Ghosthunter - I Parte

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Protagonista: Enrique, Madrid

Iniziai a svolgere ricerche sul paranormale all'età di 22 anni, quando aderii ad una compagnia spagnola di Ghosthunters, i cosiddetti "cacciatori di fantasmi". Partii addentrandomi nei luoghi più cupi e misteriosi di cui trovavo testimonianze, continuai poi investigando le sedute spiritiche, sino ad analizzare case infestate ed episodi di esorcismi. Aprii addirittura un blog e resi pubblico il mio numero, in modo che fosse disponibile a tutti coloro che credevano di aver bisogno di un aiuto da parte mia. Da quel momento ebbe inizio una lunga fase della mia vita, in cui era all'ordine del giorno ricevere segnalazioni e chiamate da parte di uomini, donne e intere famiglie, che per qualche ragione credevano di essere vittime di fenomeni paranormali.
Uno dei momenti cruciali della mia "carriera" in questo campo lo ebbi in una casa di campagna a Siviglia. Il luogo era abitato da una famiglia di 4 persone, composta da due genitori sulla 60ina (Nicolas e Carla), un figlio maschio di 20 anni e una figlia femmina di 2 anni di meno. Venni chiamato dalla madre della famiglia, sicura che il luogo fosse da esorcizzare. Mi raccontò di oggetti che si muovevano da soli durante la notte, ombre fisse ed immobili che sbucavano dal buio con occhi rosso fuoco, presenze deformi che spaventavano e tormentavano i figli. E poi, in primis, quegli esseri che lei aveva denominato "bestie sataniche": spettri con il viso sfigurato che comparivano durante la notte e, a detta sua, inghiottivano i soprammobili. Affermò che la sua più grande paura erano proprio loro: temeva che prima o poi avrebbero inghiottito anche qualcuno della famiglia. Disse che ci avevano già provato e al figlio maschio avevano morso un braccio, lasciandogli un livido che permase per delle settimane.
Giunsi in quella abitazione durante un pomeriggio di giugno. La signora, con la quale avevo già dialogato per telefono, mi aprì subito la porta accogliendomi all'interno della casa.
I figli erano entrambi in vacanza con dei loro coetanei, dunque conobbi di persona solamente i due genitori, i quali oltretutto mi offrirono un'ottima cena. Il programma era che sarei stato a dormire tutta la notte in quell'appartamento per poter valutare cosa accadeva dentro quelle inquietanti mura.
La cena procedette egregiamente e Carla, prima di andare a dormire insieme al marito nella stanza poco più in là della mia, mi raccomandò di fare attenzione perché: "qui dentro spesso la fantasia e la realtà si fondono".
Quello che mi colpì furono però le parole del marito, che si fermò dopo cena per qualche minuto a parlarmi, intrattenendosi per circa un quarto d'ora prima di andare a dormire assieme alla moglie.
Capii immediatamente che a tutto quello che affermava lei Nicolas non credeva. Questo inizialmente mi spiazzò perché mi aspettavo che tutta la famiglia condividesse le stesse credenze. In breve tempo compresi che mi trovavo di fronte ad un completo scettico, i cui pensieri erano l'esatto opposto di quelli della donna.
Per quanto le esperienze di cui parlava la moglie potessero sembrare davvero esagerate, lei mi aveva riferito che comunque era già stata da decine di psichiatri, psicologi, terapeuti e medici, pensando inizialmente di doversi far curare. Ma nessuno era riuscito a curarla e nemmeno a diagnosticarle un disturbo specifico.
Lui, invece, non solo sembrava non credere a nulla, ma addirittura mise in discussione le mie stesse esperienze personali da Ghosthunter. Mi fece intendere sfacciatamente che qualsiasi cosa paranormale io potessi aver visto nella mia intera carriera, per lui non era reale. Gli risposi fomentato e pieno di enfasi, raccontandogli di cose assurde che mi erano capitate e cercando di convincerlo in tutti i modi possibili che il paranormale non è semplicemente fantasia. Ma lui continuava imperterrito a far emergere dubbi su qualsiasi parola io pronunciassi. Conclusi così dicendogli che il suo scetticismo cronico non l'avrebbe portato da nessuna parte, e provocatoriamente gli dissi che chi è così voglioso di negare qualsiasi fenomeno paranormale lo fa semplicemente per esorcizzare la paura. Per allontanare il timore che possano esistere davvero delle forze che un essere umano non può controllare. Gli riferii che la sua sicurezza per me non era altro che un'auto-convinzione radicata nella sua mente, e che se avesse visto tutto quello che ho visto io le sue convinzioni sarebbero cadute come un castello di sabbia. Lui a quel punto mi rispose così: "Chi ti ha detto che non le abbia viste anch'io? Magari ho visto anche di peggio. Non ho mai affermato di non aver visto nulla di orrendo in questa casa, ho detto soltanto che ho sempre saputo che non era reale. Probabilmente ho visto anche di peggio di ciò che hai visto tu".
A quel punto mi fissò negli occhi per una manciata di secondi, dopodiché aggiunse: "Vuoi sapere perché così tanta gente vuole attribuite cause paranormali a qualsiasi cosa? Per auto-convincersi che esiste un male peggiore della cattiveria umana... È troppo difficile pensare che tutto possa provenire veramente dall'umanità, così preferiamo credere che il male vero e proprio appartenga a qualche forza sovrannaturale, e non a noi.
Non ho bisogno di esorcizzare la paura, credo che la mente umana possa fare molta più paura di qualsiasi spirito. Esiste una cosa però più spaventosa della cattiveria umana: la follia. La follia è molto più terrificante. Il sadico uccide sapendo di fare del male, il folle uccide pensando di far bene, o magari nemmeno rendendosene conto...
Comunque, ti auguro una buona nottata. Ne avrai bisogno stasera".
Dopo questa lunga risposta il signore se ne andò. Non ebbi nemmeno il tempo di controbattere le sue parole o porgli qualche domanda che lui mi chiuse dentro la camera in cui avrei dovuto dormire, spense la luce e si allontanò.

FINE 1a PARTE

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