11 - The Surprise

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“Visto? Mi conosce.” Replicò Fossette, spostandosi. Trattenni le risate, perché era abbastanza divertente vedere un ragazzo molto più alto della signora Newman piegato su se stesso e indifeso contro la furia della vecchietta.
“E’ vero? Conosce questo giovanotto qui?”
“Sì.” Risposi. Perché mi era spuntato un sorriso enorme sul viso e non riuscivo a rimanere seria? “Sì, lo conosco. Ma grazie per la preoccupazione, signora Newman. Ci penso io adesso.” Aggiunsi, prendendo Harry per un braccio e trascinandolo dentro l’appartamento.
“Aspetta.” Disse lui. Si abbassò per recuperare un borsone e qualcos’altro dal pavimento e poi mi seguì. Elle chiuse la porta alle nostre spalle, dopo aver lanciato un’occhiata carica di odio alla signora Newman. “Queste erano per te.” Aggiunse il ragazzo, mostrandomi un mazzo di fiori che sembravano essere stati schiacciati da un camion.
“Grazie.” Replicai, prendendoli e appoggiandoli sul bancone della cucina.
“Erano rose, in origine. Adesso sembra… un milkshake di fiori, ma conta il pensiero, no?” Rispose lui. Cassie e le mie coinquiline sembravano statue di cera. Erano tutte e tre ferme davanti ai divani e stavano osservando la scena in religioso silenzio.
“Harry, cosa fai qui? Come mi hai trovata?” Chiesi, incapace di trattenere quelle domande per un solo secondo in più.
“Beh, la risposta alla prima domanda è facile. Non volevo arrendermi.” Disse lui. “Per quanto riguarda la seconda… è stato più difficile. E’ stato Louis ad avere l’idea, onestamente. Ho detto al mio manager che ho trovato il tuo maglione e volevo mandartelo, così abbiamo chiamato lo studio di Sophia e abbiamo chiesto alla receptionist il tuo indirizzo. Poi è ovvio che lui non sa che io sono venuto qui di persona e che non c’era nessun maglione.” Aggiunse.
“Oh, questa è la cosa più romantica che io abbia mai sentito.” Sussurrò Piper.
“E’ piuttosto inquietante, a dire il vero.” Risposi io. “E’ un po’ da stalker.”
In realtà ero molto felice per quello che era appena successo, ma non volevo che lui lo sapesse. E poi, onestamente, non volevo nemmeno ammettere con me stessa che vederlo nel mio appartamento mi rendeva estremamente contenta.
“Se vuoi posso prendere il primo aereo per l’Inghilterra, ma non volevo lasciare le cose in quel modo. Non mi è piaciuto come ci siamo lasciati all’aeroporto. Dammi solo una possibilità e se non funziona me ne andrò e non mi vedrai mai più.”
“Kim, se non dici di sì ti faccio prendere a ombrellate dalla Newman.” Intervenne Cassie. Piper ed Elle scoppiarono a ridere ed io arrossii. Non potevano sparire nelle loro stanze, invece di fare le impiccione anche loro?
“Harry, una delle uniche regole che mi ha dato Sophia è quella di non uscire con i clienti.” Spiegai. Non volevo pronunciare quelle parole ad alta voce, ma dovevo.
“Io non le dirò mai che stiamo uscendo insieme.” Replicò lui, sorridendo. “E credo che nemmeno le tue amiche lo faranno. A proposito, piacere di conoscervi, sono Harry.” Aggiunse. Cassie, Piper ed Elle si avvicinarono e si presentarono, sorridendo e ridacchiando come tre ragazzine di dodici anni.
Ovvio, Fossette doveva fare il cascamorto con tutte. Era nel suo DNA, probabilmente.
“Usciamo una volta. Una sola volta in una situazione normale e se non funziona non importa. Ma almeno ci abbiamo provato.” Continuò il ragazzo. Poi prese le mie mani nelle sue e mi guardò negli occhi, facendomi provare un brivido. Il mio cuore ricominciò a battere fortissimo, come se stesse per balzare fuori dal mio petto. Solo che questa volta, al contrario di poche ore prima, non ero spaventata. O meglio, lo ero, ma non per una cosa brutta.
“Sei venuto qui da solo?” Domandai invece, ignorando la sua proposta. “Dove alloggerai? Hai previsto qualcosa o sei venuto qui a caso, sperando che le cose andassero nel verso giusto?”
Avevo così tante domande. E avrei voluto essere in grado di lasciarmi andare, di non pensare a nulla e baciarlo, ma proprio non riuscivo. La mia mente non voleva saperne di smettere di lavorare.
“Sono venuto qui con Niall e Zayn. Louis e Liam sono tornati a Londra dalle loro ragazze. Gli altri due sono andati a incontrare un tizio che ci affitterà un appartamento per un po’ di tempo.” Rispose Harry. “Zayn è stato piantato dalla ragazza e non aveva voglia di tornare in Inghilterra.” Aggiunse.
Scossi la testa. Fossette era pazzo da legare. Aveva cambiato tutti i suoi piani per me. Per chiedermi di uscire con lui e dargli una possibilità.
“Io non so cosa dire.”
“Dì solo che domani sera verrai a cena da me.” Mi implorò Harry.
“La disperazione non ti si addice, Styles.” Dissi, cercando di alleggerire l’atmosfera. Ero nervosa, non mi ero mai sentita in quel modo e non volevo che lui se ne accorgesse. Non volevo nemmeno che la mia gemella o le mie coinquiline capissero cosa stavo provando o pensando. “Comunque, se proprio insisti, va bene. Ti concedo una cena, ma nessuno dovrà mai sapere che ci siamo visti.” Risposi dopo qualche secondo. Sul viso del ragazzo spuntò subito un sorriso felice. In pochi istanti, però, si trasformò in un’espressione furba e ironica.
“Vuoi dire che devo cancellare il tweet in cui ho appena scritto che usciremo insieme e devo dire al mio ufficio stampa di smettere di scrivere il comunicato?” Domandò lui. Ah, ecco perché aveva assunto quella faccia da scemo.
Simpatico, Fossette. Proprio simpatico.
“E non chiamare i paparazzi.” Aggiunsi con un sorriso.
“Chiamare i paparazzi? Io? Non sono mica Paris Hilton.”
“Ultimamente pare che le celebrità più disperate e in cerca di attenzione siano Jessica Alba, Hilary Duff e tutto il clan delle Kardashian.” Intervenne Elle all’improvviso.
“Oh, e impedirò alla coinquilina che lavora nella redazione di Seventeen Magazine di proporre questa storia ai suoi colleghi.” Aggiunsi, guardando la mia amica negli occhi. Sapevo che non l’avrebbe mai fatto, ma volevo essere chiara. Ma poi lo sapevo davvero? Mi era capitato di tutto nella mia vita e conoscevo Elle da relativamente poco. Avrebbe potuto utilizzare un gossip del genere per fare carriera.
“Tranquilli, non dirò una parola.” Replicò la ragazza, fingendo di chiudere la bocca con un lucchetto.
“Quindi verrai davvero?” Mi chiese Harry.
“Sì, verrò a cena da te. Anche se non ho ancora capito dove starai, ma…”
“Nemmeno io.” Mi interruppe lui. “Si è occupato Zayn di tutto, ti darò l’indirizzo appena mi chiamerà. Questa volta mi darai il tuo numero di telefono o non ne hai ancora uno americano?” Mi domandò Fossette, enfatizzando l’ultima parte della frase. Mi sentii in colpa. Sapevo che non ci aveva creduto per un solo istante.
“Ce l’ho, ce l’ho.” Risposi. Mi allontanai verso il mobile all’ingresso, presi un foglietto e scrissi il numero. Poi lo piegai e, con un sospiro, lo infilai nel taschino della maglietta del ragazzo. Lui cercò immediatamente di prenderlo, ma gli bloccai la mano e scossi la testa.
“E come faccio a sapere se mi hai dato il tuo vero numero o hai scritto sul foglietto ‘scemo chi legge’ o qualcosa del genere?” Mi chiese lui. Scoppiai immediatamente a ridere. Era divertente, dovevo ammetterlo.
“Primo, perché credo che nessuno sopra i sette anni usi quel trucchetto.” Dissi. “E secondo… dovrai fidarti di me.” Aggiunsi con un sorriso. Cercai di caricare quel gesto di mistero, ma sospettai che il risultato non fosse nulla di quello che avevo immaginato nella mia mente.
“D’accordo, ci proverò.” Replicò lui. Il suo telefono cominciò a suonare e notai che come suoneria aveva lasciato quella classica dell’iPhone. Da una persona come lui mi sarei aspettata qualcosa di più creativo. Fossette si scusò, rispose alla chiamata e parlò per qualche minuto con Zayn. “Perfetto, allora prendo un taxi e vi raggiungo. Ok, a tra poco.”
“Adesso mi sai dire l’indirizzo?” Domandai con un sorriso. Lui sorrise, facendomi mancare il respiro, e annuì. Poi si avvicinò al mobile dell’ingresso, scarabocchiò qualcosa sul blocchetto che avevo appena utilizzato io, chiuse il foglio e lo ripose nella mia mano. Quando mi sfiorò con la sua il mio cuore cominciò a battere più forte e la mia mente sembrò annebbiarsi. Non andava per niente bene. Non potevo reagire così ogni volta che mi toccava.
“Come faccio a sapere se mi hai dato l’indirizzo giusto o hai scritto sul foglietto ‘scemo chi legge’ o qualcosa del genere?” Dissi con un sorriso ironico. Eravamo vicini e il suo respiro accarezzava la mia fronte. Alzai lo sguardo per raggiungere il suo e provai un brivido. Dio, se era bello. Tutto, di lui, era perfetto. Dai capelli ricci costantemente spettinati ai bellissimi occhi verdi. Dal naso dritto e perfetto, alle labbra rosse e a quelle meravigliose fossette. E poi c’era anche il suo fisico da prendere in considerazione. Non era estremamente muscoloso, ma non era nemmeno molliccio. Era giusto. Era perfetto.
Sospirai e cercai di obbligarmi a smettere di pensare a come sarebbe stato perdermi tra le sue braccia, sentire la sua pelle sulla mia, le sue labbra sulle mie… no, dovevo darci un taglio.
“Non puoi saperlo, dovrai semplicemente fidarti di me e sperare che la mia età mentale superi i sette anni.” Rispose lui a bassa voce.
Mi sfuggì un risolino, mentre i miei occhi continuavano a restare incatenati ai suoi. In un angolo recondito della mia mente si formulò un pensiero.
Le mie coinquiline sono ancora là e mi stanno osservando.
Harry avvicinò il suo viso al mio ed io chiusi automaticamente gli occhi, assaporando in anticipo le sue labbra. Mi stava per baciare.
E chissenefrega delle mie coinquiline.
Mi alzai sulla punta dei piedi e attesi. Pochi istanti dopo sentii le labbra del ragazzo appoggiarsi alla mia fronte. Aprii gli occhi, delusa.
“Abbiamo compagnia.” Mormorò lui con un sorriso a mo’ di scusa. E in quel momento pensai che avrei potuto perdonargli qualunque cosa con quel maledetto sorriso e la cosa mi spaventò. Non volevo diventare dipendente da lui. Non volevo fare la fine di quelle ragazze che non potevano vivere senza un ragazzo e quando venivano abbandonate facevano cose stupide, come farsi del male o togliersi la vita. Non volevo. Ma Fossette aveva tutte le caratteristiche giuste perché succedesse proprio una cosa del genere.
“V-vai da Zayn adesso?” Domandai, allontanandomi di qualche passo e raggiungendo il bancone dell’angolo cucina. Abbandonai il foglietto che mi aveva dato Harry e mi appoggiai ai mobili. Dovevo ricominciare a pensare chiaramente.
“Sì, vado a vedere l’appartamento, a lasciare la valigia e a farmi una doccia. E poi a dormire, perché sono davvero stanco.” Rispose lui.
Annuii senza guardarlo. Fossette sotto la doccia. L’acqua che scorreva sul suo bellissimo viso, sul suo corpo. I capelli bagnati tirati indietro. Mi schiarii la voce e deglutii.
Basta, Kim. Basta.
“Allora ci vediamo domani sera.” Borbottai. “Ti accompagno fuori.” Aggiunsi, camminando verso la porta. La aprii, sperando che la Newman fosse andata a dormire, e Harry uscì dall’appartamento dopo aver salutato Cassie e le mie coinquiline.
Lo raggiunsi nel corridoio e socchiusi la porta dietro di noi, in modo da avere qualche minuto di privacy.
“Grazie per avermi dato una possibilità.” Disse, voltandosi verso di me e guardandomi dritta negli occhi. Una stretta allo stomaco, un rullo di tamburi nel mio petto.
“Aspetta a ringraziarmi domani, la cena potrebbe essere un disastro.” Lo avvertii. Non ero seria, ma volevo che restasse sulle spine. Come potevo pensare davvero che una serata con Fossette potesse essere catastrofica? Dovevo essere pazza per credere a qualcosa del genere.
“Hai ragione.” Replicò lui. “Ora… io ti avviso, così tu sei preparata.” Aggiunse, avvicinandosi un po’ di più a me. Lo spazio tra noi due era poco. Troppo poco. “Sto per fare qualcosa a cui non riesco a smettere di pensare.”
Lo sapevo, era davvero arrivato il momento del bacio. E odiavo doverlo ammettere, ma anche la mia mente aveva continuato a tornare a quell’istante. A quel corridoio, al sapore delle sue labbra, alla sensazione delle sue dita sulla mia pelle. Era come se non riuscissi ad avere altri pensieri. Ero pronta. Non vedevo l’ora.
Harry si avvicinò a me, prese una ciocca di capelli che mi era caduta davanti agli occhi e la sistemò delicatamente dietro il mio orecchio. Abbassai lo sguardo, sollevando un angolo della bocca in un sorrisetto timido. Non avevo idea del motivo per cui proprio lui mi facesse quell’effetto, ma le cose stavano così e non potevo cambiarle in nessun modo. Aspettai qualche secondo e quando mi resi conto che il bacio non sarebbe arrivato, guardai Fossette con aria contrariata.
“Beh?” Domandai.
“Volevo spostare quella ciocca che ti copre sempre gli occhi da quando ti ho incontrata.” Disse lui, alzando le spalle e scuotendo leggermente la testa come se tutto fosse normale. Socchiusi gli occhi e lo guardai male.
“Non riuscivi a smettere di pensare ai miei capelli?” Chiesi. Lui annuì e cercò di rimanere serio, ma stava per scoppiare a ridere.
“Sai cosa sei, Harry?” Dissi. Avevo mai pronunciato il suo nome ad alta voce? Suonava così bene sulle mie labbra. “Sei un idiota.” Aggiunsi, ignorando quel pensiero.
“E tu sei una credulona. Pensavi davvero che la cosa che ha tormentato i miei pensieri da quando ti ho conosciuta fosse quella?”
Non riuscii a rispondere, perché lui aveva già azzerato la distanza tra di noi, mi aveva attirata a sé appoggiando una mano alla base della mia schiena e mi aveva baciata. Le sue labbra non sapevano più di fragola, ma non era quella la cosa importante. Fossette aveva rinunciato alle sue vacanze in Inghilterra per venire a New York da me. Fossette si era presentato a casa mia e mi stava baciando. Era felicità quella strana sensazione di calore che sembrava avvolgere il mio cuore?
“Beh, i miei capelli sono favolosi.” Dissi con il fiato corto quando Harry si allontanò leggermente da me, terminando quel meraviglioso bacio troppo presto.
Lui rise e appoggiò le sue labbra sulle mie ancora una volta per pochi secondi. Avrei voluto che quel contatto durasse molto di più, ma sapevo che doveva raggiungere i suoi amici all’appartamento nuovo ed era stanco.
“A domani, Kim.” Replicò.
“Forse.” Puntualizzai. “Dobbiamo sempre scoprire se io ti ho dato il numero di telefono giusto e tu mi hai scritto l’indirizzo vero.” Aggiunsi. Scoppiammo a ridere entrambi. Era così facile essere allegri in sua presenza.
“Io credo di sì. Ti aspetto all’appartamento alle sette, okay?” Mi disse. Prese entrambe le mie mani nelle sue e cominciò a cullarle.
“Okay.” Risposi io. Sapevo che ci saremmo rivisti dopo poche ore, ma non volevo lasciarlo. Non volevo che se ne andasse, perché avevo appena cominciato ad abituarmi all’idea che forse, ma proprio forse, avremmo potuto uscire davvero insieme. E magari lui non era come tutti gli altri e non se ne sarebbe andato.
Fossette mi diede un ultimo, veloce bacio e si avviò verso il vecchio ascensore del mio palazzo.
Io rimasi in corridoio qualche minuto, toccandomi le labbra con un dito e sorridendo come una scema. Poi rientrai in casa, e colpii Piper con la porta, perché Cassie e le mie coinquiline erano rimaste per tutto il tempo a spiare quello che stavo facendo.
Non mi arrabbiai nemmeno, perché ero troppo su di giri per quello che era appena successo. Invece cominciai a ridere ed iniziai un abbraccio di gruppo. Cassie, Piper, Elle ed io saltellammo e squittimmo come quattro adolescenti alla prima cotta davanti alla porta di casa e non mi sentii nemmeno stupida.
Avrei avuto il mio primo appuntamento con Fossette il giorno successivo. Come potevo sentirmi stupida? L’unica cosa che provavo era felicità.

The Butterfly Effect || [One Direction - Harry Styles]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora