Capitolo 3

41 4 0
                                    

La casa era avvolta nel silenzio.

Elia era già in piedi e stava sorseggiando un caffè nella cucina.

-Scusami?- proveniva dalle sue spalle.

Elia si girò di scatto e vide Rose appoggiata alla porta della stanza.

-Come diavolo hai fatto a uscire? La porta era chiusa!-

Rose roteò gli occhi al cielo.

-Oh andiamo, credi sia la prima volta che lo faccio? - disse rigirandosi una forcina tra le dita.

-Non sapevo fossi un'esperta scassinatrice, chiedo scusa.- rispose alzando le mani in segno di resa.

Rose sorrise e scosse la testa, dopotutto stava solo cercando di essere gentile.

Non aveva chiuso occhio, il ragazzo probabilmente lo aveva capito.

-Senti... dove hai messe lo cose di Karin?-

Elia sollevò un sopracciglio, poi comprese che l'unica persona a cui poteva riferirsi era la ragazza svenuta nella stanza degli ospiti.

-Aspetta, torno subito. Non ti muovere!- esclamò, poi uscì dalla cucina.

Rose si chiese perché avesse così paura di lasciarla sola, non aveva mica dieci anni dopotutto.

"Che ragazzo buffo!" pensò.

Dopo pochi secondi Elia ritornò in cucina con lo zaino di Karin.

-Grazie.-

Lui lo poggiò sul tavolo.

Le fece un cenno col capo.

-Se hai bisogno di qualcosa chiedi.- la voce del ragazzo le parve dolce e disponibile: lei non era abituata alla gentilezza.

A diciotto anni, Rose non aveva mai visto un solo adulto disponibile nel momento del bisogno, esclusi i genitori di Karin.

E ora si ritrovava nella casa di due sconosciuti, un ragazzo e suo padre, che stavano aiutando una sua cara amica: probabilmente sarebbe stata loro grata per sempre.

Quando Elia uscì dalla stanza la giovane iniziò a frugare nello zaino di Karin.

Tirò fuori il telefono della ragazza: il suo era probabilmente caduto a terra da qualche parte mentre cercava aiuto.

Fortunatamente conosceva la password dell'amica; sbloccò quindi il cellulare e iniziò a cercare il numero di sua madre.

Uno... due... tre...

Quattro squilli.

Sua madre rispose.

-Rose! Io e tuo padre siamo preoccupati! Dove sei?!-

Non poteva certo dirle che cosa era successo davvero, per paura che succedesse anche a lei, i suoi erano capaci di non farla più uscire con Karin.

E questo non lo avrebbe sopportato.

-Sono a casa da un amica, ha organizzato un pigiama party, mi sono dimenticata di avvertirti.-

Beh era una scusa del cazzo, ma almeno non la avrebbe persa.

-Devi tornare a casa! Come hai potuto non avvertirci! Io e tuo padre non abbiamo tempo per le tue cazzate! Noi soffri- ... ! - Rose riattaccò.

Non aveva bisogno di sentirsi dire per l'ennesima volta che era una delusione.

Aveva solo bisogno che Karin si svegliasse.

Sapeva che si sarebbe svegliata presto, era forte la sua Karin, ma vederla priva di sensi, inanimata, le faceva pensare che forse, per colpa sua, Karin, "inanimata", sarebbe potuta rimanerci per sempre.

GEMMARUM CUSTODESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora