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E un altro giorno arriva, un'altra mattina, un'altra sveglia. Un altro allenamento, un'altra doccia fredda, un'altra colazione solitaria.

Chissà perché oggi mi sembrava tutto così tremendamente uguale. Non che non lo fosse, avevo la stessa routine da cinque anni. Ma oggi sentivo come un gigantesco macigno a schiacciarmi a terra, a farmi vedere tutto ciò che facevo come una ripetizione eterna del giorno precedente. Una vita vissuta ieri che tornava a tormentarmi ogni oggi che arrivava. L'impossibilità di sognare il mio domani.

Quando entrò Dabi questi pensieri furono, forse per fortuna, relegati in fondo alla mia mente.

"Ho saputo della scelta dell'obbiettivo di stasera."

"Mhm. Non ti piace?" Aveva sempre qualcosa da ridire sugli obbiettivi che sceglievo da sola.

"Mi sembra rischioso passare da eroi piccoli e debolucci al settimo in classifica." Esatto.

"Ce la faccio." Ovviamente.

"Ne sei sicura? Non vorrei rischiare che ti scoprissero."

"Non rompere il cazzo, e non gufare. Ce la farò." Doveva per forza vedere il caso peggiore? E francamente, il meno probabile.

"Non vuoi fare magari un lavoro a due?"

"No. È una cosa mia, il lavoro lo faccio da sola." Ma chi ci vuole lavorare con il piromane? Io no di sicuro. Ogni volta che esce di qui si fa beccare e brucia tutto quello che incontra, io preferisco un approccio più discreto.

"Come vuoi. Il capo mi ha detto di dirti di prepararti per le cinque di pomeriggio, ci sarà da attraversare tutta la città. Ovviamente hai scelto l'eroe che opera più lontano di tutti." Disse sarcastico. Strano, lui non lo era mai... (Spoiler: ero sarcastica anche io).

Mi recai in bagno, dove misi la parrucca azzurra che usavo quando uscivo e le lenti a contatto nere. Indossai i soliti vestiti punk e mi truccai pesantemente. La regola principale dei travestimenti è farlo rimanendo sotto gli occhi di tutti. Più sguardi attiri, più strana appari, meno sarai notata. Soprattutto se metti a disagio chi ti guarda: non continueranno a fissare una ragazza con i capelli in piedi che da fuoco (metaforicamente) a chiunque le lanci anche solo un'occhiata.

Uscii qualche minuto dopo. Direzione: centro città. Il programma in sostanza era un po' di stalking e magari un gelato. 

Con il mio cono G/P mi posizionai davanti all'agenzia di Beast Jeanist, sempre piena di attività e concitazione. Non dovetti aspettare molto per avere un po' d'azione: un Villain aveva preso in ostaggio un piano di un edificio. E io seguii la squadra, capeggiata dal secondo in comando dell'agenzia: Ground Zero. Il biondo lunatico che osservavo da tre anni.

Non ci mise molto a catturare il Villain, come tutti quelli che aveva affrontato. Sembrava che fosse uno dei pochi eroi ad usare il metodo "faccio esplodere ogni cosa che mi ostacola", ma volendo vedere era proprio questo approccio che lo aveva portato ad essere il terzo in classifica. E rimaneva terzo, a mio parere, solo per via dell'età. A 22 anni nemmeno All Might era l'eroe più grande al mondo. Ora era Endeavour a detenere il titolo, da quando All Might aveva lasciato, dopo lo scontro con All For One.

Mi ricordo benissimo quel giorno. Perché è il primo giorno che mi ricordi. È stato quando il capo mi ha preso dal rifugio in cui ero intrappolata, cinque anni fa. Con me c'era anche Dabi e il dottore, anche loro salvati dall'associazione del capo. Non appena ci portò al sicuro ci raccontò della battaglia tra l'eroe e All For One, e di come il nostro precedente protettore (lui lo chiamò così) fosse stato malamente sconfitto da un All Might stremato e praticamente sull'orlo della morte.

Da allora ci ha tenuti al sicuro, insegnandoci a difenderci, anche se sembra che sia io che Dabi fossimo già capaci di combattere, come se c'è l'avessimo avuto nel sangue. E per tutta la nostra vita saremo debitori, e dovremo ripagare la generosità del capo. È strano dovere così tanto ad un uomo di cui non conosciamo nemmeno il nome.

//Lo scetticismo genera contraddizione\\ BakugouxreaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora