Jason

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Jason è sdraiata sulla spiaggia. Una leggera brezza le attraversa il corpo.
Sarebbe una notte perfetta se non fosse ubriaca e dolorante. I capelli sono arruffati e crespi, il trucco pesante le è colato ai lati degli occhi e i suoi indumenti sono umidi di sudore e sporchi di sabbia. Tra le mani una birra. Prova a berla da sdraiata ma inevitabilmente se la versa addosso e scoppia a ridere.
Si sente a suo agio lì, in mezzo a quei barboni che cercano un angoletto per passare la notte. È tardi, non sa che ora sia ma è tardi. Probabilmente non si muoverà fino al mattino. La solitudine la calma.
Ha fatto fatica a sbarazzarsi di tutti quei parassiti che le hanno ruotato intorno nel corso della serata.
Attratti come le mosche al miele.
In cerca di soldi, regali, piscine e zone in. Per lei tutte le porte sono aperte, vogliono tutti avere un lascia passare.
La California brulica di quei mostri assetati.
E il suo cognome li attira a flotte.
Fa una smorfia.
Guarda le stelle.
Tutta la vita si è chiesta se stavano con lei perché le volevano bene o per quello che rappresentava. Ora non lo faceva più.
Nessuna domanda.
Ma i pensieri erano sempre lì. Semplicemente aveva smesso di dargli voce.
A 19 anni le sembrava di essere vecchia quanto il mondo. Aveva già avuto tutto, provato tutto e visto quasi tutto!
Non c'erano desideri, ambizioni.
Nulla. Nessun battito, nessun sentimento.
A quei livelli l'amore non esiste.
Solo le scopate.
Il resto si trasforma sempre in dolore.
Bene così pensa e chiude gli occhi.

Suo padre era stato il più famoso batterista di una rock band americana. Ma non una band così, una di quelle che ha scritto le pagine della storia della musica per anni. Senza mai un passo falso, senza mai una hit andata male. Nessuno era stato famoso quanto loro.
Solo Elvis.
E forse nemmeno lui.
Erano in quattro.
Il genio, il ragazzo della porta accanto, il riflessivo e quello con la battuta pronta.
Il padre era quello con la battuta pronta. Fico no.
Bellissimo lo era, simpatico anche e per chiudere ricco e famoso.

Di lui da piccola non ricorda quasi nulla.
Le foto testimoniano che fosse in ospedale il giorno della sua nascita. Di questo non può dubitare.
Per il resto era sempre in tour.
E non appena raggiunto l'anno di vita lei e la mamma hanno ripreso a seguirlo.

Il primo ricordo che ho, sono io che chiedo a mia madre in quale parte del mondo siamo!
Lui era un'ombra che guardavo alla tv o dall'interno di un camerino.
In casa, alle pareti, c'erano delle gigantografie bellissime di lui insieme agli altri. Credo che per un certo periodo sia stata anche in dubbio di quale fosse tra di loro il mio di padre.

Non so quando ho capito bene la portata del suo successo e non parlo di case sempre più grandi, con piscine e tecnologie sempre più avanzate. Parlo dell'effetto che la sua presenza o il nostro cognome faceva sulle persone. Parassiti e non.
Casa nostra era sempre piena di gente.
Oltre agli altri tre e le loro famiglie, circolavano una serie di sconosciuti che facevo fatica ad inquadrare. A capire cosa volessero o in cosa speravano. E se non erano da noi andavamo noi da uno degli altri componenti della band.
Mai passato un Natale con i miei nonni o gli zii. Erano gli altri tre gli zii. Bisognava chiamarli così.
Regali sempre più grandi, vacanze in posti sconosciuti, feste, droga, puttane ovunque.
Mia madre il primo bicchiere di scotch me l'ha allungato a 15 anni. L'ho bevuto tutto di un fiato e poi è stato come se un fuoco si fosse acceso in tutto il mio corpo.
Una sensazione indimenticabile.
Ne sono venuti tanti altri.

Mia madre era la mia unica certezza. Il mio punto fermo. Aveva anche lei le sue giornate no e mi lasciava con le tate, ma lei in qualche modo c'era, sempre!
Aveva imparato da subito a chiudere gli occhi con mio padre, era l'unico modo per sopravvivere. Dopo la mia nascita aveva un motivo in più per farlo. Tutto quello doveva avere un prezzo e lei lo pagava voltando il viso da un'altra parte.
Stare sulla giostra è divertente ma tutti prima o poi vogliono scendere.
Il giorno in cui mi ha allungato il bicchiere non credo volesse farmi del male ma semplicemente darmi il ben venuto in un club di infelici destinati a soffrire per l'assenza dell'uomo che tutti vogliono e che nessuno può avere. Allora ci si consola con oggetti sempre più belli e costosi, comodità, cibi prelibati, tutto quello che il mondo può offrire. Tutto questo però nella più completa solitudine perché la stragrande maggioranza delle persone vuole qualcosa! È li per avere qualcosa ed è pronta a tutto per averlo!

Jason pensa a quei bambini con cui era stata costretta a giocare e che ancora oggi se incontrava in qualche locale doveva abbracciare e baciare sotto i flash dei paparazzi. Suo padre ci teneva tantissimo. Era l'unica regola che le aveva dato.
Il genio aveva avuto un'unica figlia, la bellissima ed enigmatica Kitty, piu grande di lei di 5 anni; quello della porta accanto aveva avuto due maschi Robert di 33 anni e Yull di 25; il riflessivo due gemelli di 30 anni Zack e Preston e alla vecchiaia una bimbetta di 10 anni Perl.
Jason aveva la nausea.
Erano da sempre nella sua vita. Da che aveva memoria. Nelle foto sparse per la casa, sui giornali... Ovunque!
I loro genitori avevano sciolto la band ma erano ancora molto attivi e presenti! Interviste, comparsate, concerti tributo.
Loro erano gli eredi di tutto quell'impero, del loro genio e delle loro capacità.
Non aveva un reale rapporto con gli altri figli dei "miti". Si conoscevano da quando ha memoria ma non erano amici. Alcuni vivevano anche dall'altra parte del mondo. C'erano comunque delle occasioni per vedersi, almeno una diecina l'anno in cui le leggende si concedevano al pubblico e tutti dovevano presenziare.
Jason prende il telefono e manda un messaggio a Kitty

Puttana

Kitty lo visualizza subito e risponde

Fallita

Jason sorride.
Fottuta artista. Kitty si che ha trovato una strada.

Di tutte le cose che poteva fare lei invece ad una soltanto doveva stare lontana e cioè la batteria! E invece no!
Da subito aveva voluto imparare a suonarla come il padre!Che errore madornale!
Il telefono suona di nuovo.
Un messaggio di Kitty.
Una foto della sua fica con sotto la scritta

Lo so che vorresti leccarla

Le risponde subito

Illusa

Si solleva per bere un sorso di birra ma un conato violento la butta di lato per farle vomitare finalmente una serata andata male.
Una vita andata male, pensa subito dopo.
Si allunga di nuovo.
Non ha forze.
È spossata.
Chiude gli occhi quando la voce del galoppino di suo padre interrompe i suoi pensieri

Cazzo Jason
Se qualcuno ti vede e ti riconosce
O peggio ancora ti scatta una foto

Tra i barboni mi mimetizzo bene
Biascica lei
Come mi hai trovato?

Il localizzatore che ha messo tuo padre sul telefono

Che cosa????

Andiamo niente scenate
Cerchiamo di non attirare l'attenzione e buoni buoni ce ne andiamo a casa

Fanculo

Fanculo tu stronzetta
Il vecchio se ti vede così ti strapazza per bene

Mi è tornata la nausea

Benissimo
Andiamo a vomitare in macchina
Vorrei chiudere la giornata dato che sta iniziando la successiva

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