Adam era impietrito. Le case del villaggio bruciavano e la gente era riversa per terra, morta. Dei predoni pulivano le loro lame sulle vesti dei cadaveri. I suoi genitori erano a terra, pallidi e freddi. Ima era tra le braccia di sua madre, immobile. Sentì urlare uno di quei banditi e un guaito subito dopo. Non risparmiarono neppure Bon.
La paura e l'immenso dolore lo soffocarono, ma più di ogni altra cosa fu la rabbia a travolgerlo. Baciò sulla fronte i suoi cari e sgattaiolò verso i pescherecci al molo. Senza farsi notare, tolse la fune e iniziò a remare lontano da quella tragedia. Non riusciva a pensare a niente. La testa era talmente piena di emozioni che rimase annichilito. Remò finché non sentì l'odore del sangue provenire dalle sue mani. Ormai la costa era una linea lontana. Era solo, in mezzo all'oceano. Non aveva idea di quanto tempo passò a fissare il cielo. Alla fine arrivarono anche il buio e la fame. Fortunatamente a bordo c'era ancora una cassa di pesce e poca acqua. Rimase steso ad osservare le infinite costellazioni e il cielo azzurro per giorni. Non riusciva a dormire e, appena finì il cibo, iniziarono le fitte allo stomaco. Pianse per il dolore e per l'ingiustizia. Una mattina sentì delle urla in lontananza. Una grossa ombra coprì il peschereccio e, mentre una mano lo stava afferrando, perse i sensi.
Sentì dell'acqua sulle labbra. Quando riaprì gli occhi, decine di persone erano attorno a lui che lo guardavano dall'alto, preoccupate.
"Ragazzo, bevi." Gli disse una voce. Adam bevve, tenendo gli occhi fissi su quegli uomini. "Non preoccuparti, sei fuori pericolo."
"Grazie...ma chi siete?"
L'uomo gli sorrise. "Io sono Ian e siamo degli esploratori. Siamo in cerca di nuove terre e nuove culture." Adam sentiva che con quegli estranei era al sicuro. Un sentimento di speranza gli diede la forza di continuare a vivere, sebbene in cuor suo nutrisse ancora un disperato desiderio di vendetta.