Capitolo 6 - Quando tutto ebbe inizio (parte 2)

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Ore 2:34, sei ore dall'arrivo della navetta dai Van Leeuwen

Erano passati diversi giorni da quando Isabelle aveva dato segni di una possibile uscita dal coma, piccoli movimenti, impercettibili spostamenti delle dita e funzioni vitali nuovamente stabili sembravano presagire il raggiungimento di un traguardo potenzialmente da Nobel... non solo un'equipe di medici era riuscita a riportare in vita una paziente clinicamente deceduta, ma l'aveva resa l'essere umano più resistente alle infezioni virali sulla Terra.

Certo, non era ancora in grado di parlare con fluidità, aveva un colorito pallido dovuto alla quasi assenza di circolazione sanguigna, solo da poco ripristinata, ma la cartella clinica di questa giovane americana aveva cambiato radicalmente diagnosi... non si parlava più di quando sarebbe morta, ma di quando sarebbe tornata a camminare!

La notizia arrivò rapidamente all'orecchio di Andre Hansen, il medico rivale del "dottor T", il quale non perse tempo nel cercare di reperire tutte le informazioni possibili provando, invano, a corrompere il medico e i suoi assistenti... giurò che sarebbe riuscito a ottenere quelle informazioni, in qualsiasi modo possibile; conoscendo il soggetto, "qualsiasi modo possibile" poteva significare qualsiasi cosa, anche azioni al limite della legalità.

Non era un soggetto stabile, non più almeno, ovvero da quando il "dottor T" gli aveva tolto la scrivania, buttato il suo camice dall'ingresso e bruciato alcuni importanti documenti a causa di un giuramento di segretezza che era stato tradito durante la stesura finale del rapporto circa il paziente chiamato Paul Jacobsen, in ambulatorio meglio noto come "6RE4".

Il fascicolo del professore di matematica Paul Jacobsen era del tutto normale, eccezion fatta per un piccolo dettaglio "distrattamente" lasciato in bella vista:

"[...] voglio infine concludere il rapporto del caso congratulandomi con i membri del mio staff per l'ottima consulenza e professionalità fornita durante i cinque mesi di studio del caso Jacobsen.

Una menzione speciale va al mio amato collega Thomas *****, per l'impeccabile efficienza dimostrata nel fornire in tempo tutta la strumentazione necessaria affinchè potesse essere individuato il parassita responsabile dei disturbi cronici di cui ha sofferto il paziente."

Erano decenni che qualcuno non si rivolgeva al "dottor T" utilizzando il suo vero nome, "Thomas"; nessuno in realtà sapeva come mai fosse tanto restio a parlarne, ma da quel poco che il suo (ex) amico Andre aveva scoperto riguardava un caso di abuso infantile avvenuto all'età di 5/6 anni, quando l'alcolizzata madre dell'ancora lontano medico picchiava selvaggiamente il figlio, costringendolo a pulire i servizi della casa con il proprio dito, cibandosi alcune volte delle deiezioni del gatto domestico e scrivendo il proprio nome più e più volte sui muri della casa... dopo, sebbene fosse stata proprio lei a ordinarglielo, lo avrebbe picchiato per aver imbrattato il muro con il suo "sporco nome"; tutto questo mentre il padre era sul letto di morte, incapace di mettere bocca e mano sulla situazione, finendo per morire quando il giovane figlio arrivò a 17 anni.

Andre non sembrò aver mai accettato questa storia, per lui era fin troppo "comoda", e anche per questo il "dottor T" (ah giusto, Thomas) decise di allontanarlo dalla propria cerchia di medici, il cui interesse per il suo appellativo era pressoché' nullo: lavoravano bene insieme? Non vi erano lamentele di alcun tipo? Venivano pagati? Gli andava più che bene.

Riguardo la madre lui non ne volle sapere più nulla da quando i poliziotti la arrestarono in uno squallido bar poco fuori l'autostrada a causa di una violenta rissa per uno sguardo "troppo azzardato" di un barbone del luogo chiamato Bill... non ci volle molto per la polizia, una volta presa in custodia, risalire ai terribili atti compiuti dalla donna, condannata a una vita in carcere nella stessa cella di una paffuta criminale senza un vero e proprio nome, chiamata "Giselle" dai poliziotti per i suoi modi cordiali e subito dopo violenti verso i compagni di cella o le guardie.

L'ultimo viaggio (IN LAVORAZIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora