CAPITOLO 18

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Lauren si mise ad aspettare il suo zaino al ritiro bagagli, le braccia incrociate, mentre batteva il piede a terra impaziente. Il suo aereo era appena atterrato a Miami e lei era esausta. Anzi, era più che esausta. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, perchè non riusciva a togliersi dalla testa Camila.

Omicidio preterintenzionale.

All'inizio Lauren era convinta che la sua idea fosse folle, ma ripensandoci DOVEVA farlo. Le frullavano in mente troppe domande a cui non sapeva trovare risposta e poi magari, investigando sul passato di Camila, sarebbe riuscita a scoprire qualcosa in più riguardo al suo arresto.

Finalmente individuò il suo zaino e se lo infilò in spalla, prima di correre fuori dall'aeroporto. Solo a quel punto si rese conto che non aveva la minima idea di dove andare.

In ogni caso, Lauren voleva rimanere positiva e provare ad ignorare tutti i sentimenti contrastanti che le stavano annebbiando la mente, confondendole le idee. L'unica cosa che le importava in quel momento era scoprire cosa fosse successo a Camila. Lei doveva trovare delle risposte.

Chiamò un taxi e scivolò nei sedili posteriori, dando all'autista l'indirizzo della sua vecchia casa. Se non ricordava male, Camila aveva vissuto per molti anni a soli pochi isolati da casa sua.

Appoggiò la testa al finestrino dell'auto mentre il tassista accendeva il motore e si immetteva in circonvallazione. Si mise a pensare a mente fredda a tutto quello che era successo quella notte. L'urlo straziante di Camila mentre veniva trascinata di forza giù dalle scale le risuonava ancora in testa; il modo in cui aveva gridato il suo nome e il dolore che aveva provato lei nell'ascoltarla così impotente.

Quei poliziotti... non sapevano come dovevano trattare Camila. Lei era Camila. A dire il vero, Lauren era l'unica che sapeva leggerle nella mente e che riusciva a tranquillizzarla. Trasalì al solo pensiero della ragazza tutta sola in quell'esatto momento, circondata da sconosciuti che la consideravano una criminale.

All'improvviso una villetta a schiera catturò la sua attenzione. Conosceva benissimo la persona che ci abitava. Sydney. Una delle amiche cheerleader di Camila. Prese una decisione dettata dall'istinto: fece accostare il taxi, ringraziando l'autista, prima di lasciargli una buona mancia. Aspettò che se ne fu andato e poi si voltò verso la casa alle sue spalle.

Pochi istanti dopo era già sulla veranda, che bussava timidamente alla porta. Si morse il labbro nervosa quando sentì dei passi scendere le scale, poi la porta si aprì piano e la versione più matura della ragazza che aveva conosciuto al liceo apparve davanti a lei, ancora in pigiama.

Cazzo. Lauren controllò l'orologio che aveva al polso e si rese conto che erano solo le 8 di sabato mattina.

"Lauren?" chiese la ragazza confusa.

"Uh, ciao" Lauren respirò profondamente. Perchè quella ragazza le metteva ancora soggezione? Ora che non andavano più al liceo non esistevano più le gerarchie sociali.

"Lauren la lesbica?"

Oddio. Lauren strinse i pugni cercando di controllare la rabbia e provò con tutte le sue forze ad ignorare quel commento. "Possiamo... parlare? Riguarda Camila"

La ragazza cambiò di colpo espressione e apparve preoccupata. Raccolse da terra il suo cagnolino e se lo strinse tra le braccia, prima di aprire di più la porta per fare accomodare Lauren dentro casa.

"Scusa per il commento che ho fatto" rise nervosa Sydney. Lauren scrollò le spalle, rimanendo in piedi sulla soglia di casa, imbarazzata. Lanciò un'occhiata in giro: i genitori di Sydney erano sempre stati schifosamente ricchi.

"Possiamo accomodarci in salotto" la invitò Sydney, facendossi strada nell'enorme stanza accanto all'ingresso, circondata di finestre. Era tutto così pulito che Lauren aveva paura di toccare qualcosa e rovinarlo. Si sedette su bordo del divano nero in pelle e incrociò le gambe rigidamente, prima di passarsi una mano tra i capelli, nervosa.

Yellow [TRADUZIONE] ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora