“Dobbiamo ancora parlare di tante cose.” Dissi quella sera, abbracciata a lui nella stanza di un hotel in New Jersey. Il giorno successivo i ragazzi avrebbero avuto un altro concerto allo stadio in cui eravamo stati quella sera e poi sarebbero andati in Massachussets per tre giorni. Anzi, saremmo andati, perché Harry mi aveva chiesto di passare la mia settimana di vacanza insieme.
“Lo so.” Rispose lui, accarezzandomi la spalla con il dorso della mano.
“Perché quando mi hai lasciata mi hai detto che non eri più innamorato di me?” Domandai, raddrizzandomi sul letto e guardandolo negli occhi. Lui abbassò lo sguardo.
“Ho mentito. E quella è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto. Non lo so, pensavo che se mi avessi odiato sarebbe stato più facile per tutti.” Rispose. Scossi la testa e sbuffai.
“Sai che sei un idiota, sì?”
Lui sorrise e mi diede un bacio.
“Sono così contento di sentirtelo dire.”
“Seriamente?” Domandai, sorpresa. A quale ragazzo piaceva sentirsi dare dell’idiota?
“Sì, perché mia sorella mi ha fatto leggere una frase un giorno e penso che sia la cosa più vera che sia mai stata scritta. Diceva che le ragazze non dicono ‘ti amo’ come le persone normali, ma esprimono il loro amore dicendo al ragazzo che è un idiota e lo fanno con un sorrisetto come quello che hai tu adesso. Ho capito che mi amavi sul serio la prima volta che mi hai detto che sono un idiota.” Replicò. Lo fissai per qualche secondo, cercando di capire se fosse serio e sì, sembrava proprio convinto di quello che mi aveva appena detto.
“Tu sei completamente pazzo.” Dissi. Non mi sembrava vero di essere al suo fianco. Era come se quel momento insieme avesse cancellato il periodo orribile che avevo passato dopo che mi aveva lasciata. Odiavo il fatto che, nonostante tutto, lui avesse ancora così tanto potere su di me, ma non potevo farci nulla. Fossette era l’uomo della mia vita, lo sapevo. Nessuno dei due era perfetto e la nostra storia era perfettamente imperfetta, proprio come noi. “A proposito, non posso lasciarti da solo per un po’, che mi torni a casa con dei tatuaggi nuovi. Cosa ti sei fatto lì?” Chiesi, indicando le due foglie di felce che si era fatto tatuare sui fianchi.
“Le ho fatte poco dopo che ci siamo lasciati.” Ammise lui. “Significano forza, resistenza e passione.” Aggiunse con una scrollata di spalle.
“Mi piacciono.” Dissi dopo qualche minuto.
“Sul serio? Perché qui tutti pensano che io mi stia riempiendo di cose orribili e a caso. E forse è vero, ma a me piacciono. Hanno tutte un significato.” Rispose lui con un sorriso divertito.
“Puoi anche tatuarti un gigantesco leone che ruggisce sul tuo didietro, Harry Styles, e a me piacerebbe lo stesso.” Replicai. “Però, a pensarci bene… non farlo, okay? Il tuo didietro mi piace così com’è.”
Il ragazzo scoppiò a ridere ed io capii che era davvero tornato tutto come prima. Nella mia mente avevo immaginato per tanto tempo il momento in cui ci saremmo rivisti. Avevo pensato che sarei rimasta arrabbiata con lui per mesi, che l’avrei odiato a morte e che avrei dovuto trovare un nuovo fidanzato solo per cercare di farlo diventare geloso. Invece non c’era stato bisogno di nulla del genere, perché io e lui eravamo attratti l’uno dell’altra come due magneti. Non riuscivamo a stare lontani, quando ci vedevamo dovevamo stare insieme. Ed ero sicura che non sarebbe stato facile stare con lui mentre era in tour, ma ci avremmo provato, perché sapevo che entrambi non volevamo rivivere quello che avevamo appena passato.
La sera successiva, allo stadio, trovai abbastanza difficile stare nella stessa stanza insieme a Niall. Non riuscivo a smettere di pensare a quello che aveva fatto e sapevo che la colpa non era completamente sua, ma ormai lo associavo alla ragione per cui Harry mi aveva lasciata e mi aveva fatto passare più di un mese d’inferno.
“Così verrai in tour con noi per una settimana, giusto?” Mi chiese Louis dopo il concerto. La folla era stata così rumorosa che non ci sentivo più. Come facevano a suonare quasi tutte le sere in quelle condizioni? Ero sorpresa che non fossero ancora diventati sordi.
“Già, sembra proprio che dovrò darti fastidio per sette interi giorni!” Esclamai. Mi guardai intorno e cercai le mie amiche per assicurarmi che tutto stesse andando bene. Cassie era seduta su un divanetto di fianco a Zayn e i due stavano chiacchierando e cercando di passare ogni singolo secondo prima di partire insieme. Elle, invece, sembrava occupata in una fitta conversazione con Liam, che si era fatto crescere la barba e sembrava profondamente triste. Forse stava ancora soffrendo per la fine della storia con la sua ragazza. Niall aveva detto qualcosa su quell’argomento il giorno precedente, se non ricordavo male. E Piper, invece, stava chiacchierando con Lou Teasdale ed era nell’angolo della stanza più lontano da Niall. Improvvisamente decisi di risolvere quella situazione.
Mi alzai, raggiunsi il ragazzo e gli chiesi di andare a parlare in privato. Lui sembrò preoccupato – e per un momento pensai che fosse terrorizzato dal fatto che potessi picchiarlo – e poi annuì e mi seguì nel corridoio dello stadio.
“Kim, mi dispiace davvero per quello che ho fatto, io non so cosa mi sia preso, ho sbagliato e ti chiedo scusa. Di solito non faccio cose del genere, non mi intrometto nella vita degli altri, io…”
Alzai una mano per bloccarlo e il ragazzo irlandese smise di parlare.
“Non sono qui per questo.” Dissi. “Non nego che ci sono rimasta male e non ti ho ancora perdonato del tutto, ma risolveremo. Ne sono sicura.” Aggiunsi.
“Quindi…” Cominciò lui.
“Sono qui per parlarti di Piper. Di quello che è successo con lei, intendo.” Spiegai. “Sei sicuro di non aver fatto quel discorso a Harry perché in realtà pensavi alla situazione con la mia amica? Cioè, io credo che a te lei piaccia, ma sei terrorizzato dall’idea di iniziare una storia con lei e tutte le cose che hai detto a Harry sono, in realtà, le cose che fanno paura a te.”
“Sì.” Rispose lui semplicemente. “Sì, ho paura di iniziare una storia, ho paura che finisca di nuovo per colpa della distanza, di fare qualche cazzata mentre sono in tour e di fare soffrire entrambi.” Aggiunse.
“Io trovo davvero assurdo il fatto che abbiate smesso di parlarvi completamente da quando lei ti ha baciato.” Replicai. “Vuoi farti perdonare per quello che hai fatto a me?” Domandai.
“Perché, posso fare qualcosa?”
“Sì, puoi andare a parlare con Piper e puoi spiegarle quello che sta succedendo, perché è da più di un mese che non riesce a smettere di darsi la colpa per aver rovinato quello che c’era tra di voi. Mi ha detto che odia il fatto che non vi parlate più, perché le manchi anche solo come amico. Si trovava bene con te, Niall.”
Lui scosse la testa.
“D’accordo. D’accordo, andrò a parlarle e vediamo cosa succederà. Però mi prometti che mi perdonerai e che non passerai il resto della tua vita a odiarmi?” Mi chiese il ragazzo.
“Non ti odierò per il resto della mia vita.” Dissi, annuendo. Era vero, sapevo che non l’avrei odiato, ma non avevo idea se sarei mai riuscita a fidarmi completamente di lui in futuro. Ci avrei provato, però, perché sapevo che le sue intenzioni erano buone. Era terrorizzato dal fatto che Harry, uno dei suoi migliori amici, soffrisse. Voleva proteggerlo e, nel farlo, l’aveva ferito. E aveva ferito anche me, ma sarei sopravvissuta. Per me, in quel momento, l’importante era che Fossette ed io ci fossimo ritrovati e avessimo chiarito tutto.
“Okay. Ci provo.” Niall si sforzò di sorridere, anche se sembrava nervoso. “Anche a me piaceva la compagnia di Piper e mi è dispiaciuto tanto quando abbiamo smesso di sentirci.” Aggiunse.
“Allora vai a sistemare tutto, sei ancora in tempo!” Esclamai e sorrisi anch’io. Lo guardai rientrare nel camerino in cui erano ancora tutti gli altri e lo seguii, appoggiandomi alla parete e osservando Harry ridere con Liam ed Elle.
“Non mi avevi detto che vi eravate lasciati.” Disse improvvisamente Sophia, spuntando alle mie spalle e spaventandomi. Mi offrì una lattina di Diet Coke e mi fece cenno di seguirla. La aiutai a trasportare tutta l’attrezzatura sulla sua auto e poi rimasi per un po’ fuori dallo stadio con lei.
“Non volevo dirlo ad alta voce.” Risposi finalmente. “Non volevo che fosse vero.” Aggiunsi. Lei annuì e mi mise una mano sulla spalla.
“Ti capisco. Adesso avete risolto? Questa sera mi sembrate molto più tranquilli rispetto a ieri.”
“Sì, fortunatamente abbiamo risolto e siamo tornati insieme.” Risposi.
“Sono contenta. Allora questa settimana insieme vi servirà proprio per sistemare tutto.” Replicò e sorrise. “Adesso è meglio se ci salutiamo, perché devo tornare a New York. Domani parto per Parigi con Joel e non vedo l’ora.” Aggiunse. Vidi le sue guance diventare leggermente rosse e il suo sorriso ampliarsi. Sembrava che le brillassero gli occhi all’idea di passare una settimana con l’amore della sua vita e mi sorpresi a pensare che sapevo esattamente come si sentiva.
“Divertiti, Sophia.” Le dissi. “E grazie per non avermi licenziata nonostante me lo meritassi e… per tutto, davvero.” Aggiunsi.
“Manca ancora del tempo e hai un solo errore a disposizione, Kim.” Scherzò lei prima di chiudere la portiera dell’auto e farla partire. O almeno, sperai che stesse scherzando.
Quando tornai all’interno dello stadio salutai la mia gemella e le mie amiche e seguii Harry sul tour bus. Non avevo quasi nulla con me. Solo una borsa con un paio di cose per la notte, perché Sophia ed io avevamo preso delle stanze d’hotel vicino allo stadio in New Jersey per non continuare a tornare a Manhattan.
“Compriamo tutto per strada.” Disse Harry, prendendo il mio zaino e mettendolo nel bagagliaio dell’autobus. “Ma ti avviso: se ti è sembrato assurdo vivere con noi cinque in quell’appartamento enorme a Manhattan… sappi che il tour bus è ancora peggio, perché è piccolo. Non avremo un briciolo di privacy finché non passeremo una notte in hotel, perché funziona così.”
“Non importa.” Replicai. “Mi accontento anche di dormire in un letto minuscolo.” Aggiunsi.
“Basta che non dormi sotto il posto di Niall.” Disse velocemente Harry.
“Perché?” Domandai, incuriosita.
“Beh, diciamo che chi sta sotto Niall, di solito, avrebbe bisogno di una maschera antigas.” Replicò lui, scoppiando a ridere.
“Ehi!” Esclamò il diretto interessato, aprendo la tendina del suo letto e mettendo fuori la testa. “Ti ho sentito, sai?”
“Perché, vuoi anche avere il coraggio di dire che non è vero?” Domandò Harry con ironia. Niall ci pensò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere.
“No, è del tutto vero.” Rispose. “E tu non farmi quella faccia, ho parlato con Piper e abbiamo deciso di tornare ad essere amici.” Aggiunse poi, rivolgendosi a me.
“Bene.” Dissi. “Allora considerati perdonato per quello che hai fatto.” Replicai. Non era del tutto vero. Ero ancora parecchio irritata e odiavo il fatto che si fosse messo tra Harry e me, ma avrei dovuto farmela passare, perché Niall era uno dei migliori amici di Fossette. Passavano giornate intere insieme, mesi in tour insieme. Non potevo odiarlo. Avrei reso tutto molto più complicato. E, onestamente, ero così stanca di cose complicate.
“Vuoi venire a vedere la tua suite, Principessa?” Mi chiese improvvisamente Harry, facendomi tornare alla realtà. Lo guardai male. “L’ho detto per vedere se eri attenta.” Si giustificò lui, ridendo.
“Andiamo.” Dissi. Pochi passi dopo – esattamente cinque – Harry aprì la tenda di uno dei posti letto del tour bus e si abbassò.
“Di solito il mio è quello in alto, ma se vuoi possiamo fare cambio.”
“Non preoccuparti, per me va benissimo dormire lì.” Replicai.
“Siamo fortunati, perché in America i tour bus sono molto più grandi rispetto a quelli in Europa.” Continuò Fossette. “E abbiamo anche il lettore DVD.” Aggiunse con un sorriso. Sembrava felice e probabilmente non lo era solo perché poteva guardare film prima di dormire. Almeno, io non ero felice solo per quello.
Lo abbracciai stretto, perché non mi ero ancora resa conto del tutto che avremmo passato una settimana intera insieme, che l’avrei seguito in tour e che avremmo continuato a stare insieme anche dopo.
“Ehi.” Mormorò lui tra i miei capelli, accarezzandomi la schiena e stringendomi a sé. “Vieni, andiamo in fondo al tour bus, così ti faccio vedere la zona relax e possiamo stare sul divano e parlare con calma.” Aggiunse. Era come se sapesse che volevo dirgli qualcosa e quello era solo uno dei mille motivi per cui lo amavo.
Lo seguii nella zona dedicata ai videogames e mi sedetti sul divano nero, di fianco a lui. Appoggiai la testa alla sua spalla e mi lasciai coccolare per un po’.
“Ti amo, Harry.” Mormorai. Alzai lo sguardo e incrociai il suo. Le sue labbra si stiracchiarono in un sorriso rilassato.
“Anch’io ti amo.” Replicò. Poi mi diede un bacio sulle labbra e sorrisi anch’io. Non mi sarei mai stancata di quella sensazione.
“Okay, direi che è arrivato il momento di dare una regolata al livello di zucchero in questo posto e sfidarci a Fifa, okay?” Propose Louis, entrando improvvisamente nella zona relax e sedendosi pesantemente sul divano. Zayn, Liam e Niall lo seguirono pochi secondi dopo. "Che ne dici, Fletcher, ti fai stracciare anche tu?" Domandò Louis ridendo.
"Ci puoi giurare, Tomlinson. Ma non piangere quando ti avrò schiacciato." Replicai, allontanandomi un po’ da Harry e prendendo il joystick che mi stava porgendo il ragazzo.
Una settimana in tour con i ragazzi passò troppo in fretta. Alla fine mi dimenticai persino di avercela con Niall, perché ero troppo felice. Vedere Harry nel suo ambiente naturale era stupendo. Era sempre un po' nervoso prima dei concerti, ma poi aveva una carica di adrenalina pazzesca e finivamo sempre per fare l'amore da qualche parte (e una volta eravamo anche stati beccati in un camerino dal tour manager). Poi tornavamo in albergo o sul tour bus e bevevamo qualche birra insieme agli altri e parlavamo dello spettacolo che si era appena concluso.
"Avete visto la fan che ci ha lanciato il reggiseno?" oppure "Questa sera, Liam, il tuo assolo in You & I è stato fenomenale." e via dicendo finché non eravamo tutti troppo stanchi per mettere insieme frasi che avessero un senso.
Avevo conosciuto anche i ragazzi della band e quelli della crew e tutti mi avevano dato il benvenuto nella famiglia facendomi uno scherzo: mi puntarono in gruppo con le pistole ad acqua e mi fecero una doccia incredibile nel backstage, prima del primo concerto.
Quando arrivò il momento di tornare a Manhattan e di salutare Harry provai una stretta allo stomaco.
Erano stati i sette giorni più intensi, più divertenti, più romantici e più pazzi di tutta la mia vita. Avevo dormito poco, avevo riso tanto, ma soprattutto avevo amato ancora di più. Il mio cuore sembrava voler esplodere per quanto amore avevo provato in quei giorni.
"Chiamami appena atterri, okay?" Mi chiese Harry prima di salutarmi. Mi diede un lungo bacio e mi strinse a sé.
"D'accordo." Risposi. "E tu mandami un messaggio quando arrivi in hotel."
"Dio, Kim, mi mancherai così tanto..." Cominciò a dire Fossette.
Appoggiai le mie labbra alle sue e rimasi così per qualche secondo. L'idea di doverlo salutare e di poterlo rivedere solo dopo due mesi mi distruggeva.
"C'è Skype." Mormorai.
"Saranno i due mesi più lunghi della mia vita lo stesso." Replicò il ragazzo.
"Allora proverò ad aspettare che Sophia sia di buonumore e le chiederò un weekend lungo libero, così potrò venire a trovarti tra un mese.” Dissi.
“Lo faresti sul serio?” Il suo sguardo si illuminò e sorrise, improvvisamente felice.
“Certo.” Risposi. “Verrei in capo al mondo per te, Harry Styles.” Aggiunsi.
Non avevo mai capito perché la gente dicesse frasi del genere prima di incontrare lui. Pensavo che fossero tutte cazzate, perché chi viaggerebbe per ore e ore per stare solo un paio di giorni con una persona? Che cos’aveva di così speciale? Poi Fossette mi aveva fatto cambiare idea su tutto e l’avevo capito. Avevo capito che esisteva qualcosa di forte, di speciale, di incredibile che faceva venire voglia alle persone di fare anche le cose più stupide pur di riuscire a passare del tempo insieme.
“Ed io per te, Kimberly Fletcher.” Rispose lui, dandomi un ultimo lungo bacio prima di salutarmi.
L’avrei rivisto dopo quattro settimane, poi ancora dopo un mese e poi avrei dovuto per forza salutarlo per un po’ più tempo perché il tour avrebbe continuato in Europa ed io non potevo fare dei viaggi così lunghi (e costosi) in così pochi giorni. Avrei voluto, ma non potevo.
“Ci vediamo presto, Harry.” Mormorai sulle sue labbra.
“Non pensavo che l’avrei mai detto, ma conterò i minuti.” Rispose lui, ridacchiando.
Lo baciai di nuovo e poi mi costrinsi ad allontanarmi e ad uscire dall’auto che aveva noleggiato per accompagnarmi all’aeroporto.
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The Butterfly Effect || [One Direction - Harry Styles]
FanfictionKimberly Fletcher ha vent'anni, viene da Londra ed è una ragazza cinica. Non crede nell'amore e odia le manifestazioni d'affetto pubbliche. Ha una sorella gemella, Cassie, che è il suo totale opposto. Insieme stanno per intraprendere una nuova av...