Capitolo 9

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"Dai Bucky, svegliati. Siamo arrivati." Disse Steve sotto voce toccandogli la spalla destra dopo aver fatto il giro della macchina e aver aperto lo sportello dal lato del passeggero. "Cinque minuti e siamo a letto." Continuò piano concedendosi, per una volta, di scompigliargli i capelli.

"Mmhhh, arrivo." Rispose l'omega con voce impastata dal sonno e facendo un evidente sforzo per aprire gli occhi."

"Vieni, ti aiuto."

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Quell'incubo era finito. Era con Steve adesso e stava tornando a casa con lui.
Casa. Wow, che bella parola. Casa.
In quei cinque maledetti giorni non aveva pensato ad altro.
A casa, la sua casa.
E a Steve, che si prendeva cura di lui, che si occupava di tutto. Che lo faceva sentire al sicuro lasciandolo sempre libero di fare le sue scelte.
E lui aveva fatto la sua scelta. Se ne era andato. Quando era arrivato il calore era stato preso dal panico era scappato.
E Steve, come sempre, aveva trovato una soluzione. Così non era stato costretto a passare il calore steso per terra in un buco fatiscente.
Steve, invece di arrabbiarsi, aveva trovato una soluzione, ancora una volta.

Non si meritava le sue attenzioni. Avrebbe dovuto rivolgerle verso qualcun'altro, alpha, beta o omega che fosse, in grado di renderlo felice.
Non si meritava che lui lo riprendesse a casa con sé. Ma quando era andato a prenderlo da Sam lo aveva abbracciato così forte...
Come se non aspettasse altro dalla vita che riaverlo con sé.
No. Non si meritava una persona come Steve. Non se la meritava.

Ma in quel momento era sfinito e non gli importava di niente se non di poter tornare a casa da Steve. Con Steve. Per due giorni avrebbe comandato lui, aveva detto. Il fatto di lasciare ad un alpha il controllo lo avrebbe solitamente riempito di terrore. Ma stavolta no, stavolta era più come una coperta che ti tiene al caldo nelle lunghe notti invernali.
Stavolta andava bene.

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Non appena entrati in casa, Bucky si staccò, barcollando, dal fianco di Steve a cui era appoggiato e si mosse per andare in camera.

"Mi spieghi dove stai andando?" Chiese Steve con aria contrariata.

"A letto Steve. Sono sfinito. Ho bisogno di dormire."

"Certo che hai bisogno di dormire... Stai a malapena in piedi... Ma quella stasera è la camera sbagliata." Continuò, con lo stesso tono, indicando la camera dell'omega.

Allo sguardo confuso di Bucky, prese un respiro e continuò con tono più dolce. "Ascolta Bucky, sono stati giorni difficili anche per me. Cerca di capire... Stanotte ho bisogno di averti vicino e, a dir la verità, credo che lo stesso valga anche per te. Inutile far finta di niente... Quindi non fare storie e andiamo a letto. Solo per stanotte. Ok?" Disse Steve indicando in modo inequivocabile la porta della propria camera. Quando si accorse che l'omega era rimasto fermo dove era, indeciso su cosa fare, proseguì con un sorriso tenero. "Ti avevo detto che per un paio di giorni avrei comandato io..."

A quelle ultime parole Bucky capitolò e pochi minuti dopo si ritrovarono sotto le coperte. La testa di Bucky appoggiata contro il collo di Steve e le braccia di Steve strette attorno alle spalle di Bucky.

"Il tuo odore è tornato normale." Disse l'alpha annusandogli i capelli. "Odore di pane caldo e biscotti..."

"E tu odori di bergamotto. Mi piace." Rispose Bucky strusciandosi contro il collo di Steve come un gatto compiacente.

"Non me lo avevi mai detto..."

"Tu non me lo avevi mai chiesto." Poi dopo alcuni secondi riprese. "Mi sei mancato così tanto, Steve."

"Anche tu Bucky. Anche tu. Ma adesso dormi. Hai bisogno di riposare. Stai comodo così?"

Un mugolio di assenso da parte di Bucky.

"Hai freddo? Ti serve un'altra coperta?"

"Va benissimo così Steve. È tutto perfetto." Rispose Bucky praticamente già addormentato.

"Allora dormi. Buonanotte." Steve gli appoggiò delicatamente le labbra sulla fronte e si addormentò poco dopo con il naso affondato tra i capelli di Bucky.

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"Bucky. Ehi Bucky. Su pigrone, è ora di svegliarti. Dai... La colazione è pronta."

Non appena Steve ebbe aperto le tende per far entrare la luce di quella che prometteva essere una splendida mattina di primavera, Bucky si portò uno dei tanti cuscini sulla testa ed emise un mugolio di disappunto." Non ancora Steve. Fammi dormire un altro po'. "

"Dai su, ti riposerai più tardi. Promesso. Ma è una splendida mattina di primavera e noi non passeremo questa giornata in casa."

"Non ho voglia di uscire Steve, vai pure tu. Senza problemi. Fammi rimanere ancora un po' a letto."

"Non se ne parla nemmeno. Ti ricordi chi comanda oggi?"

"Tu. Comandi tu oggi. Accidenti a quando non ti ho detto di no..."

"Dai che ti ho già preparato la colazione. Tu alzati, fatti una doccia e vestiti comodo. Tuta e scarpe da ginnastica... e prenditi un libro."

"Dove andiamo Steve?"

"Non te lo dirò mai... È un segreto. Tu fai come ti ho detto e appena hai fatto, vieni di là per la colazione."

"Ok, ok. Ma sappi che sei un aguzzino." Disse scuotendo la testa con il sorriso sulle labbra. Era impossibile trattenere Steve quando era così entusiasta di qualcosa. Ormai lo aveva capito da tempo...

Mezz'ora dopo, colazione già fatta, Bucky si presentò in sala come richiesto. Una tuta comoda, un paio di scarpe da ginnastica e la giacca. In mano il romanzo che aveva lasciato a mezzo sul comodino la sera prima che arrivasse il calore.
Steve lo stava aspettando con un paio di zaini già pronti e due caschi appoggiati sul tavolino basso di fronte al divano.

"E quello di chi è?" Chiese Bucky indicando un casco nuovo di zecca con gli stessi disegni tribali di quello di Steve, blu invece che nero.

"È tuo. È un regalo. Spero che ti piaccia. Te l'ho preso simile al mio. L'avevo comprato da un po' di tempo, ma volevo dartelo solo quando ti sarebbe effettivamente servito. "

Bucky guardò Steve senza dire niente, ma con un sorriso così luminoso da far risplendere anche le giornate più buie. "Allora andiamo a fare un giro in moto?" Chiese Bucky entusiasta.

"Solo un giro piccolo. Pensavo che tu fossi ancora troppo stanco dopo i giorni passati per affrontare una giornata on the road. Se poi ti piace, con la bella stagione possiamo provare ad organizzare qualche week end fuori. Su. Adesso andiamo..." Disse passandogli il suo nuovo casco e il suo zaino. "Ah, dimenticavo. Mentre dormivi ha telefonato mia madre. Voleva sapere come stavi. Mi ha chiesto quando saresti tornato a lavoro. Gli ho risposto che non sapevo quando volevi tornare e che l'avresti richiamata stasera all'ora di cena per dirglielo. Ha detto di salutarti e di farti riposare."

"Tua madre è un tesoro. Lo sai vero?"

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Circa quaranta minuti dopo stavano parcheggiando la moto fuori da Central Park. "Andiamo, ci siamo quasi. Riesci a portare lo zaino?"

"Si, tranquillo. Ce la faccio."

Camminarono tranquilli per un quarto d'ora, godendosi il sole caldo sulla pelle, allontanandosi sempre più dai sentieri battuti, fino ad arrivare in un piccolo prato sotto alcuni alberi enormi, delimitato sui lati da una serie di siepi che lo rendevano quasi un luogo privato. Il cielo era limpido ed era quasi l'ora di pranzo, ma la luce arrivava filtrata dal verde tenero delle foglie nuove. Una brezza leggera faceva stormire le fronde sopra di loro e contribuiva a rendere quel luogo un posto magico.

"È bellissimo qui."

"Ti piace? È il mio posto segreto. Vengo sempre qui quando voglio stare un po' da solo in pace, ma non ho tempo di allontanarmi dalla città. Non ci avevo mai portato nessuno sai?"

"Allora... Grazie." Rispose Bucky mentre un piccolo nodo alla gola si fece avanti al pensiero della solitudine provata nei giorni passati e di quanto fosse bello essere tornati a casa.

"Mangiamo dai. Ho preparato dei panini e portato da bere. Nel tuo zaino c'è anche una coperta per sdraiarsi a terra."

"Un pic nic con i fiocchi. Hai pensato veramente a tutto."

"Hai visto che ho fatto bene a forzarti la mano e a farti uscire di casa?"

"Sì. Lo devo ammettere. Questo posto è meraviglioso. Meritava un'alzataccia..."

"Ribadisco che le 10.30 non sono un'alzataccia. Ti ho lasciato dormire perché avevi bisogno di riposare. Ma non potevamo farci scappare praticamente la prima giornata di primavera." Disse Steve mentre iniziava con lo stendere la coperta a terra.

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Il pomeriggio scorreva pigro e tranquillo. Bucky sdraiato sulla coperta all'ombra, gli occhi chiusi, le braccia incrociate dietro la testa, un filo d'erba in bocca. Steve seduto appoggiato ad un tronco un paio di metri più là che cercava di cogliere in pochi tratti di matita il volto rilassato di Bucky.

"Steve?"

"Mmhhh."

"Pensavo che dovremmo invitare Sam, Nat e Clint per cena, una di queste sere. Per ringraziarli. Cosa ne pensi?"

"Mi sembra un'ottima idea Buck, ma adesso stai fermo che sto provando a disegnarti."

"Non sapevo che ti piacesse così tanto disegnare."

"Mi è sempre piaciuto, ma diciamo che negli ultimi anni avevo perso un po' l'ispirazione."

"E cosa te l'ha fatta tornare?"

Steve alzò la testa dal blocco e lo guardò negli occhi. "Vuoi davvero mettermi in imbarazzo per sentirti dire che è merito tuo?"

Bucky sorrise ma non rispose, rimettendo giù la testa per permettere a Steve di continuare il proprio disegno. Parecchi minuti dopo era ancora lì fermo immobile, tanto che Steve pensò si fosse addormentato.

"Steve." Disse invece ad un tratto. "Devo dirti una cosa."

"Mio Dio Bucky. Quando mi dici così mi fai preoccupare."

"No no, tranquillo. Non c'è niente di cui preoccuparsi." Si affrettò a rispondere l'omega mettendosi seduto ed avvicinandosi a Steve. "Però ti devo raccontare una cosa."

"Ok. Son tutto orecchie." Disse appoggiando blocco e matita sulla coperta e facendogli cenno di appoggiarsi al tronco accanto a lui.

Una volta seduti vicini, spalla a spalla, Bucky iniziò.

"Nelle ultime settimane in biblioteca è venuto un alpha che non avevo mai visto. Un tipo dall'aria burbera ma tutto sommato gentile, sulla sessantina. Arrivava tutte le mattine all'apertura e non se ne andava mai prima della chiusura. Prendeva in visione saggi sulla produzione letteraria negli stati nordisti durante la Guerra di Secessione e si fermava a leggerli in sala lettura per tutto il giorno. Ogni giorno un saggio diverso. Stava lì tutto il giorno. Leggeva e prendeva appunti." L'omega fece una breve pausa e poi continuò. "Un paio di giorni prima che iniziasse il calore, poi, mi è capitato di fare un commento sull'ultimo saggio che aveva richiesto. Mi ricordavo bene quel saggio, ci avevo lavorato un sacco anche io ai tempi del college e lo avevo trovato molto interessante. Non so perché l'ho fatto, di solito resto il più lontano possibile dagli alpha. Ma mi è uscito così senza pensare. Allora lui mi ha chiesto di sedermi e ne abbiamo parlato, scambiandoci opinioni sull'argomento. Mi ha chiesto perché lo conoscessi e io gli ho detto che avevo iniziato il college ma che ero stato costretto a smettere. Stavo per tornare a fare il mio lavoro quando mi ha passato il suo biglietto da visita. Si chiama Nick Fury e insegna letteratura inglese alla New York University. Ha detto che è un peccato che abbia dovuto smettere e mi ha detto che se volessi ricominciare a studiare, il suo college offre delle borse di studio. Ha detto che potrei anche ricongiungere gli esami che ho già dato e ripartire da dove ero rimasto..."

Mentre parlava Bucky aveva appoggiato la testa sulla spalla di Steve. "Non sei arrabbiato vero?"

"Per quale motivo dovrei essere arrabbiato, me lo spieghi? Perché hai parlato con una persona che viene regolarmente nella biblioteca in cui lavori?"

"Non so. Mi dici sempre di stare attento la mattina quando esco... E poi non te ne ho parlato subito." Rispose l'omega alzando la testa e guardandolo negli occhi.

"Nessun problema Buck. Lo sai che sei libero di fare quello che vuoi. Figuriamoci se non sei libero di parlare con chi ti pare... Ma ho l'impressione che il punto sia un altro. Mi sbaglio?"

"No. Non ti sbagli." Rispose l'omega abbassando lo sguardo. "Il fatto è che è da allora che ci penso, Steve. Non riesco a togliermelo dalla testa."

"Vorresti riprendere gli studi, Buck?" Chiese Steve sotto voce, ma convinto di aver centrato il nocciolo della questione.

Un cenno di assenso da parte dell'omega fu per un po' l'unica risposta. "Mi piacerebbe Steve, ma economicamente non sarebbe fattibile."

"Posso aiutarti io se vuoi. Lo sai che i soldi non sarebbero un problema."

"Lo so Steve. Ma tu sai che non potrei mai accettare, vero?"

"Lo so Bucky. Lo so. Però voglio che tu sappia che puoi cambiare idea in qualsiasi momento. Mi farebbe piacere se tu riprendessi gli studi. Dico davvero."

Un sorriso bellissimo illuminò il volto di Bucky mentre riappoggiava la testa sulla spalla di Steve. "Vorrei provare a vincere quella borsa di studio. I test sono tra un paio di mesi. Cosa ne pensi? Potrei lavorare in biblioteca regolarmente e studiare nel tempo libero. Per i libri da studiare non dovrebbero esserci problemi. Dovrei riuscire a trovarli tutti in biblioteca..."

"Penso che sarebbe un'idea fantastica Bucky e che sono disposto a fare i tuoi turni in casa per lasciarti il tempo libero per studiare. Ma prima dobbiamo chiarire un paio di cose."

"Cosa, Steve?"

"Prima di tutto devi promettermi che mangerai regolarmente e che dormirai almeno sei ore per notte. Ok?"

"Affare fatto. Magari potremmo fare a turno per cucinare..."

"Ci sto. Poi devi permettermi di comprarti un portatile. Ti servirà se inizierai a studiare. Almeno avrò di nuovo il mio disponibile quando voglio..." In effetti Bucky aveva preso l'abitudine di utilizzare il portatile di Steve per guardare le notizie, fare acquisti on line e per fare ricerche utili per la riorganizzazione dei volumi che avevano in mente di portare avanti in biblioteca.

"No Steve, questo no." Rispose Bucky, mentre l'alpha andava assumendo subito un'aria contrariata. "Però, potresti comprare un nuovo portatile per te e io mi prendo il tuo vecchio. Cosa ne dici?"

"Affare fatto." Una risata uscì dalla gola di Steve. Con Bucky non c'era mai niente di semplice, ma vivere con lui colorava le giornate di una luce particolare. Come se con lui accanto la vita fosse diventata a colori...

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Le settimane successive furono particolari. Nel giro di un paio di giorni Bucky aveva riportato a casa un'infinità di libri da studiare in vista dei test.

"Prenditi pure tutti i libri che ti servono, caro. Nessun problema. La regola di non più di tre libri per volta per te non vale." Gli disse Sarah d'accordo con le altre volontarie quando Bucky raccontò loro le sue intenzioni.

Ne conseguì che nelle settimane successive volumi di letteratura inglese, storia moderna e contemporanea, linguistica, storia del giornalismo, logica e cultura generale riempirono l'appartamento.

Steve cercava di uscire da lavoro al regolare orario di fine turno, in modo da tornare a casa e preparare la cena. Sapeva che Bucky non avrebbe mangiato senza di lui, perso come era nel suo programma di studio, e questo era un buon incentivo a tornare a casa presto.

Lo trovava sempre con la testa sui libri, o alla scrivania in camera sua o sdraiato sul divano.
Un paio di fine settimana lo aveva costretto ad uscire e lo aveva portato a studiare nel loro posto segreto, in modo da fargli prendere almeno una boccata d'aria fresca.

Bucky studiava in ogni momento libero. Non appena tornato da lavoro si faceva una doccia, si metteva pantaloni da tuta e maglietta e si ributtava sui libri. Lo stesso valeva per le poche ore che rimanevano dopo cena. Steve si occupava di lavare le stoviglie e sistemare la cucina e lui ne approfittava per andare a studiare qualche ultima pagina, per finire un capitolo o per rivedere gli appunti presi durante la giornata.

A mezzanotte, però, scattava il coprifuoco e Steve arrivava con aria da alpha costringendolo a smettere e ad andare a dormire. Soprattutto nelle ultime settimane, però, succedeva sempre più spesso che lo trovasse già addormentato seduto alla scrivania con la testa appoggiata sul libro. Allora semplicemente lo prendeva tra le braccia e lo depositava delicatamente sul letto coprendolo con una coperta per la notte. Il più delle volte Bucky non si svegliava nemmeno.

Mano a mano che la data del test si avvicinava, la pressione si faceva sentire e Bucky diventava ogni giorno sempre più nervoso. Finché una notte Steve, andando in cucina per bere, vide una lama di luce uscire da sotto la porta della sua camera. Si avvicinò indeciso sul da farsi e, dopo alcuni secondi passati con il pugno a mezz'aria, decise di bussare piano.

"Vieni Steve, entra pure."

"Sono le 2.00 di notte Bucky, mi spieghi cosa stai facendo?"

"Non ti arrabbiare Steve. È che non riuscivo a dormire e ho pensato che tanto valeva mettersi a studiare. Devo trovare il modo di fare un terzo ripasso. Non mi sto ricordando più niente e il test è dopodomani."

"Certo che non ti ricordi più niente. Sono due mesi che studi senza darti un attimo di respiro. Forza vieni a letto. Vediamo se riesci a dormire almeno qualche ora." Si fermò un attimo per pensare e continuò. "Domani mattina prendiamo ferie e andiamo a fare un giro. Altrimenti, se continui così, tra due giorni quando ti siedi davanti al test vai nel panico e rischi di buttare a mare il lavoro di due mesi."

"Ma stai scherzando Steve? Io non posso permettermi di..."

"Sshhhh. Niente discussioni andiamo. Vediamo se nel letto con me riesci a prendere sonno."

"Ma Steve..."

"Niente ma. Andiamo."

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Bucky era stanchissimo. Aveva l'impressione di avere la testa piena di ovatta, piena di pezzi di nozioni completamente sconnessi l'uno dall'altro. Stava provando a ripassare quando Steve lo aveva scoperto e si era impuntato di farlo andare a letto con lui.
Non lo avrebbe mai convinto a tornare nel suo letto.
Ma all'idea di passare qualche ora tra le braccia di Steve non era riuscito a resistere.

Quando Steve si comportava da alpha, riusciva a resistere sempre meno. La cosa strana era che non era impaurito da questa cosa, anzi. Gli dava sempre più l'impressione di aver trovato il suo posto nel mondo.

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"Ok. Vengo." Capitolò.

"Perfetto. Tu fatti una doccia e vai sotto le coperte. Io preparo il latte e arrivo."

"Gli infallibili metodi di casa Rogers?"

"Ehi. Non prendere in giro il latte caldo con il miele." Gli urlò tirandogli dietro il cuscino mentre l'altro si stava avviando verso il bagno.

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Una mezz'ora più tardi si ritrovarono per l'ennesima volta nel letto di Steve.
Succedeva sempre nelle serate particolari.
Dopo che Steve lo aveva salvato da quei due alpha, dopo che era tornato a casa una volta finito il calore, tutte le notti che gli incubi mordevano più forte.
Ogni volta in cui Bucky aveva bisogno di sentire Steve vicino, l'alpha lo percepiva e lo faceva andare a dormire con lui.
Anche quella sera le cose erano andate nel medesimo modo.

Stretto tra le braccia di Steve anche il test di due giorni dopo faceva un po' meno paura e forse dormire qualche ora non era poi così un'utopia come era sembrato un paio di ore prima.

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"Vedrai che andrà tutto bene Buck." Steve aveva iniziato a chiamarlo Buck nei momenti più intimi. Nemmeno lui avrebbe saputo dire quando era iniziato e, visto che per l'omega sembrava che non ci fossero problemi, quella era diventata presto un'abitudine.


"Lo dici solo per cercare di tirarmi su di morale."

"Lo dico perché lo penso, scemo. Senti un po', piuttosto... Vuoi che venga con te per il test?"

"No Steve, non serve. Anzi... Credo che se tu venissi sarei ancora più agitato. Non ci resti male vero?"

"No. Assolutamente."

"Il test dovrebbe terminare verso le 13.00. Pensavo di mangiare qualcosa e di andare in biblioteca per il turno del pomeriggio. Poi ci vediamo a casa per cena."

"Come preferisci. Cosa ne dici se ci andiamo a mangiare una pizza a Little Italy? Bene o male dobbiamo festeggiare la fine di questa maratona."

"Ci sto."

"I risultati ci saranno tra qualche giorno, vero?"

"Si'. Dovrebbe arrivare un'email con i risultati nel giro di quattro o cinque giorni. Saranno i cinque giorni più lunghi della mia vita."

"Dai, adesso dormiamo. Domani andiamo a fare un giro al parco, così ti riposi un po' in modo da non arrivare particolarmente stanco al test. Anche questo è un altro degli infallibili metodi di casa Rogers. La mamma mi portava sempre a fare un giro al parco prima di ogni esame, costringendomi a staccare dallo studio. Per me funzionava."

"Allora se è un'idea di Sarah, mi fido." Rispose Bucky ridacchiando contro il collo di Steve.

Un buffetto arrivò sulla spalla di Bucky. "Adesso dormi, su." Disse Steve con aria fintamente offesa.

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