Eren capì, durante il viaggio di ritorno, che la situazione fra loro non sarebbe cambiata, nonostante quello che era successo.
Era stato ingenuo: era pronto a donare tutto se stesso a lui, mentre l'altro non riusciva a superare l'ostacolo che rappresentavano i loro ruoli nella vita quotidiana. Sapeva benissimo che Levi era il suo capitano, ma non gli importava. Avrebbe vissuto nella menzogna per tutto il tempo che gli restava da vivere, se avesse comportato passare altro tempo con lui.
Mentre cavalcavano, Eren notò che Levi era scuro in volto. Guardava in basso, era ancora spettinato e in disordine, cosa più unica che rara per il perfezionismo del capitano. Sembrava pensieroso e cupo, ed Eren non potè fare a meno di domandarsi il perché. Nel guardarlo così impensierito, il ragazzo pensò che probabilmente era meglio chiudere in quel modo la loro relazione: avrebbe solo sofferto di più nel perdere inevitabilmente una persona cara.
Mi dispiace solo, pensò Eren, non avergli mai detto cosa provo realmente.
Come se lo avesse ascoltato, Levi si voltò verso di lui poco prima di oltrepassare le mura: gli sorrise dolcemente. Era un sorriso triste, che sapeva di addio. L'ultimo atto di complicità che si sarebbero concessi.
Addio, Levi Ackermann.
Passarono giorni e giorni da quella spedizione. I due avevano tenuto fede alla loro promessa, allontanandosi l'uno dall'altro e soffrendone in silenzio.
Eren aveva tenuto tutto per sé, lasciandosi consumare dalla certezza che il capitano sarebbe andato avanti anche senza di lui.
Levi sembrava essere tornato quello di sempre: spietato e insensibile. Solo Eren e Hanji notarono quanto fosse più sofferente la sua voce, più marcate le sue occhiaie, più finta la sua maschera di indifferenza. Il ragazzo si riservava il piacere di osservarlo di tanto in tanto mentre prendeva il the: aveva imparato il suo modo bizzarro di tenere la tazza dal bordo piuttosto che dal manico, aveva notato il bagliore dei suoi occhi lucidi mentre alzava la tazza per bere.
Non riusciva a non chiedersi se non fosse lui la causa del suo cambiamento, e una parte del suo cuore sperava fosse così.
- Il corpo di Ricerca si preparerà finalmente per la spedizione ufficiale fuori le mura, programmata fra tre giorni esatti. - la voce del comandante Hanji ruppe il silenzio. - Nonostante le difficoltà incontrate nell'ultima spedizione, siamo costretti a fare questo passo. Non sappiamo cosa incontreremo una volta allontanatici tanto dalle mura, ma confido nella vostra prontezza e nella vostra capacità di seguire gli ordini dativi con dedizione.
Seguì un discorso di incoraggiamento che Eren ignorò involontariamente, troppo occupato a pensare a ciò che avrebbe dovuto affrontare una volta fuori le mura. Si stava avvicinando il giorno in cui avrebbe incontrato i propri nemici, il giorno in cui avrebbe compreso se gli anni che gli restavano da vivere sarebbero bastati per vendicare sua madre e liberare l'umanità intera. Sentiva il peso di questa responsabilità gravare su di sé come un macigno, il dovere di salvare l'umanità e la consapevolezza di non esserne capace. Scorse gli occhi emozionati di Armin illuminarsi mentre ascoltava Hanji e sorrise, chiedendosi come facesse ad essere entusiasta quando il peso della propria condizione di gigante gravava su di lui.
Eren sentì la testa girargli per i troppi pensieri e decise di allontanarsi dalla folla, per poter pensare.
Quando uscì dall'edificio, una pioggia gelida lo colpì. Eren sospirò, mentre lasciava che la pioggia lo bagnasse e gli schiarisse i pensieri. Resosi conto che non bastava per sentirsi meglio, si allontanò ulteriormente.
Con il dispositivo di manovra tridimensionale, si spostò fra gli edifici con velocità, nonostante la pioggia e le lacrime che gli offuscavano la vista.
STAI LEGGENDO
Nulla è la morte per noi. - ErenxLevi
FanfictionBreve estratto: " - Sono presente solo nella mia morte, ormai. Non esisto in nessun altro momento. Levi lo guardò negli occhi, gli sembrò gli stesse scrutando l'anima. Una parte di Eren sperava che quel momento non finisse mai, di poter concludere...