Chi fermerà la pioggia

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Milano, periferia nord-est.

La pioggia insistente delle ultime ore si era trasformata ormai in una vera e propria bufera. Raffiche di vento sferzavano i deboli alberi incastrati tra i viali asfaltati. Il buio della notte, interrotto dai fulmini che di tanto in tanto squarciavano il cielo e dai fari delle poche auto ancora in circolazione, aveva vinto la sua battaglia contro i lampioni, inesorabilmente spenti.

La Fiat Punto di Giorgio sollevò una nuvola d’acqua, sfrecciando sul lungo vialone a due corsie che costeggia la metropolitana nel punto in cui essa, dirigendosi fuori città, abbandona i tunnel sotterranei per emergere in superficie. I tergicristalli lavoravano alla massima velocità, e la condensa aveva leggermente appannato il vetro riducendo la visibilità.

Era ormai quasi arrivato a casa. L’orologio digitale sul cruscotto segnava le 00.13. La serata, tutto sommato, era andata bene, meglio del previsto. Le premesse infatti non erano affatto buone: dopo il litigio con Elena, l’ultima cosa che avrebbe voluto fare era chiudersi in un pub affollato, con la musica a tutto volume che obbliga a urlare nelle orecchie per farsi capire. Però Andrea, il suo migliore amico, aveva così insistito. Solo una birretta, dai, aveva detto, e poi era una vita che non si vedevano, così impegnati tra lavoro e fidanzate.

Sulle prime aveva pensato di rifiutare: si sentiva stanco e, a dirla tutta, nemmeno dell’umore giusto. Poi però si era lasciato convincere.

In fondo una birra in compagnia non ha mai fatto male a nessuno, e così aveva accettato. Chissà mai che in questo modo non fosse riuscito anche a dimenticare, almeno per qualche ora, Elena e le sue menate che l’avevano messo così di cattivo umore.

Già, Elena. Chissà come aveva passato la serata. Durante il giorno non si erano proprio sentiti, non dopo quello che era successo ventiquattr’ore prima.

Le manderò un messaggio appena a casa, pensò imboccando il controviale. In fondo, sotto l’apparente freddezza che a prima vista suscitava nelle persone batteva un cuore tenero, assolutamente incapace di serbare rancore verso chiunque.

Si ritrovò così, suo malgrado, a pensare a quanto accaduto la sera precedente.

Aveva pianificato tutto nei minimi particolari. Aveva prenotato - due mesi prima, come di prassi - un tavolo per due nel ristorante più romantico della città. Una terrazza dalla quale si poteva ammirare un panorama assolutamente mozzafiato di Milano. Si era caldamente raccomandato con il maître che il tavolo guardasse verso occidente, così da poter godere dello spettacolo del tramonto estivo che conferiva un’affascinante colorazione rosata al marmo bianco del Duomo, sul quale la terrazza aveva una visuale privilegiata.

Nella tasca destra della giacca, poi, aveva in serbo la sorpresa finale per quella serata perfetta: un anello d’oro bianco ornato di una sottile fila di brillanti. Aveva speso quasi lo stipendio di due mesi per comprarlo, ma ne sarebbe valsa la pena. Amava la sua ragazza e ora che il lavoro aveva finalmente ingranato si era deciso a compiere il grande passo.

Peccato che nulla di quello che aveva così attentamente pianificato era avvenuto. E tutto per colpa di Antonella, la migliore amica di Elena.

Tra le tantissime qualità che l’avevano fatto innamorare a prima vista, spiccava quello che Giorgio considerava un grosso difetto: un’insana passione per l’astrologia e l’esoterismo. Questa fissazione, come la considerava lui, le era stata inculcata proprio da Antonella, la quale era convinta di possedere delle abilità, dei poteri, con cui predire o addirittura influenzare il futuro. Ovviamente per lui, dotato di una mente altamente razionale, queste erano solo un mucchio di scemenze. Aveva provato a farglielo capire, ma non c’era stato verso. Già in altre occasioni avevano discusso per questo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 13, 2015 ⏰

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