capitolo uno

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È la tipica giornata di settembre, qui a South Sheilds il tempo sembra scorrere più velocemente.
Il periodo in cui la luce domina su tutto sta svanendo piano per lasciare spazio al buio e far sì che sia lui a vincere questa gara, almeno per un po'.
Questo non mi dispiace, sono un po' come Batwoman, nel buio mi trovo a mio agio anche se, invece di combattere con nemici per il bene di Gotham combatto con i miei demoni. Quello lo faccio da una vita ormai, come guardare il tramonto colorare il cielo di arancione, rosso o rosa.
È romantico, lo so, e vorrei tanto condividere la vista che c'è da camera mia, che è e sarà sempre il mio rifugio, con qualcuno.
Non credo succederà mai anche se, di tanto in tanto, ci spero.
Oggi è una di quelle giornate che non mi piacciono affatto: le nuvole grigie non hanno lasciato spazio al sole e, mentre pian piano il cielo si è scurito sempre di più, della pioggia ha iniziato a picchiettare nervosamente sulla vetrata della mia stanza.
Questa cosa non è per niente di mio gradimento perché il brutto tempo, oltre a rendermi triste, mi fa riflettere. Ed ora meno lo faccio meglio è.
Sbuffo buttandomi sul letto, lo fa anche la tenda che, a causa di un soffio del vento più forte del solito, si gonfia. Ridacchio pensando a quando, da piccola, credevo fossero i fantasmi a fare questa cosa. Poi prendo il telefono e vado sul mio profilo Instagram, è sempre un buon modo per distrarsi. Mi accorgo che devo cambiare la mia bio, ho lasciato scritto di avere 18 anni, fra due mesi ne faccio 20 quindi correggo: << Jade Amalia Thirlwall 20 y/o South Sheilds >> è ciò che scrivo, poi ho un improvvisa voglia di farmi un selfie così mi accovaccio leggermente sul letto e la scatto in un momento in cui la luce sembra filtrare dalle nuvole, e, soddisfatta la posto scrivendo "bored af" come caption, per poi gettare il telefono sul letto e stendermi.
Questo periodo è un po' strano per me, da un annetto ho finito scuola, tutti mi dicono di provare con l'Università perché- "senza la Laurea non vai da nessuna parte. Ricordalo!"- urla mio padre dal corridoio, sospiro stanca di sentire sempre il
solito disco rotto.
Tra lui e tutti i parenti che me lo ripetono vivo in un loop di pressione, anzi l'ho sempre fatto: sin da piccola sono stata paragonata a chiunque della mia famiglia, perché? Credo che i miei genitori e la mia adorata nonna materna, a cui tengo veramente moltissimo, ed il bene è reciproco, volessero spronarmi a fare meglio, ma sentirmi dire che le mie cugine erano più brave di me in ogni cosa che facevano mi ha fatto pensare che fossi una nullità perché, anche se mi impegnavo, loro eccellevano mentre io potevo e dovevo fare sempre di più.
Poi a scuola mi hanno sempre presa in giro per la mia etnia: sono egiziana dalla parte di mia madre, e nonostante il nostro trasferimento in un quartiere che comprende i cittadini immigrati e non dello Yemen dagli anni sessanta la situazione non è cambiata.
Ero comunque quella strana a scuola perché venivo da quel quartiere. I miei pensavano che mi sarei integrata bene anche in un ambiente non della mia zona ma, nonostante tutti gli sforzi, non ce l'ho fatta.
Sentirmi sbagliata per le mie origini e per le critiche che mi ha rivolto la mia famiglia ha fatto si che pensassi di poter essere più bella, almeno fisicamente.
Tutto questo mi ha fatta entrare in un vortice di ansie in cui anche il mio rapporto col cibo è peggiorato. Infatti ho sofferto di anoressia nervosa.
Sono andata in rehab dai dodici ai diciassette anni, poi ho cambiato scuola e lì mi sono trovata bene, mi sono sentita accettata.
Ho iniziato a capire che non tutti possono volermi bene ed è meglio avere pochi amici ma buoni, che tanti ti parlano alle spalle e ti fanno del male.
In quella scuola ho trovato il mio gruppo di amici ed il mio primo amore, si chiamava Jacob ed era all'ultimo anno di scuola quando io ero in terzo, ci siamo conosciuti e abbiamo da subito avuto molta affinità e, nel giro di qualche mese è diventato il mio migliore amico ma il suo amico.
Simon, il suo migliore amico, aveva una cotta per me quindi Jacob ha preferito l'amicizia all'amore ed io sono stata malissimo. Da quel momento in poi ho rifiutato ogni ragazzo ci provasse con me, ho solo due amici maschi, Antony e Samuel. L'ultimo abita dalla parte opposta dell'Inghiterra, il primo abita a due ore da casa mia.
Anthony con me ci prova ma riesco a vederlo solo come amico, quindi non vado oltre, anche perché non è il mio tipo.
Tornado per un attimo alla scuola, un altro motivo per il quale non voglio studiare è che l'ultimo anno è stato particolarmente stressante per me: ho fatto molte assenze per colpa di mal di testa che poi si è scoperto era a causa dallo stress che mi dava professoressa di matematica: lei era molto severa, oltre ad essere molto competente nella sua materia ed ogni volta in cui venivo interrogata mi sentivo giudicata: al minimo errore, mi guardava come se volesse attaccarmi da un momento all'altro.
Potevo sapere tutto alla perfezione, ed era così perché studiavo tantissimo, ma ad ogni interrogazione il panico prendeva possesso di me e dimenticavo tutto.
L'unica cosa che mi ha aiutata in questi anni è stata la musica: tutti i miei artisti preferiti mi sono stati accanto in ogni momento difficile, e con loro anche mio fratello maggiore, Karl.
Da quando sono uscita dalla rehab ho iniziato a sfogarmi cantando nei pub e ho scoperto di essere abbastanza brava. Finalmente ho trovato qualcosa in cui mi sento a mio agio e dove non sono paragonata a nessuno, questo mi fa sentire libera.
Ho un illuminazione cosi scendo dal letto e corro giù per le scale, dico a mio padre che ho intenzione di iscrivermi al College delle Arti. Prendo documenti, macchina e corro li, mi immatricolo.

Spazio autrice: so che c'è un salto temporale, sono anche consapevole che non tutto ciò che ho scritto è successo nella vita di Jade, però nella mia mia è accaduto. Ho mixato la dir due storie perché volevo fare qualcosa di diverso. Spero comunque che vi piaccia

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