Penna e abito d'oro

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La nostra magnifica dolce scrittrice, è cresciuta sotto un'educazione impeccabile, sempre gentile e disponibile, insomma non diceva di no a nessuno. Ed è proprio per questo che all'età di 16 anni si trovò impicciata in una relazione infantile, che però le bastò a farle capire che non aveva bisogno di un uomo, 'mi completo da sola', diceva lei. Ciò che non sapeva è che il destino gioca un brutto scherzo nella vita di ognuno di noi e chissà magari le avrebbe fatto conoscere l'amore della sua vita da li a poco. 

Oltre che ad essere un'eccellente giornalista in erba, aveva anche una fissazione incredibile per la moda, tanto da non perdersi neanche una sfilata, soprattutto durante la Fashion Week, andava e tornava tra Milano e Parigi, e si sentiva proprio nel suo mondo. Di solito, se si chiede ad una bambina di 6-7 anni, che lavoro le piacerebbe fare da grande, la maggior parte ti risponde 'la modella', e non perchè è un lavoro sottovalutato, anzi, è una bella sfida entrare nel mondo della moda. 

Tra Gucci, Chanel, e Dior, lei sarebbe potuta morire. Completamente attenta ad ogni singolo abbinamento, la cabina armadio di Carrie Bradshow era nulla in confronto alla sua.

Si avvicinava la Fashion Week e lei sempre più eccitata, e incontenibile dall'emozione, come ogni anno, si recava dalla sarta di fiducia, nonchè una lontana prozia, per farsi fare dei vestiti che disegnava lei stessa, su misura, così era certa di avere l'esclusiva e di non sentirsi mai banale.

Per una sola settimana, il lavoro della prozia Laura, iniziava mesi e mesi prima, tra misura, orli, bordi e pizzi, cuciva così tanti abiti da averne per due-tre cambi al giorno. Era estasiata, il mondo della moda la lasciava sbalordita, senza fiato, guardava indossare quegli abiti come fossero dei veli, a ragazze meravigliose, perfette, i cui difetti non venivano neanche notati. 

Oltre che grande appassionata, fortunatamente era stata chiamata da un'agenzia di Milano che le aveva proposto un periodo di prova, per vedere come se la cavasse in ambito lavorativo, perciò si doveva occupare della descrizione di ogni singolo capo di ogni singola sfilata e cercare di trasmettere il messaggio che gli stilisti volevano far trapassare attraverso la creazione di quei vestiti.


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