Capitolo 3 - La sperimentazione ha... fallito?

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Agnes era sovrappensiero mentre guidava distrattamente verso casa, tenendo il gomito sinistro leggermente fuori dal finestrino, con la mano poggiata alla testa e gli occhi persi in un punto imprecisato dell'autostrada E134.

Durante il tragitto verso casa, giunta a una biforcazione, il telefono iniziò a squillare con veemenza; chiunque fosse aveva fretta di sentirla, e si convinse di questo quando lesse il nome sullo schermo, "Dottor T"... decise di rispondere alla chiamata, curiosa di sapere cosa volesse

<Dottore... mi dica> il suo tono evidenziava stanchezza, si sentiva chiaramente

<Buonasera Agnes, tornata a casa?> la donna rimase basita di fronte a quella domanda, mai uscita dalla bocca dall'uomo nel corso di tutti quegli anni

<Ehm... no, ancora no; come mai lo vuole sapere?> domandò

<Volevo solo sapere se avevi inviato a Mathias il documento che ti avevo consegnato> un brivido le scese lungo la schiena, accompagnato da imprecazioni e movenze spasmodiche per aver realizzato di essersi dimenticata di un lavoro della massima importanza che avrebbe gia' dovuto essere in mano al destinatario.

Si trattava del fascicolo inerente un precedente virus, ribattezzato "3T4", di categoria 2, ma curiosamente in grado di decimare la popolazione di "Pollo norvegese" nelle fattorie della zona, il quale sarebbe dovuto immediatamente giungere nell'ufficio del biologo Mathias Larsen, un appassionato di zoonosi (ovvero malattie che colpiscono gli animali e in grado di trasmettersi all'uomo) che voleva evitare a tutti i costi l'insorgere di una nuova "Influenza aviaria"; considerando la facilità con la quale tali animali vengono infettati da ceppi non necessariamente virulenti, non era da accantonare la possibilità che una nuova infezione simile si sarebbe potuta sviluppare in Norvegia... sarebbe stata la prima volta, e gli esiti del tutto imprevedibili.

La donna portò una mano sulla fronte e rispose, sconsolata

<No dottore, me ne sono dimenticata>

<Cosa!? Hai la minima idea di quanto fosse importante che quel documento giungesse entro la scadenza a chi di dovere?! Ti sei accorta che lavori, almeno per il momento, in uno dei migliori laboratori della Norvegia, e che quindi la puntualità', e la disciplina, sono OBBLIGATORI!?> urlò lui al telefono, costringendo Agnes ad allontanare il dispositivo dall'orecchio

<Si signore, mi rendo perfettamente conto...>

<Ti rendi perfettamente conto di cosa? Stai attenta Agnes, questa è già la terza volta che tralasci i tuoi impegni per chissà quale motivo... che sia ben chiaro, non transigo un altro sbaglio; alla prossima, e sentimi bene Agnes, sei fuori! Capito!?> le disse, impedendole di finire la frase

<Si dottore, perfettamente...> rispose, prima che la linea venisse interrotta dallo stesso "Dottor T"

<Che giornata di merda!> esclamò, esasperata, urlando al tettuccio della sua macchina.

Il tragitto verso casa si concluse venti minuti dopo.

Al suo arrivo nel quartiere, ormai a tarda sera vi erano, come quasi ogni notte, alcuni bambini intenti a giocare a calcio in un vicino campetto; ormai era abituata a quel frastuono, ma dopo la giornata appena trascorsa, e la consapevolezza di aver rischiato il licenziamento, non aveva più molta pazienza... fece ricorso a tutto il suo autocontrollo per evitare di urlare a quelle piccole pesti la cui età, insieme, non superava i 30 anni.

Entrò in casa, si tolse i tacchi, la giacca e il camice, gettò la borsa sul divano senza pensarci troppo, e si fiondò in bagno con la speranza di fare una doccia rigenerante.

Passò un'ora, Agnes era distesa sul divano intenta a guardare la tv, mentre la sua mente vagava libera circa l'esperimento effettuato solo qualche ora prima; qualcosa la turbava, sapeva che vi erano problemi di stabilità con quel ceppo, lo sapeva in realtà il mondo intero da 12 anni, eppure stava cercando di accettare l'idea che il suo superiore avesse fatto la scelta giusta... o almeno quella che egli riteneva giusta.

Ancora con la testa tra le nuvole, un'auto passò veloce vicino la sua finestra, ma giusto quanto bastava per far giungere all'orecchio della donna una delle canzoni della sua cantante preferita, Lene Marlin; si sentì nuovamente felice, anche se per poco, finchè all'improvviso il telefono riprese nuovamente a squillare... l'espressione sul suo viso cambiò drasticamente.

Sarà il capo? Sarà Mathias? Sarà il laboratorio? Non rimaneva che un modo per scoprirlo.

Prese il telefono e, senza leggere chi fosse, rispose

<Pronto?> la sua voce era stanca, tremolante e chiaramente spaventata

<Agnes! Sono io, Arvid> la voce dell'uomo la fece sospirare dal sollievo, alzò gli occhi al cielo, quasi a ringraziare qualcuno che fosse il suo collega e non il capo dall'altro lato della cornetta, e iniziò a parlare

<Arvid, sono contenta di sentirti> disse la verità

<Forse allora dovresti cambiare idea>

La gioia della donna durò poco; all'udire quella frase le passarono per la mente decine di possibili motivazioni in grado di spiegare una simile reazione, ma decise di ignorarli e sentire cosa egli avesse da dirle

<Sono dovuto tornare al laboratorio poco fa, mi ero dimenticato di prendere alcuni oggetti personali; sai, no? Quando la mente vaga per conto proprio finisci per non ricordare nemmeno dove... > non riusci' a finire la frase che la donna lo fermò, con un tono leggermente spazientito ma abituata al fatto che Arvid fosse fin troppo prolisso, certe volte

<Arvid...>

<Si, scusa.

Ricorderai che ieri abbiamo iniettato il ceppo alla paziente "Z45", e che uscendo dal laboratorio hai evidenziato il tuo disappunto circa la possibilità che non fosse una buona idea, e che il "Dottor T" si fosse sbagliato>

<Allora?> se Arvid l'avesse vista in questo momento, l'avrebbe confusa con un telo da muratura... tanto era sbiancata

<Sono entrato nella stanza dove si trovava la paziente.

La prima cosa che ho notato era lo spiacevole olezzo di, non saprei, credo "andato a male", che si poteva avvertire nell'aria; comunque non gli diedi importanza e mi avvicinai al comodino dove avevo lasciato la mia roba.

Prendo tutto, vado a chiudere la porta e, non ci giurerei, ma ho come avuto l'impressione di averla vista muoversi con la coda dell'occhio... non muoveva tutto il corpo, ma solo alcune articolazioni, ovvero braccio sinistro e gamba destra, quasi stesse cercando di liberarsi da una presa, non so se ho reso l'idea.>

La donna, che lentamente stava diventando più ansiosa che mai, si mise una mano alla bocca e rispose con un flebile, ma affermativo "Mh mh".

<Non ero sicuro di cosa fare, non sapevo nemmeno se fossi impazzito tutto d'un colpo o se stavo assistendo veramente alla "rinascita" di una persona, seppur viva... sai meglio di me che, in quelle condizioni, la poveretta non avrebbe potuto nemmeno parlare, figuriamoci muovere braccia e gambe.

Inizio a non capire più niente, da quella iniezione di ieri sera sembra che ogni cosa stia andando al macello; ah non ti ho raccontato di cosa ha fatto Oscar...> l'uomo, sentendo la collega spaventata, cercò di tranquillizzarla come solo lui sapeva fare, ovvero cambiando argomento.

Ad Agnes però, in quel momento non interessava nulla del gatto del collega incapace di mangiare dalla ciotola senza sporcarsi zampe posteriori e coda, per quanto strano fosse; dentro di lei ora balenava un unico pensiero... "Ci siamo riusciti; purtroppo ci siamo riusciti".

<Grazie Arvid, ci vediamo domani in laboratorio; anche se non dovremmo, devi assolutamente farmi entrare in quella camera, voglio vedere con i miei occhi cosa sta succedendo alla paziente>

<Va bene Agnes... a domani>

<A domani> disse, prima di chiudere la telefonata.

Non sapendo più come reagire, posò il cellulare sulcomodino accanto alla poltrona prima di addormentarsi in un sonno profondo o,per meglio dire, svenendo su quel morbido cuscino color pesca posto dietro lasua schiena, incapace di dare un senso a dei sintomi così strani e del tuttofuori da ogni logica; improvvisamente le venne l'idea peggiore che un medicopotrebbe mai avere; se la situazione non si fosse stabilizzata, non le sarebberimasta che un'unica possibilità... uccidere la paziente.

L'ultimo viaggio (IN LAVORAZIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora