2

6 2 0
                                    

Quando Armando Boris entrò in soggiorno sudato e con la neve sulle spalle si trovò otto occhi puntati su di lui. In trentacinque anni di onorata carriera ci aveva fatto il callo ormai.

Una ragazza dai capelli rossi con un pigiama rosa tamburellava sul davanzale della finestra sbadigliando, come se la cosa non la riguardasse e qualcuno l'avesse forzatamente tirata giù dal letto. Un uomo, con una vestaglia elegante e una barba curata con tanto di pizzetto grigio, gli regalò un sorriso mellifluo al suo ingresso.

Infine i due proprietari del B&B, sedevano tenendosi per mano davanti a un tavolino in legno, sconvolti. Si chiese per un attimo quando era stata l'ultima volta che aveva tenuto sua moglie per mano.

«C'è del sangue nella neve! Sangue nella neve

Era stata Paola, la proprietaria, a chiamare nel cuore della notte.

Era stata un'impresa arrivare fino a Monate, ma nessun altro altro agente sarebbe stato in grado di arrivare in tempo con quella tormenta.

Lui era il più vicino.

L'unico a conoscere la zona come il palmo delle sue mani. Si era infilato le ciaspole e senza indugi aveva falcato fino al punto più estremo del lago dove anni prima, molti di più di quanti era disposto ad ammettere, si era tuffato dal punto più in alto.

Il corpo di Ursula Mayer era stato ritrovato in giardino, precipitato dalla grande finestra, la quale era già stata coperta con delle assi in legno. I segni sul collo della donna anziana non lasciavano spazio all'immaginazione, non era stato un incidente: qualcuno l'aveva spinta giù.

«Non avreste dovuto farlo» li rimproverò Boris riferendosi alle assi.

«I nostri ospiti sarebbero morti dal freddo» si difese Gianni.

Era vero. La tormenta non si era placata per un solo attimo.

Sospirando domandò, rivolgendosi allla proprietaria:

«Che cosa sappiamo di questa donna?»

«Ha prenotato su internet circa una settimana fa, la prenotazione me l'ha passata mia nipote che gestisce il nostro sito. So che era una cantante lirica, ma niente più. Ho ancora il suo passaporto se vuole.»

Fece per alzarsi quando Luigi Conte sghignazzò con una risata simile a un latrato.

Gli occhi azzurri fissi sulla proprietaria.

«Tutto qui? Anche un bambino di cinque anni avrebbe saputo dare più informazioni.»

La donna lo guardò incerta, indecisa se sedersi di nuovo o alzarsi per recuperare il passaporto.

«Ha interpretato Cho-Cho San nella Madama Butterfly ed è stata per ben due volte Aida» spiegò l'uomo lezioso.

Persino la ragazza con il pigiama rosa sembrò vagamente interessata a quella dichiarazione. Boris, di certo, non la conosceva. Detestava i cinema, figurarsi i teatri con quelle donne corpulente che urlavano parole senza senso.

«Era per quello che ci ha parlato fino a notte fonda ieri sera?» intervenne Gianni serio.

Conte abbassò gli occhi chiari studiandosi le mani per qualche istante, poi borbotttò:

«Cercavo solo di essere d'aiuto. Era abbastanza famosa anni fa»

«Che altro sa? Sembra conoscerla meglio di chiunque altro»

«So che ebbe due gemelli e che uno dei due è morto. Non ha mai più cantato da quel giorno.»

Dalla finestra cadde un pesante blocco di neve che fece girare gli ospiti del B&B. Boris non ci badò e rivolgendosi a Gianni domandò:

«Avete già controllato in camera sua?»

Si alzarono tutti, come se quell'indagine ormai includeva anche loro. In tempi normali non avrebbe mai permesso a quattro estranei di accompagnarlo nella stanza della vittima. Ma considerò che avere tutti a vista d'occhio sarebbe stato molto più sensato. Non gli era piaciuto il guizzo colto negli occhi di Luigi Conte, che di professione faceva l'attore ed era quindi, a suo parere, abituato a mentire. L'apatìa di Anna Alfarano, poi, lo insospettiva e i due proprietari avevano tutta l'aria di sapere molto di più di quello che dicevano.

Passò davanti alla finestra sulle scale, guidando il quintetto e osservò la casa di fronte con il comignolo fumante.

«Chi vive lì?»

«Il signor Sala. Ci da una mano con il giardino.»

Si girò trovandosi a pochi centimetri dalla fronte di Paola Barenghi.

«Possiede le chiavi di questo posto?» domandò.

La donna annuì e intese immediatamente ciò che l'ispettore aveva in mente.

«Ma il signor Sala non farebbe male a una mosca!» protestò.

«Sono proprio le esistenze più tranquille quelle che ribollono di rabbia e frustrazione, sa? Lo faccia venire qui.»

La osservò annuire, scansare il compagno e i due ospiti sparendo dalla sua vista.

***

La stanza numero 3 aveva ospitato Ursula Mayer per una sola notte eppure il suo profumo si era già impregnato all'interno delle mura, come a testimoniare che la donna fosse realmente esistita.

Boris non sapeva esattamente cosa stesse cercando, ma era consapevole che vedendolo l'avrebbe riconosciuto immediatamente.

Un dettaglio talmente ordinario da passare inosservato.

Frugò all'interno della borsa, nelle due pesanti valige e persino nell'incavo di un ombrello color lilla. Ogni cosa sembrava al suo posto in quella stanza.

Poi osservò un portafoto in argento, adagiato sul comodino di fianco al letto. La foto all'interno appariva inclinata a sinistra, come se qualcuno lo avesse aperto di recente. L'immagine in bianco e nero di una bambina dai capelli chiari lo squadrò intrappolata nella cornice.

«È vostro questo?» domandò.

«No, non fa parte dell'arredamento» rispose Paola facendo capolino nella stanza.

Raccolse dal comodino il portafoto e l'aprì, lasciando cadere una seconda immagine. Era un opuscolo di una casa vacanze ripiegato in due per contenerlo nel portafoto.

«Be' suppongo che qualcuno la volesse in questo posto.»

«Che intende?» domandò Anna Alfarano.

«È scritto qui» dichiarò Boris girando il volantino del 'B&B l'Azalea' verso gli altri quattro.

La voce calda di Luigi Conte recitò:

Ti aspetto dove tutto è cominciato.

Sangue nella neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora