il suo telefono cominciasse a suonare.
«Scusate un attimo, è il mio.» disse allontanandosi leggermente per rispondere.
Giorgia mi afferrò il polso per far si che io mi girassi verso di lei. I suoi occhi erano diversi dal solito, erano pieni di gioia e felicità. Calum e Luke erano sempre stati le sue più grandi cotte, e capii benissimo che reazione potesse causare ritrovarselo davanti.
«Era Ashton, con il telefono di Luke. Ci stanno raggiungendo perché Ash vuole ringraziarvi.» disse Calum mettendo il telefono in tasca.
Mi limitai ad annuire non avendo la minima idea di cosa dire in un momento del genere che non avevo mai vissuto prima.
«Siete nostre fan?» chiese poi lui per rompere il ghiaccio.
«Si!» disse Giorgia con fermezza.
Sul volto del moro si aprì un piccolo ghigno che non riuscii a decifrare.
«Venite al concerto stasera?» chiese poi.
Dopo quelle parole il mio cuore di fece piccolo, nella mia mente si fecero spazio mille parole ma cercai comunque di raccontargli tutta la storia. Lui non fece in tempo a rispondere che i tre componenti rimanenti della band, spuntarono dall'angolo alla nostra destra.
Ashton aveva una canottiera grigia e la bandana abbinata. Luke la maglietta nera e bianca con le stelline e le converse tutte nere. Michael, invece, sembrava appena uscito dalla rivista 'Rolling Stone'. I suoi capelli rosso fuoco si abbinavano alla scritta 'Metallica' della sua maglietta e gli skinny neri gli facevano delle gambe più belle delle mie.
Si fermarono davanti a noi con le loro altezze imponenti per squadrarci dalla testa ai piedi. Vidi nel sorriso di Ashton un segno di approvazione che Calum ricambiò velocemente.
I miei occhi incontrarono subito quelli verdi e tempestosi di Michael. Dopo mesi di attesa, eccoli lì, davanti ai nostri occhi. E noi, non sapevamo cosa fare.SPAZIO AUTRICE.
sono tornataa!
tutto ok? come sono stati questi primi giorni di scuola? i miei abbastanza traumatici haha.
so che il capitolo non è il massimo e vi chiedo scusa, prometto che mi impegnerò di più!
RIPETO CHE I DIALOGHI SONO TUTTI IN INGLESE MA LI SCRIVO IN ITALIANO PER RENDERVI LE COSE PIÙ SEMPLICI.
andando avanti, le ragazze incontrano finalmente i 5SOS ma non sanno cosa fare o dire. andrà tutto bene o faranno una delle loro figuracce?
spero che continuiate a leggere la storia per scoprirlo. fatemi sapere cosa ne pensate.bye xx.
STAI LEGGENDO
free tickets. || Michael Clifford. ||
Fanfiction“Avvistati 5SOS al Venus, Milano.” Ci mettemmo poco a decidere se andare o no. Così, una volta vestite, uscimmo e ci dirigemmo al locale. Arrivate lì, prima di entrare, pensai: «Questa è la nostra occasione.»