Ero sul divano a farmi gli affari miei quando sentii suonare alla porta. Non aspettavo nessuno e ciò mi fece leggermente allarmare, aprii la porta ma non c'era nessuno. Pensai ad uno scherzo di pessimo gusto. Quando stavo per chiudere la porta però mi accorsi di una piccola figura sdraiata sul mio vialetto, era un gatto nero come il carbone: mi avvicinai cautamente...non sembrava morto. Mi guardai attorno, qualunque persona di buon senso lo avrebbe cacciato, ma non io.Lo presi, lo portai in casa e lo avvolsi in una coperta, andai in cucina e presi del tonno, le lo porsi lui aprii i suoi enormi occhi gialli. Il mio rapporto con gli animali era del tutto differente da quello con gli umani: gli animali non giudicavano, non facevano del male e non uccidevano solo per il gusto di farlo, non avevano pregiudizi e soprattutto non parlavano, cosa del tutto superflua a mio avviso. Mia mamma diceva che ogni uccellino che veniva a sbattere contro la finestra si riprendeva sempre sotto le mie cure, diceva che riuscivo a rimetterli in vita, per lei però era una cosa di cui vergognarsi, ero anormale. Comunque il gatto sembrava stare bene, non aveva nessuna ferita e una volta liberato dalle coperte invece di scappare si rannicchiò sulla poltrona del soggiorno, così da quel giorno quel gatto iniziò ad essere il mio compagno di vita. Non gli avevo dato un vero e proprio nome, lo chiamavo "gatto" semplicemente e lui sembrava addirittura capirmi.
Una settimana dallo strano evento il gatto era diventato il mio coinquilino ufficiale e non era neanche male, si faceva i cavoli suoi e io i miei, la sera mentre guardavo un film lui si metteva sulla sua solita poltrona e mi guardava fiche non mi mettevo a dormire, era strano? Be certo ma non mi importava, d'altronde anche io lo ero.

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Coven-La congrega
FantasiQuesta è la storia di Mive Parkinson:una normale ragazza di 16 anni...o forse no