9. No time to die.

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Il giorno prima della partenza fu un susseguirsi di emozioni travolgenti per l'intero corpo di ricerca: erano tutti provati dalla stanchezza e dall'ansia, chi dall'emozione e chi dalla paura.

Eren passò la propria giornata occupato a rimuginare su cosa avrebbe dovuto fare: quando non pensava all'ansia della spedizione, i suoi pensieri erano occupati da Levi e il suo comportamento di due sere prima. Non era ben certo di quale delle due cose gli mettesse più panico, ma sapeva di non riuscire ad affrontare nessuna delle due.

- Hanji crede che la maggior parte dei giganti fuori il Wall Rose siano stati abbattuti dalle nostre armi, quindi dovrebbe essere una traversata sicura. - gli disse Armin, quella sera, mentre facevano una pausa dalla preparazione degli equipaggiamenti. Eren lo ascoltava distrattamente, mentre godeva del fresco vento fra i suoi capelli

- Sarebbe perfetto se fosse così - continuò l'amico, proseguendo nel fare teorie sulle possibilità per il giorno dopo. Eren si rese conto di non starlo ascoltando con molta attenzione quando la sua voce divenne un ronzio in sottofondo: la sua attenzione si era spostata tutta sulla figura di Levi in lontananza. Sorrise involontariamente, mentre lo osservava nella sua quotidianità, nei suoi gesti più semplici, illuminato dalla fioca luce del tramonto. Il vento gli arruffò i capelli, ed Eren provò l'impulso di andare a sistemarglieli.

- Eren, non mi stai ascoltando. - disse Armin, richiamandolo dal suo sogno ad occhi aperti.

- Cosa...? - chiese il ragazzo, confuso.

Il biondo rise, dandogli una pacca sulla spalla. - Non mi stavi per nulla ascoltando, Eren. Ma va bene così, capisco perché fossi distratto.

- Tu... No, non credo che tu capisca.

Armin lo guardò con un cipiglio serio e severo. - Vai, Eren. Va' da lui, chissà che non sia l'ultima occasione questa.

Il ragazzo sorrise, imbarazzato. Avrebbe voluto chiedergli come avesse fatto a capirlo, ma si disse che non era importante. Armin lo avrebbe sempre capito, e gli era grato per questo.

Camminò spedito verso Levi, con passo deciso. Quando fu certo che nessuno potesse ascoltarli, si avvicinò a lui.

- Seguimi appena puoi. - gli sussurrò.

La voce profonda di Eren colpì l'uomo. Sebbene non lo desse a vedere, mantenendo un'espressione seria e neutra, aveva sentito allentarsi la morsa che aveva avvertito al petto quando pochi minuti prima aveva visto Eren.

Non disse nulla, fece solo cenno di sì con la testa.

Vide il ragazzo allontanarsi verso le mura a sud. Levi si prese il tempo di osservarlo e di bearsi della sua visione: le spalle larghe e muscolose, i glutei sodi, le innumerevoli piccole cicatrici biancastre, i capelli leggermente lunghi che ondeggiavano dietro il suo collo seguendo i suoi movimenti. Se avesse potuto, lo avrebbe guardato per ore, imprimendo nei suoi occhi ogni dettaglio. Non sapeva quanti anni ancora avrebbe potuto guardarlo, e in qualche modo questa incognita lo rendeva solo più desiderabile ai suoi occhi.

Si prese ancora qualche momento per non destare sospetti, poi prese un'altra strada e seguì Eren, riuscendolo ancora a distinguere in lontananza.

Non era ben sicuro del motivo per il quale aveva deciso di andare con lui, ma nonostante questo gli sembrava fosse la cosa più giusta da fare.

Il ragazzo si fermò sul bordo delle mura ad aspettarlo, più che altro per assicurarsi che lo stesse seguendo e fosse ancora lì: Levi lo seguiva senza esitazione. Il silenzio era riempito solo dal rumore dei loro dispositivi che si agganciavano qui e lì nel loro avanzare.

Nulla è la morte per noi. - ErenxLeviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora