Agnes, rimasta solo pochi minuti all'interno di quel piccolo nascondiglio, venne investita di primo impatto soltanto da una cosa, un forte odore di carne appena affettata, simile a quando da piccola visitava la macelleria vicino casa assieme a suo padre. Certo, le circostanze dell'olezzo stavolta erano diverse, ma per una frazione di secondo non poté fare a meno di sorridere ripensando a quando quell'omone del suo genitore, chiamato Adrian, ogni giorno al suo fianco durante un gioviale periodo della sua vita, quando non aveva ancora compiuto di 8 anni e il mondo le sorrideva.
L'illusione e il ricordo di essere nuovamente dentro alla sua giovinezza venne improvvisamente a mancare quando una provetta, cadendo e frantumandosi in mille pezzi, non la riportò alla tragica realtà. Helene e un infermiere del reparto erano ormai morti, letteralmente macellati da mascelle che non sarebbero dovute essere funzionanti.
E' vero, il "Dottor T" stava sperimentando metodi rivoluzionari per rendere immune il corpo umano da qualsiasi ceppo virale e batterico, ma era anche vero che non conosceva la motivazione che aveva spinto la paziente, Isabelle, clinicamente deceduta a causa di un tumore cerebrale, diagnosi apparentemente messa in discussione dalla presunta correlazione con un gatto selvatico ancora da verificare, a "ritornare" in vita con una rabbia e un comportamento raramente osservati in un essere umano. In quel momento Agnes ebbe un momento di completa confusione: si ricordava che Isabelle era stata portata in clinica perché affetta da un tumore inoperabile, e proprio per questo sottoposta alle crudeli sperimentazioni del "Dottor T", ma Helene aveva portato il campione di sangue di un gatto, apparso in tv in un notiziario censurato, e sempre secondo il "Dottore", assieme alla stessa Helene, era stata questa la ragione della presenza della donna su quel lettino. Qualcosa non le tornava, e curiosamente non ci aveva fatto caso durante la proiezione del filmato, considerando anche il fatto che non ebbe nemmeno il tempo di farlo, visto che di lì a poco sarebbe successo l'impensabile. Che il suo superiore stesse cercando di coprire qualcosa o qualcuno? Vi era forse un legame segreto ben più oscuro del mero scopo lavorativo tra egli e quell'infermiera? Cosa stava succedendo in quella clinica di così assurdo che non lo si voleva far sapere a qualcuno come Agnes, seppur primaria del proprio reparto? Le risposte non sarebbero giunte presto, e sicuramente non era questo il momento per simili indagini poliziesche, aveva ben altro a cui pensare, come ad esempio uscire viva da lì.
Presa da questi e da tanti altri pensieri, Agnes si alzò lentamente sopra quanto rimaneva di un medico, a lei sconosciuto, rimasto tale dall'impossibilità di leggere la targhetta identificativa sulla sua spalla destra a causa della spropositata quantità di sangue su essa depositatosi, per poi ispezionare con cautela la stanza e decidere il da farsi.
<Mio Dio...> non fu in grado di esclamare altro.
I suoi occhi non sapevano bene da dove iniziare a guardare lo scempio palesatosi davanti a lei: assieme ai cadaveri, alla destra di Agnes era presente quanto rimaneva del defibrillatore, due sedie insanguinate, un banco da lavoro e una flebo gocciolante accasciata sul pavimento; alla sua sinistra uno stipo con due sportelli aperti, una finestra in frantumi, un lavabo e il lettino sul quale giaceva il corpo esanime di Helene.
L'attenzione dell'infermiera ricadde però su di un particolare, un oggetto luccicante mal disposto nella tasca destra della vittima. Senza girarci attorno, pensò bene che fosse il caso di prenderlo, qualsiasi cosa fosse, magari le avrebbe permesso di capire qualcosa in più del virus 9T6. Questo perché sebbene lei ricoprisse una posizione piuttosto rilevante nella gerarchia dell'ospedale, il "Dottor T", Helene e altri suoi collaboratori rientravano in una cerchia superiore, una vera e propria setta cui solo ristretti individui potevano accedere.
Agnes non aveva mia voluto prendere parte a simili accozzaglie inutili di persone mosse da un sentimento comune, non era il tipo di donna che perde tempo a cercare di fare colpo su qualcuno solo perché inclusa in gruppi "d'élite" o istituzioni raccomandate; le importava unicamente il suo lavoro, e la certezza di piacere a se' stessa. Non amava mettersi in mostra, motivo per il quale spesso non prendeva parte alle discussioni del reparto, limitandosi ad ascoltare piuttosto che a intervenire.
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L'ultimo viaggio (IN LAVORAZIONE)
HorrorAnno 2050, Norvegia. La multinazionale "Recreate" sta lavorando sulla possibilita', piuttosto utopistica in un primo momento, di rendere il genere umano l'essere vivente maggiormente specializzato del pianeta, costringendo l'organismo delle cavie ut...