Capitolo 3

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Ciao, come va? ho visto che piangi
sarà tutto il marcio che mangi.
È una vita che stai per strada, sola e ti arrangi.
Quindi sai, ti capisco, sempre problemi
quando stai nel letto e tremi
senti il cuore che batte e ti porta da un'altra parte.

Tu con chi stai? con chi passi questa notte?

Jake La Furia, Mandami fuori

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La ritrovo nel bar, due giorni dopo, è truccata. Ha il viso scavato dalla stanchezza, vedo il profilo dei suoi occhi marcato dalle occhiaie e dalla matita sbavata. Ha pianto, lo so, anche i miei occhi hanno indossato quella maschera. Ha i jeans strappati, le calze nere, e i capelli mossi. E ha cambiato le scarpe, ha una tacco lungo quanto il mio mignolo.

Sono più agitato della serata precedente, mi avvicino di nuovo a lei. Lei mi nota e alza gli occhi «Sono brilla e adesso potrei dirti che ti stavo aspettando, e davvero ti stavo aspettando» ed è molto più che brilla e questo mi fa sorridere. Mi siedo vicino a lei, e appoggia la testa sulla mia spalla. Sento uno spasmo di dolore uscire fuori dalla sua bocca, «Portami fuori» sussurra piano e sento i suoi occhi riempirsi di lacrime, ed esplodere come una diga in piena.

Cingo la sua spalla, poso la mia giacca di pelle sulle sue spalle e la porto fuori. Sostengo la sua camminata e uscita fuori si mette in un angolo e toglie dai piedi il suo nemico. Vedo la sua mano tremare nel buio, «Scusa» esce fuori come un lamento, un pezzo di cielo si frantuma e mi avvicino per raccogliere il meteorite cadere dai suoi occhi. «Per cosa?» sono incredulo, «Per quella sera, per come ti ho risposto» adesso rivedo i suoi occhi, e non hanno più quel tratto di rancore.

«Faccio scappare le persone dalla mia vita in genere, e.. non lo so, sto piangendo davanti a uno sconosciuto, ti sembro normale?»

«No, se dentro i tuoi sogni non sono uno sconosciuto» ti ho già incontrato, Rose.

«Hai pianto» aggiungo, adesso si accascia a terra e stringe la mia giacca, «Zitto» mi siedo vicino a lei. «Ti ho già conosciuto» lentamente si scosta i suoi capelli dal viso, «Ma tu non te lo ricordi» ride. Mi avvicino a lei e lentamente sfioro la tasca della mia giacca, lei vibra e tiro fuori il pacchetto di Marlboro.

Adesso vorrei essere su un letto con lei e vederla nuda, e basta, vorrei disegnare il profilo del suo viso e renderlo vivo dentro il mio cuore.

E credevo che sfiorare una persona significasse veramente poco, e solo adesso so che in quel momento avevo frantumato anche me stesso. Adesso lo so, Rose, lo so. Adesso vorrei tornare indietro nel tempo, fare esattamente quei passi e dirti che era solo un incubo, che dovevi solo svegliarti.

«La vita ci fregherà, te lo dico io» sussurra,

«Voglio morire felice».

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