𝑷𝑹𝑶𝑳𝑶𝑮𝑶| 𝑳𝒂 𝑽𝒆𝒏𝒖𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝑯𝒊𝒅𝒓𝒊𝒍

483 24 7
                                    

Una misteriosa figura avanza, ora donna ora bestia, nella pallida luce lunare, cercando disperatamente una traccia, un segno, che possa al più presto indicarle la giusta via.

Inciampa, cadendo in ginocchio sulla battigia, mentre ululati famelici risuonano sempre più vicini, accorciandole il respiro e demolendo ogni sua speranza: i mostri infestano le notti senza luna e lei ben sa di essere la loro preda.

È ferita, reduce di precedenti assalti, il freddo pungente le attraverso le ossa e gli stenti e le fatiche a lei nuove legate a un corpo fisico la lasciano debole e spossata, allentando il controllo sui suoi poteri.

Un sottile marchio, simile a un piccolo sole bianco, continua a bruciarle il polso, a perpetua memoria del suo giuramento:

"... la tua venuta non passerà a lungo inosservata e presto Lui si accorgerà della tua presenza.

Se ciò dovesse accadere, anche Shagga invierebbe un suo araldo tra i mortali e la fine, che nei Tempi Remoti scongiurammo, potrebbe essere inevitabile.

Le gemelle, l'Antica Alleanza, dovrai vegliare su di loro a ogni costo; questo marchio ti aiuterà nei momenti difficili.

Qualcosa di epocale, che neanch'io posso prevedere, sta per avere luogo: promettimi, Hidril, che adempierai al tuo dovere, promettimi che farai di tutto per scongiurare la fine!".

Quel ricordo è come un fuoco e subito le riaccende l'animo, infondendole nuova forza: non avrebbe deluso il suo signore Ygdrall, portando a termine il suo compito anche a costo della vita.

Si rialza a fatica e davanti a lei, appena visibile nella nebbia, intravede la luce fioca di un faro; è la sua unica possibilità, lo sa bene, e ora corre disperata, cercando di ignorare la paura e il dolore crescente.

"Questo corpo non reggerà mai il mio potere, se mi attaccano è la fine" passandosi una mano sul viso Hidril cerca di pensare ad altro:

"Che diamine è successo? Sarei dovuta giungere al villaggio, che scherzo è questo?" con la mente la ragazza ripercorre il suo arrivo, chiedendosi ancora che cosa fosse andato storto.

La grande Quercia, simbolo stesso dell'armonia tra i popoli della Valle, avrebbe dovuto farle da passaggio, eppure eccola giungere alle Rovine, antica e perduta corte di un regno ormai dimenticato.

"No, non può essere stato un caso, qualcuno deve avermi dirottata. Ma chi? E perché farmi arrivare in un luogo simile?" la risposta la raggela e decide che non è il momento per simili questioni.

Da quando ha lasciato le antiche Rovine i mostri non le danno pace e le stelle non le sono più amiche, rifiutandole aiuto per giungere alla sua meta: molto è cambiato dall'ultima volta, astri e continenti non le sono più familiari.

Un basso ringhio, molto più vicino degli altri, le raggela il sangue, bloccandole il respiro; un ombra improvvisa l'assale, affondandole gli artigli nella carne, non lasciandole scampo.

Il dolore improvviso le strappa un urlo strozzato e subito perde il controllo: gli arti si trasformano in pelose zampe uncinate, il bel volto si allunga e affilate zanne fanno la comparsa sul muso infuriato.

Il suo io non c'è più, ora c'è solo la bestia.

E la bestia è affamata.

FᏘIRᎽ ᎧᏘK| 𝑻𝒉𝒆 𝑹𝒊𝒔𝒆 𝑶𝒇 𝑻𝒉𝒆 𝑭𝒐𝒓𝒈𝒐𝒕𝒕𝒆𝒏 𝑳𝒐𝒓𝒅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora