Sangue in rete - II e Ultima Parte

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Inizialmente non credetti a ciò che stavo vedendo, ma la definizione del filmato in diretta era piuttosto alta ed era ben visibile ogni azione che veniva proiettata.
Urlai fortissimo dallo shock, ribaltai il computer e mi avvicinai ai miei amici che stavano guardando il tutto dietro di me, completamente terrorizzati. Mi disperai talmente tanto da rischiare il collasso, tirai delle grida strazianti di terrore condito con altrettante dosi di dolore. Gli invitati erano increduli di ciò che stavano osservando e non riuscirono a pronunciare una singola parola, quando in giro di pochi minuti incominciarono tutti ad accusare dei malori fortissimi nel centro del petto. Si accasciarono a terra tutti quanti, uno dopo l'altro. Quello che stava avvenendo era razionalmente inspiegabile. Tutte le persone invitate alla festa improvvisamente ebbero convulsioni potentissime, si gettarono sul pavimento in preda a palpitazioni ed urla di sofferenza: casa mia si era appena trasformata in un orrore. Lacrime di paura mi grondavano lungo tutto il viso, finché decisi di affrettarmi a chiamare l'ambulanza, che non tardò ad arrivare e si apprestò a soccorrere quanta più gente possibile.
Dei 10 invitati al party 6 morirono prima dell'arrivo dei soccorsi, 1 morì all'interno dell'ambulanza e 3 sul letto dell'ospedale. I miei genitori furono invece trovati il giorno successivo, identificati in due corpi squartati e lacerati gettati in un cassonetto nei pressi di Sevilla; insieme ad essi trovarono la testa staccata di mia sorella. Quest'ultima era stata in gita universitaria negli Stati Uniti per tutto il mese, e le condizioni del suo macabro assassinio sembravano ancora ignote.
La polizia iniziò pochi giorni dopo ad indagare su quanto avvenuto. Venni chiamato in causa io dalla mia psichiatra, la quale ritenne doveroso avere un incontro con me in quel momento.
Poco dopo essere entrato nel suo studio, notai che la signora aveva appena finito di dialogare con un paio di membri della polizia.
Durante la seduta, tra me e la terapeuta si accese un dialogo abbastanza convulso, nel quale lei tentava in continuazione di farmi parlare ed io faticavo sempre più a capire come spiegare l'assurda tragedia che si era consumata. La vicenda iniziò a diventare più chiara quando lei pronunciò queste parole: "Andrea, nella marijuana che hanno fumato i tuoi amici erano presenti delle dosi di veleno. Per questa ragione loro sono tutti morti. La polizia subito pensava che l'erba di cui tu eri in possesso fosse stata già avvelenata da chi te l'ha venduta. Ma, ispezionando dentro il tuo appartamento, un poliziotto ha trovato dell'arsenico. Mi assicuri che SIMON con tutto questo non c'entri nulla?"
"Simon chi?" risposi esterrefatto.
"Andrea, ti prego di non farmi esasperare ora. Potrei parlare con Simon?"
"Di chi sta parlando??"
"Andrea - ribatté lei - non ci guadagnerai nulla a comportarti in questo modo. E' necessario collaborare... Ho bisogno di parlare con lui, adesso"
"Eccomi" - affermò Simon di colpo.
"Felice di rivederti, Simon. Ho bisogno di porti alcuni quesiti, spero che tu ti dimostrerai collaborativo e sincero.
Innanzitutto, c'entri qualcosa con quello che è avvenuto? Lo so che sei bravo e buono quando vuoi, però so anche che più di una volta mi hai confessato i tuoi istinti omicidi. Perché la polizia ha trovato del veleno ad esempio?"
"Non ho idea, signora".
"Se hai qualcosa da dire, ti conviene dirlo adesso per favore. Non fare scena muta perché non ti servirà. Hai somministrato tu del veleno ai tuoi amici? E cos'è successo alla tua famiglia, gli hai fatto qualcosa? Sappiamo dei rapporti complicati che avevi con loro."
All'udire queste parole mi assalì un crollo emotivo, tanto che iniziarono a scendermi lacrime a fiumi, fino a che il mio viso diventò immerso nel dispiacere. Quel dispiacere che emergeva dentro di me come un mare in piena.
"Sono stato io, dottoressa. - Dichiarò Simon - Ho fatto tutto io. Ho avvelenato la marijuana prima di dare gli spinelli ai miei amici, l'ho comprata per poterla bagnare con l'arsenico e farla fumare a loro, in modo da ucciderli. Ho pagato due sicari per far ammazzare i miei genitori in diretta streaming: un mucchio di gente si è divertita a vedere quegli orrori. Ma nessuno si è divertito quanto me a vedere quegli stronzi morire. Gli stessi sicari li ho ingaggiati per sgozzare mia sorella e nascondere la sua testa insieme ai cadaveri dei miei, dentro quel cassonetto. Avrei voluto passare a prendere i resti dei loro corpi per collezionarli come simbolo di vittoria"
"Dio mio. Cos'hai fatto, Simon... Non è possibile. Perché hai fatto questo alla tua famiglia?"
"Mi ha rovinato la vita"
"Cosa significa?"
"Mio padre quando ero bambino abusò di me. Mia madre iniziò a manipolarmi da quando avevo 8 anni, soffriva della Sindrome di Munchausen e non ha mai nemmeno provato a curarsi. E mia sorella... Beh, i miei la preferivano di gran lunga a me."
"Non ti eri mai esposto così tanto. Mi stai facendo venire brividi. Ti farò un'ultima domanda, ti voglio chiedere perché hai somministrato del veleno ai tuoi amici."
"Per il solo gusto di sfogare il mio bisogno di uccidere. Dover continuare a resistere ad ogni mio istinto mi consumava. Sono stato felice di averlo fatto".
"Simon, sei consapevole adesso che tu ed Andrea siete due personalità racchiuse nello stesso corpo?"
"Si, lo sono, dottoressa" - concluse Simon.

SGUARDI DI TERRORE - Horror StoriesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora