Mi sentì mancare l'aria e girare la testa. Non sapevo che dire, come reagire, come comportarmi. Così, semplicemente gli diedi uno schiaffo. Forse per avermi abbandonata, per rabbia o per essere riapparso dopo tutto quel tempo.
Vidi la sua faccia farsi sempre più sconvolta per la mia reazione, ma scorsi anche un lampo di comprensione nei suoi occhi. Sapeva di avermi ferita e se ne vergognava.
-Kat, non sapevo di trovarti qui. Come stai?-
- Come pensi che possa essere stata a sapere che te ne eri andato senza avere un'idea di quando saresti tornato? Come vuoi che stia ad averti davanti di punto in bianco? - alzai il tono di voce- Hai idea di come mi sono sentita? Di come mi sei mancato quando andando a scuola non trovai più il tuo viso fra quelli degli altri? Non lo sai! Perchè tu non c'eri! Hai preferito la mia sofferenza alla tua non avendomi detto niente!- a quel punto non trovai la forza per dire altro. Abbassai lo sguardo e sentì il viso rigarsi lentamente di lacrime.
-Mi dispiace.- mi strinse a se e mi avvolse fra le sue braccia.
Non ce la feci più, sciolsi l'abbraccio, acchiappai una bottiglia di vodka alla pesca e scappai verso il giardino.
Iniziai a bere, avrei voluto sparire ad ogni goccio che infiammava la mia gola, cercai di annullarmi ad ogni sorso.
Dopo averne bevuta metà mi ritrovai stesa davanti il portico senza più forza per alzarmi.
Vidi dei piedi avvicinarsi alla mia testa e subito dopo sentì sollevarmi da terra. -Io ti conosco- dissi sforzandomi di parlare il più chiaramente possibile. Conoscevo davvero quel ragazzo ma il nome non voleva saperne di essere ricordato. Mi concentrai un pò di più e mi tornò alla mente dove lo avevo già visto. Era il cugino di Elia.
-Mike!- esclamai mettendomi a ridere subito dopo. Era buffo ma non capivo il perché.
-Si Kat, tutto bene? Forse hai bevuto abbastanza per stasera.- mi tolse delicatamente la bottiglia dalle mani.
-Lui è uno stronzo, e io sono una cogliona perché non sono ancora riuscita a dimenticarlo- non sapevo perché stavo parlando con lui di Jason, ma l'alcool mi impediva di tacere.
-Non sei una cogliona, semplicemente sei stupida perché fra poco ti verrá da vomitare-
Aveva ragione, infatti dopo pochi secondi sentì salirmi tutto quanto.
Lui mi prese un elastico che avevo al polso, mi legò i capelli e mi aiutò a vomitare.
Mi appoggiai a lui quando finii.
-Ti porto in macchina così riposi meglio-
Mi vergognai per essere stata così vulnerabile davanti a un quasi sconosciuto. E non volevo nemmeno che mi prendesse in braccio per portarmi in macchina, ma non ebbi la forza di protestare.
Mi sistemò sul sedile di dietro, non se ne andò nè tanto meno si mise sul sedile davanti, si sistemò accanto a me.
Mi controllò tutto il tempo e mi aprì lo sportello quando avevo qualche altro conato di vomito. Eppure non ci eravamo mai parlati veramente.Avvisò Sarah ed Elia che mi trovavo nella sua macchina e quando entrambi ci raggiunsero si propose di accompagnarmi a casa.
Fortunatamente i mia madre e il suo nuovo marito non erano in casa, mio fratello era dalla sua ragazza e mia sorella dalla nonna.
Così mi sistemò nel mio letto con i vestiti e mi rimboccò le lenzuola.
Io di tutto ciò sentì solo la porta chiudersi, dopo di che sprofondai in un sonno senza sogni.

STAI LEGGENDO
Sottosopra
Romancese vi piacciono le storie d'amore con il classico stronzo che si innamora della dolce e indifesa ragazza, avete sbagliato storia.