3

5 2 0
                                    


Strinse le mani vibranti attorno alla tazza. Non era certa se il tremolio fosse opera del freddo o di quella situazione. Era da quando aveva firmato le carte per il divorzio che non si sentiva così.
Disorientata e impaurita.

«Dove si trovava quando ha sentito l'urlo di Ursula Mayer?»

Aveva lasciato lei per ultima. Si era assentato per alcuni istanti, aveva chiamato in centrale facendo alcune domande e poi era ritornato. Anna Alfarano, Luigi Conte, Gianni e persino il signor Sala erano già stati tutti interrogati.

Era una semplice domanda.

Eppure avvertÌ un boato all'interno del suo stomaco.

«Ero nella mia stanza, stavo dormendo.»

Annotò un appunto su un bloc-notes dalla copertina verde.

«Non ha avvertito nulla di strano?»

«No, non mi pare» mormorò a denti stretti.

Osservò l'ispettore rilassare la schiena sulla poltrona in chintz che aveva scelto con tanta cura un mese prima per dare un tocco vintage alla biblioteca del suo B&B.

«Lei di chi sospetta?»

«Come dice, prego?»

«Andiamo, si sarà fatta un'idea. Chi non la convince?»

Finse di considerare per un attimo la domanda e poi rispose:

«Il signor Conte»

«Perché proprio lui?»

«È l'unico che non aveva prenotato in anticipo, sembra conoscere bene la storia di Ursula Mayer e poi..»

«E poi?»

«Mi mette i brividi, ecco.»

Boris ridacchiò chiudendo gli occhi.

Sembrava quasi divertito.

«Che cosa insinua?» domandò l'uomo guardando attraverso la finestra in direzione del lago ghiacciato.

«Che non è chi dice di essere.»

«Perché non chiede a me di chi sospetto io?» la sfidò l'ispettore.

Sospirò e guardandolo negli occhi, chiese:

«Lei di chi sospetta?»

«Sospetto di chi non è chi dice di essere e ha dei pregressi.»

«Di chi sta parlando?»

«Di una donna con precedenti di percosse ai danni dell'ex marito, mascherata da gestore di un B&B.»

***

Si voltò bruscamente e uscì dalla stanza con le lacrime agli occhi. Boris la lasciò fare, consapevole che non avrebbe fatto molta strada.

Non c'era verso di lasciarsi quella storia alle spalle.

«Signora Paola»

Anna Alfarano la osservava con i suoi occhi inquieti.

«Mi dia cinque minuti» replicò lei voltandosi verso il lavello e mordendosi le lacrime.

«Ho bisogno di parlarle ora, c'è una cosa che deve vedere»

Si girò e osservò la ragazza.

Aveva in mano il suo telefono, uguale a quello di Bea. Incerta, la donna si avvicinò e con grande sforzo lesse l'articolo.

Una foto di Ursula Mayer di almeno quarant'anni prima le si parò davanti.

Era in posa, sorridente in costume da bagno in mezzo a due bambini.

Un maschio e una femmina.

Riconobbe il sorriso della piccola bambina bionda, ma fu il bambino a catturare la sua attenzione. Guardava serio in camera con occhi spenti, come se non avesse alcuna voglia di farsi fotografare.

La didascalia dell'immagine riportava Ursula Mayer sul lago di Losanna, con i figli Yvonne e Johannes.

«Perché non lo mostra a Boris?» domandò seccamente asciugandosi le lacrime.

Gli occhi girigi di Anna Alfarano incontrarono quelli scuri di Paola.

C'era qualcos'altro che la ragazza intendeva.

«Mi fido solo di lei.»

Le spinse il telefono davanti al viso e poi, lo vide.

Quell'unico particolare che solo lei avrebbe potuto cogliere.

Guardò la ragazza negli occhi e la vide annuire.

Non c'era più tempo da perdere.

Scrutò il lago dalla finestra e si precipitò fuori dalla stanza.

Uscì dal B&B sfidando la neve. Il freddo le mozzò il respiro.

Lasciò che il gelo la penetrasse fino alle ossa e camminò spedita verso il pontile.

Gli spifferi d'aria esalavano ombre sinistre a contatto con la superficie ghiacciata del lago.

Quelle acque avevano sempre avuto il potere di calmarla.

Era sempre stato così.

Ma non quel giorno.

Avvertì i suoi passi pesanti sul pontile.

L'uomo rimase impassibile al termine della banchina come se volesse tuffarsi e scomparire attraverso la lastra di ghiaccio.

«JOHANNES!»

Gianni si girò e la squadrò con un sorriso, simulando il gesto del silenzio portandosi l'indice sulle labbra.

«Ssst, potrebbero sentirti»

«È stata tutta una messinscena, non è vero?» piagnucolò la donna.

«Come lo hai capito?»

Si avvicinò all'uomo colpendolo e scostando la sciarpa dal collo. La stessa macchia marrone della fotografia riapparve sulla pelle di Gianni.

«Ma brava, e adesso cosa intendi fare?» domandò l'uomo avvicinandosi alla sua compagna e stringendole il polso.

«Era tua madre?»

L'uomo non rispose, scuotendo la testa con un sorriso beffardo.

«Ha smesso di esserlo anni fa» mormorò.

«Quanti anni avevi quando hai ucciso quella bimba?» lo sfidò lei con le lacrime in viso.

«Non parlare di cose che non sai, solo il lago conosce i miei segreti»

Si guardò intorno, come se stesse studiando la situazione.

Il lupo e l'agnello erano soli ed isolati dal resto del gruppo.

«Sei stata sciocca a venire qui»

La strinse a sé e le serrò un braccio attorno al collo. Lei avvertì la stretta, il respiro mancarle e gli occhi gonfi di lacrime.

«A breve sarà tutto finito e tu potrai guardare il tuo amato lago da vicino.»

Erano ormai a pochi passi dal bordo quando udì uno sparo.

Aprì gli occhi e avvertì la voce di Boris da lontano. Luigi Conte e Anna Alfarano sbiaditi, alle sue spalle. Gli occhi di Gianni puntati su di lei sembravano chiedere scusa prima di scivolare giù nel lago di ghiaccio.

Sangue nella neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora