Parte 1 PROLOGO

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Edito prima da Pluriversumedizioni poi da Monnalisaedizioni, in vendita su Amazon e in libreria, Nemesi è la prima parte di una storia soltanto in parte fantasy, atipica, legata all'atroce realtà di fatti realmente accaduti.
Qui in piattaforma è riportata soltanto uno stralcio iniziale non ancora editato dalla CE.
Buona lettura)

È assurdo, come siamo arrivati a questo?! Ci stiamo autodistruggendo. Mi viene in mente quel motivo, di tanto tempo fa... Time is ticking out.
Di continuo, insistente, il tempo sta finendo.

La storia si ripete, ciclica, brutale, senza memoria. Nel 1914, si lottava nelle trincee, nel 1939 con carri armati e aerei, la chiamavano "guerra di movimento" e adesso questa... è iniziata come finì l'altra.

La radioattività sta aumentando, per quanto le maschere riusciranno a salvare i miei compagni, la gente. Ho paura, ma non per me. È un timore che, ormai, mi accompagna da così tanto tempo... il vedere morire gli altri.

Le comunicazioni sono sempre più disturbate. Cosa starà succedendo in Europa, nel resto del mondo... quanto ancora sarà rimasto di ciò che conoscevo? Nella memoria, appaiono nitide le foto di questo posto negli anni. Com'è cambiato...la tecnologia che ci doveva aiutare, la nostra millantata intelligenza che ha dato voce e coscienza a droni, che ha trasformato sogni e pensieri in acciaio in movimento, alberi e foreste diventati oggetti di design. Adesso, davanti a me, solo macerie.

"Questa fotografia per quanto tempo rimarrà impressa nella mia memoria?"

La notte è sconquassata da esplosioni assordanti e sibili paurosi coprono le grida delle persone, dei soldati. Che guerra strana... com'è diversa dalle altre che ho combattuto, non so nemmeno come sono fatti i volti dei miei nemici. Vedo solo schianti al suolo lontani e lampi accecanti.

Mi sento impotente, sto aspettando... o sono impazzito?! Mi sono solo immaginato tutto, avvolto nell'orrore di queste notti per darmi un filo di speranza. Ho costruito la mia memoria, sognato persone ed edificato un muro immaginario su cui aggrapparmi. Basta solo che uno di questi lampi si schianti vicino, più vicino e finirà tutto allora? È così?!

Sono come il ratto che ho davanti. Occhi dilatati, impauriti dai rumori, in cerca di nascondiglio, inconsapevole del futuro. Solo istinto di sopravvivenza. Eppure non è così: la storia si ripete sempre, come nel 1914, come nel 1939...

Mi guarda con occhi vitrei, due punte di spillo. Ormai anche lui non c'è più. Piccolo compagno senza scampo.

Sono rimasto solo. Lo spettro di New York attorno a me, fumo che si alza da Central Park, fiamme divoranti e affamate. Mi guardo attorno cercando un qualsiasi segno di vita: vi è una strana calma, un silenzio più assordante di tutte le bombe e le esplosioni a cui ho assistito in questi giorni.

Zombie...

Palazzi sventrati ridotti a scheletri grigi di cemento, non vedo più le figure imperiose dell'Empire State e del Chrysler Building. Solo fumo, macerie, silenzio.

"È così che deve finire?", lo urlo al cielo, alla polvere, al nulla, "È veramente così?!"
Non capisco... nessuna comunicazione, nessuna notizia. Il vortice dei miei pensieri è ormai senza logica. Cosa c'è di diverso questa volta? Di uguale solo la pazzia dell'uomo.

Ancora esplosioni... ma cosa c'è ancora da distruggere? Deflagrazioni, sibili, sempre più vicini.
Un lampo accecante. Volo nel vuoto, finalmente!

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Mi chiamo Erik Low.

La mia vita cambiò nel 1914. Ero un uomo di quarant'anni, alla continua ricerca di qualcosa che potesse fare la differenza. Quando alla fine arrivò, lo fece così velocemente che non potei far altro che farmi trascinare da quel che successe. Rischiai d'impazzire, di diventare come quelle anime perse che fissano il vuoto, mormorando frasi sconnesse. È questo quello che succede quando la logica in cui hai sempre creduto, come fosse un mantra, viene meno, fagocitata da una realtà di cui non conosci l'esistenza.

È vero. Noi umani siamo egoisti. Crediamo di essere al centro dell'universo. Ci inventiamo Dei e Santi al nostro servizio per convenienza e necessità, preghiamo e imprechiamo, pensando di avere un canale telepatico privilegiato con qualcuno o qualcosa più grande di noi che ci ascolta. Nella nostra ipocrisia, ci sentiamo meglio quando crediamo di aver espiato tutti i nostri peccati, aiutando chi è meno fortunato di noi, liberandoci dal peso di una coscienza ormai muta e indifferente.

Spesso ci crediamo intelligenti, al di sopra di tutti gli esseri viventi di questa Terra. Forse perché siamo consapevoli, abbiamo fantasia e creatività. Ma qualcuno di voi si è mai chiesto da dove provenga il nostro talento?

Non sono l'unico, ormai è chiaro. Ma fatevi una domanda. Tutti quei romanzi fantasy così reali, scritti in passato, le menti geniali che hanno creato invenzioni futuristiche, forse non sono altro che racconti di ciò che è stato vissuto?

Mi chiamo Erik Low, sono nato a Londra, nel 1874.


SPAZIO AUTORE

Ciao a tutti. Questa non è la versione definitiva che è stata pubblicata in cartaceo, ma ha subito un ulteriore editing. Per ragioni editoriali ho lasciato su wattpad solo le prime 5 parti.

Per chi inizierà a leggere la storia, questo non è il solito fantasy dove ci sono orchi, folletti, magie o guerre leggendarie tra eserciti di Terre mitiche e sconosciute. È anche difficile collocarlo tra i vari generi, a volte ho paura che non sia nemmeno troppo fantasy.

È ambientato durante la prima guerra mondiale. Non verrà descritta la guerra, ma verrà descritta quanta sofferenza siamo riusciti a provocare su questa Terra, a noi stessi e a ciò che ci circonda.

Il mio intento, a chi avrà voglia, tempo e passione di intraprendere questo viaggio tra le righe, è fare anche riflettere su cosa sta facendo l'uomo. Una canzone di qualche anno fa diceva:

"Forse un giorno uomo e foresta vivranno insieme... speriamo che quel giorno, ci siano ancora".

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