La luce del mattino riempì la stanza del capitano Levi, segnalandogli fosse ora di alzarsi e farsi vedere.
Come se fosse tornato bambino, gli sembrava fosse più semplice rannicchiarsi in un angolo e aspettare che le cose si sistemassero.
La vergogna che provava per aver passato del tempo con Eren lo bruciava fino alle viscere.
Come aveva potuto lasciarsi vedere debole, sofferente?
Scosse la testa, come se volesse allontanare i propri pensieri.
Mentre abbottonava la camicia, cercò di restare il più serio possibile. L'espressione indifferente che indossava da oltre vent'anni lo stava abbandonando, cosa che non avrebbe mai potuto permettere.
Con estrema fatica, proseguì la sua giornata con normalità.
Si sentì spettatore della propria vita, partecipe ad eventi che non gli interessavano più. Le carte in tavola erano cambiate totalmente, per le scoperte fatte e per le perdite subite.
Nel giro di poco più di un anno avevano acquisito informazioni che in parte avrebbe preferito non conoscere mai, come ad esempio l'aver ucciso, in effetti, migliaia di uomini trasformate in giganti.
La delusione andava ad unirsi con la sofferenza.
Il principale motore della propria vita era stato il comandante Erwin, la sua missione e la realizzazione di essa. Dopo aver perso Isabel e Farlan, non gli restava altro che dedicare anima e corpo a lui. La passione che coglieva Erwin nella scoperta e nella conoscenza era ciò che aveva alimentato la voglia di vivere di Levi, portandolo ad essere ciò che era oggi.
Levi aveva seguito il proprio comandante in capo al mondo, tanto forte era il legame che si era creato fra loro. Viceversa, Erwin si era fidato di lui al punto da mettere la propria vita nelle sue mani.
Durante le prove e gli esperimenti di Hanji, aveva cercato di farsi vedere il meno possibile. Solo una volta aveva incrociato lo sguardo di Eren, solo per distoglierlo nuovamente. Stranamente, mentre in sé percepiva solo imbarazzo, negli occhi Eren sembravano esserci una sicurezza e una dolcezza bizzarre. Ignorò con forza ogni pensiero di quel genere, concentrandosi ancora sul fingersi invisibile.
Quel pomeriggio, andò a fare la solita passeggiata di ricognizione sulle mura. Assorto nei suoi pensieri e nella vista dell'orizzonte apparentemente privo di giganti, sentì una mano afferrargli la spalla.
Levi si voltò di scatto, sulla difensiva. Con le mani sulle armi già pronte a colpire, notò con sorpresa il volto allegro di Hanji.
Tirò un sospiro di sollievo mentre si ricomponeva. - Che succede? - le chiese.
La donna scosse il capo. - Nulla, Levi. Volevo solo vedere come stavi.
Fece spallucce. Cosa avrebbe dovuto dirle?
Di merda.
Hanji lo rimproverò con lo sguardo. - Ti ho visto più strano del solito oggi. Ieri era.. - non trovò il coraggio di dirlo, ma sapevano entrambi che giorno fosse. Tossì. - Non mi hai detto nulla. Pensavo volessi passarlo con qualcuno che potesse capire.
Levi annuì, dispiaciuto. Ricominciò a camminare, con la donna al suo fianco.
- Ci sono novità per la prossima missione all'esterno? - chiese ad Hanji, cercando di farla concentrare sul suo ruolo da comandante.
Come prevedibile, la donna iniziò a parlargli delle vaste possibilità che li attendevano e su ciò che aveva intenzione di fare con le loro nuove scoperte.
Levi la ascoltò con concentrazione, guardando di tanto in tanto l'orizzonte fuori le mura e la vita che si svolgeva al loro interno.
Nonostante Hanji stesse continuando a parlare, l'udito di Levi sembrò silenziarla improvvisamente. Con la coda dell'occhio notò la presenza di Eren e dei suoi compagni appena sotto il perimetro delle mura. Stavano chiacchierando allegramente, spensierati. Osservò Eren, che persino da quella distanza era facilmente distinguibile. Ne notò i capelli raccolti in un codino, mosso dal vento. Aveva le spalle incurvate e si teneva quasi in disparte.
Levi inclinò il capo mentre lo osservava assorto. Quello di guardarlo fu un gesto incondizionato, un richiamo che sembrava provenirgli da dentro. Nonostante con la ragione si fosse impegnato nell'evitarlo, distrattamente non fu in grado di distogliere lo sguardo da lui.
- Levi? - lo richiamò Hanji. - Levi, mi stai ascoltando?
- Cosa? - chiese, confuso.
La donna scosse la testa. - A che stai pensando?
L'uomo arrossì. - Nulla, tranquilla.
Lei si sporse leggermente sopra la sua spalla, abbastanza da guardare nella sua stessa direzione. Si voltò verso di lui e sorrise. - Cosa stai guardando allora?
Levi fece un passo indietro, se possibile ancora più rosso in volto. Sostenne con forza di non star guardando nulla. - Ti stavo ascoltando, ho detto.
Hanji si mise una mano sul fianco, e lo guardò intensamente. - C'è qualcosa che vuoi dirmi?
L'uomo deglutì. Si chiese quanto ci avesse messo l'amica ad accorgersi che c'era qualcosa che non andasse. Soprattutto, pensò, chissà se si era accorta del piccolo scambio di sguardi con Eren. Mise a tacere la voce nella sua testa che lo rendeva così interessato alla connessione col ragazzino, e si voltò verso Hanji.
- Nulla, te l'ho detto.
- Vi hi visti ieri notte. - esordì. Levi divenne paonazzo, indietreggiò e barcollò leggermente. L'imbarazzo gli bruciava le viscere.
Hanji sorrise ampiamente, ammiccando. - Ti sei tradito da solo. - sibilò fra le labbra.
- Ti ho solo visto andare via all'alba, non ho visto chi fosse in tua compagnia.
Levi avrebbe desiderato schiaffeggiarsi per quanto si stava comportando in modo ingenuo ed immaturo.
- Se non vuoi dirmelo va bene, non sei obbligato. - continuò la donna. - Lo scoprirò comunque, visto che oggi ti sei comportato come un ragazzino.
Nella sua vita, Levi aveva perso il conto di quante volte aveva rischiato di morire, di quanti giganti avesse abbattuto.
In quel momento, però, avrebbe dato qualsiasi cosa per trovarsi sul campo di battaglia.
Hanji gli mise una mano sulla spalla, spingendolo a continuare a camminare. Fece finta di nulla per il resto del pomeriggio, il che fu un incredibile sollievo per Levi, che sentiva nonostante ciò il peso del suo sguardo inquisitorio su di sé.
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Nulla è la morte per noi. - ErenxLevi
FanficBreve estratto: " - Sono presente solo nella mia morte, ormai. Non esisto in nessun altro momento. Levi lo guardò negli occhi, gli sembrò gli stesse scrutando l'anima. Una parte di Eren sperava che quel momento non finisse mai, di poter concludere...